Il nostro sangue è per gli altri

Ad un Paese diviso in due elettoralmente, avvilito da alcuni mesi di campagna elettorale dai toni particolarmente banali e irreali, è giunto oggi, col nuovo sacrificio di alcune vite umane a Nassiriya, l’ammonimento a guardare con attenzione agli impegni assunti dal nostro Paese.

E’ veramente doloroso che una volta ancora siano i nostri soldati, uomini che semplicemente si offrono al dovere di servire il Paese, a pagare un conto aperto da altri: il colonialismo britannico, l’imperialismo statunitense, una egemonia mondiale i cui interessi sempre meno coincidono con quelli italiani ed europei.

Dubitiamo che il nuovo governo farà diversamente dai precedenti: in questo senso il sacrificio di questi uomini sarà probabilmente vano.

Continuiamo a sperare invece che questi caduti possano sollevare, almeno nelle menti di alcuni, il sentimento di una irrinunciabile e non rinviabile esigenza di affrontare il problema della collocazione dell’Italia, come Paese chiave dell’Europa unificata, nel mondo mediterraneo, prima che la crescente contrapposizione con il mondo arabo faccia di questo mare di civiltà una frattura geopolitica a vantaggio di forze internazionali che mirano alla destabilizzazione dell’area mediorientale per consolidare il proprio predominio.

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