Prove di destabilizzazione in Venezuela

In un’intervista al quotidiano argentino Pagina/12, il colonnello William Izarra, considerato uno degli ideologi della rivoluzione bolivariana in Venezuela, ha esaminato lo stato di tensione esistente tra il paese caraibico e gli Stati Uniti.
Izarra sostiene che “attualmente, il Venezuela rappresenta un obiettivo politico nella strategia di destabilizzazione degli Stati Uniti che ambiscono alle nostre riserve di petrolio ed hanno bisogno di farla finita una volta per tutte con la rivoluzione bolivariana prima che il suo esempio si propaghi nella regione. Ma se questa tattica politica fallisse, il Venezuela si trasformerebbe in obiettivo militare prioritario, nel quadro del Plan Colombia”, ovvero in quel contesto operativo politico/militare che vede affiancati Stati Uniti e Colombia nel contrasto al narcotraffico ed alla guerriglia di ispirazione marxista attiva nel paese andino.
Un’anticipazione di questa destabilizzazione si è già avuta nel febbraio del 2004 quando un gruppo composto da un centinaio di paramilitari colombiani è stato arrestato dalle forze di sicurezza mentre già si trovava in territorio venezuelano pronto ad agire per azioni di sabotaggio. “E’ altamente probabile che dietro questa incursione paramilitare ci fosse la CIA” sostiene Izarra.
L’azione di destabilizzazione statunitense è dunque indiretta, usando come manovalanza gruppi colombiani paramilitari, ma Izarra non esclude che “a medio o lungo termine ci sia un confronto militare tra Colombia e Venezuela. Tra gli scenari analizzati destinati a farla finita con la rivoluzione bolivariana non si può scartare la guerra regionale come forma di penetrazione dell’Impero. Questo è anche il piano di alcuni generali colombiani che per loro formazione ideologica non sopportano né Chavez [il presidente venezuelano, n.d.r.] né la sua influenza sulla sinistra colombiana”.

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