Mr. Wolfowitz, I suppose…

I “falchi” dell’Amministrazione americana, ovvero le menti e le personalità che incarnano il partito della guerra negli Stati Uniti.

“Wolfowitz, uno studioso, è il teorico che predica la fede nella superiorità etica e nel destino imperiale dell’America, da lui considerata l’erede dell’antica Roma; Libby, un abile avvocato, è lo stratega che programma le battaglie al Congresso e per la conquista dell’opinione pubblica…Libby fu lo studente preferito di Wolfowitz, allora professore di scienze politiche all’università di Yale, che nel 1980 lo portò con sé al Dipartimento di Stato sotto il presidente Ronald Reagan” (Ennio Caretto, I 4 falchi della Casa Bianca, in Sette, settimanale del Corriere della Sera, 10 ottobre 2002, pp.112-115).

1. Chi è Paul Wolfowitz? 57 anni [1], di origini ebraiche, Vice Segretario di Stato alla difesa , laureato in matematica nel 1965 alla Cornell University, ha conseguito il dottorato in scienze politiche all’Università di Chicago nel 1972.
Negli ultimi sette anni, Rettore e Professore di Relazioni Internazionali alla Scuola Paul H. Nitze di Studi Internazionali avanzati (acronimo inglese: SAIS). La scuola è considerata una delle migliori del mondo, con 750 studenti e sedi a Washington, Nachino e Bologna [2].

Durante il suo rettorato, la Scuola ha raccolto fondi per 75 milioni di dollari, raddoppiato la sua dimensione, ed è stata modernizzata e condotta su una linea di studio della politica internazionale che va oltre la prospettiva della Guerra Fredda per spingersi decisamente verso quella della globalizzazione.Dal 1989 al 1993, Wolfowitz ha ricoperto l’incarico di Vice Segretario di Stato alla Difesa, a capo di un gruppo di 770 persone, responsabile di tematiche strategiche, di pianificazione e di indirizzo politico [3]. In quel periodo, Wolfowitz e il suo gruppo sono stati i principali artefici della revisione della strategia e del nuovo schieramento delle forze armate statunitensi in conseguenza della fine della Guerra Fredda. Sempre sotto la sua guida, quel gruppo ebbe un ruolo fondamentale per la messa a punto dei piani per la Guerra del Golfo, per la raccolta di 50 milioni di dollari di aiuti finanziari da parte degli Alleati e per evitare l’apertura di un secondo fronte fra Iraq e Israele. Impegnato nel campo degli accordi per il disarmo nucleare USA-URSS, ha sviluppato politiche che hanno condotto alla realizzazione del concetto di Strategia di Difesa Regionale e di Forza di Base. In precedenza, durante la presidenza Reagan, Wolfowitz è stato per un triennio ambasciatore in Indonesia, quarto paese del mondo per popolazione, ed il più popoloso dell’area islamica. Prima ancora di tale incarico, è stato per tre anni assistente Segretario di Stato per l’Asia Orientale e il Pacifico – da cui alcune delle sue opere pubblicate – ed ha fornito un contributo sostanziale allo sviluppo delle relazioni fra USA, Giappone e Cina. Ha avuto un ruolo centrale nella transizione “pacifica” dalla dittatura di Marcos alla successiva “democratizzazione” delle Filippine.
Gli incarichi anteriori di Wolfowitz sono stati:

– due anni come capo dello Staff di Pianificazione politica del Dipartimento di Stato (1981-1982)

– tre anni ( 1977-1980) come Vicesegretario di Stato aggiunto alla Difesa, con competenza sui Programmi regionali, incarico durante il quale ha contribuito a creare quello che successivamente è divenuto il Comando generale delle Forze Armate. Avviò anche il sistema logistico navale di pre-schieramento, che si è trasformato successivamente nella spina dorsale dello spiegamento iniziale delle forze Usa per l’operazione Desert Shield

– nel 1975, è uno degli amministratori del gruppo di pressione CPD (Committee on the Present Ranger), una creazione della CIA, diretta all’epoca da Bush senior, e porta avanti una campagna contro il pericolo sovietico. Il capo del CPD è il generale Lyman L. Lemnitzer, già capo dello stato maggiore interforze ai tempi della crisi di Cuba, e ideatore dell’operazione di provocazione Northwoods (Boschi del Nord) contro i cubani, includente anche l’abbattimento da parte di un “aereo cubano” di un volo charter civile statunitense [4]

– quattro anni (1973-77) nell’Agenzia per il Controllo degli Armamenti e per il Disarmo, occupandosi di molti argomenti relativi alla non proliferazione nucleare

– nel 1966-67 ha lavorato come dirigente al Bureau of Budget.

Wolfowitz ha insegnato a Yale fra il 1970 e il 1973, e alla Johns Hopkins nel 1981. Nel 1993 è stato George Kennan Professor di Strategia della Sicurezza Nazionale al National War College. Numerosi i suoi scritti sulle prestigiose riviste Foreign Affaire e National Interest.

E’membro del Rockefeller Council on Foreign Relations (CFR), del Gruppo Strategico dell’Aspen Institute, ha partecipato al Bilderberg meeting 2000 in Belgio, e nello stesso anno era membro della Commissione Trilaterale Rockefeller.

Su www.amazon.com sono reperibili le seguenti opere di Wolfowitz:

1) Asian Democracy and American Intrests (sic!), scaricabile a pagamento, 1995

2) Trilateral Forum on North Pacific Security, June 1-3, 1995

3) Managing the International System over the Next Ten Years, 1995, Trilateral Commission (60 pg).

2. Risulta inoltre che [5]:

<< Paul Wolfowitz ha fatto parte del gruppo di lavoro del “Project for the New American Century (PNAC)”(vedere la sezione “Documenti” su questo sito), uno dei numerosi think-tank della destra statunitense. Il documento, intitolato Rebuilding America’s Defences: Strategies, Forces And Resources for a New Century, è stato scritto nel settembre del 2000 – quando Bush non era ancora presidente. Il testo fu redatto per un gruppo specifico di persone, che oggi ricoprono incarichi non indifferenti: Dick Cheney, attuale vicepresidente degli Stati Uniti; Donald Rumsfeld, attuale segretario alla difesa; Paul Wolfowitz, attuale vicesegretario alla difesa; Jeb Bush, fratello del presidente; e Lewis Libby, capo dello staff di Cheney.

Già alla fine degli anni Cinquanta, un vecchio conservatore, il presidente Eisenhower, metteva in guardia contro la struttura mostruosa che cominciava a dominare il suo paese: una coalizione sempre più stretta tra immense imprese legate alle commesse militari, uno Stato che aveva come funzione principale la conduzione della guerra e una sterminata catena di laboratori dove scienziati, sociologi, tecnici di ogni sorta lavoravano anno dopo anno per affinare gli strumenti del dominio, a prescindere completamente dalla pur vivace società civile del paese. Il testo, circa 90 pagine [6], è un esempio, nemmeno tanto insolito, di ciò che si produce in questi laboratori. Questa simbiosi, in nome della "guerra duratura", tra alcune gigantesche corporations, lo Stato e la ricerca sembra una riedizione di un aspetto fondamentale del nazionalsocialismo dell’epoca dei Krupp e di Peenemünde. Il parallelo è ovviamente tecnico e non demonizzante: è inutile elencare le profonde differenze tra il sistema statunitense e quello della Germania degli anni Trenta [7]. Ma è inevitabile che una struttura di questo tipo porti non solo a uno stato di Enduring War, ma anche – come è successo con il Patriot Act – all’abolizione di alcuni elementi fondamentali di democrazia.

La sede del "progetto per un nuovo secolo americano" coincide con quella di un giornale di proprietà del miliardario dei media, Murdoch, cosa che può indurre a utili riflessioni sulla libertà di stampa. Il direttore del PNAC, William Kristol, è il figlio di Irving Kristol, il principale ideologo della nuova destra americana, che è riuscito a prendere in mano le redini di alcune ricchissime fondazioni americane, tra cui spicca la Olin Foundation, creata dalla principale impresa di armi da fuoco degli Stati Uniti. Queste fondazioni hanno versato milioni di dollari per trasformare anche la produzione di idee in un annesso dell’industria bellica. Grazie a Irving Kristol, ad esempio, Samuel Huntington ha potuto incassare finora ben cinque milioni di dollari da varie fondazioni come premio per aver creato la famosa nozione di "scontro di civiltà". Che prima ancora di essere un libro è uno slogan, ormai noto anche ai meno colti. Il progetto, finalizzato al dominio globale statunitense, rivela che il Presidente Bush e il suo governo avevano pianificato un attacco premeditato contro l’Iraq per imporvi un "cambio di regime" addirittura prima del suo ingresso alla presidenza nel gennaio del 2001. Il progetto – scoperto dallo scozzese Sunday Herald, e reso noto il 15 settembre 2002 dal giornalista Neil Mackay – per la creazione di una "Pax Americana globale" è stato redatto per Dick Cheney (attualmente vicepresidente), Donald Rumsfeld (segretario alla difesa), Paul Wolfowitz (il vice di Rumsfeld), il fratello minore di George W. Bush, Jeb, e per Lewis Libby (il capo dello staff di Cheney). Il documento, dal titolo "Rebuilding America’s Defences: Strategies, Forces And Resources For A New Century" ("ricostruire le difese dell’America: strategie, forze e risorse per un nuovo secolo") ha vari contenuti di assoluta attualità. Il piano mostra che il governo Bush intendeva assumere il controllo militare del Golfo a prescindere dal fatto che Saddam Hussein fosse o no al potere. Il testo dice: ‘gli Stati Uniti hanno cercato da decenni di svolgere un ruolo più stabile nella sicurezza regionale del Golfo. Mentre il conflitto irrisolto con l’Iraq fornisce una giustificazione immediata, l’esigenza di avere una sostanziosa presenza delle forze americane nel Golfo va oltre la questione del regime di Saddam Hussein.’

Il documento del PNAC presenta ‘un progetto per conservare la preminenza globale degli Stati Uniti, impedendo il sorgere di ogni grande potenza rivale, e modellando l’ordine della sicurezza internazionale in modo da allinearlo ai principi e agli interessi americani’.
Questa ‘grande strategia americana’ deve essere indirizzata ‘il più lontano possibile verso il futuro’, dice il rapporto. Che invita poi gli Stati Uniti a ‘combattere e vincere in maniera decisiva in teatri di guerra molteplici e contemporanei’, come una ‘missione cruciale’ [core mission].
Il rapporto descrive le forze armate statunitensi all’estero come la ‘cavalleria lungo la nuova frontiera americana’. Il progetto del PNAC dichiara inoltre il proprio sostegno a un documento scritto in precedenza da Wolfowitz e Libby, in cui si affermava che gli Stati Uniti dovrebbero ‘dissuadere le nazioni industriali avanzate dallo sfidare la nostra egemonia (leadership) o anche dall’aspirare a svolgere un ruolo regionale o globale maggiore’ [8].
Il rapporto del PNAC inoltre:

– descrive gli alleati chiave, tra cui il Regno Unito, come ‘il mezzo più efficace per esercitare un’egemonia globale americana’;

– afferma che le missioni militari per garantire la pace ‘richiedono un’egemonia politica americana e non quella delle Nazioni Unite’;

– rivela l’esistenza di preoccupazioni nell’amministrazione americana a proposito della possibilità che l’Europa possa diventare un rivale degli USA;

– dice che ‘anche se Saddam dovesse uscire di scena’, le basi nell’Arabia Saudita e nel Kuwait dovranno restare in maniera permanente – nonostante l’opposizione locale tra i regimi dei paesi del Golfo alla presenza di soldati americani – perché ‘anche l’Iran potrà dimostrarsi una minaccia pari all’Iraq agli interessi statunitensi’;

– mette la Cina sotto i riflettori per un ‘cambio di regime’, dicendo che ‘è arrivata l’ora di aumentare la presenza delle forze armate americane nell’Asia sudorientale’. Ciò potrebbe portare a una situazione in cui ‘le forze americane e alleate forniscano la spinta al processo di democratizzazione in Cina’;

– invita a creare le ‘US Space Forces’ ("forze spaziali statunitensi") per dominare lo spazio, e ad assumere il controllo totale del ciberspazio in modo da impedire che i ‘nemici’ usino internet contro gli Stati Uniti;

– anche se gli Stati Uniti minacciano la guerra contro l’Iraq per aver sviluppato armi di distruzione di massa, gli USA potrebbero prendere in considerazione, nei prossimi decenni, lo sviluppo di armi biologiche – che pure sono state messe al bando. Il testo dice: ‘nuovi metodi di attacco – elettronici, ‘non letali’, biologici – diventeranno sempre più possibili. .. il combattimento si svolgerà in nuove dimensioni, nello spazio, nel ciberspazio, forse nel mondo dei microbi… forme avanzate di guerra biologica in grado di prendere di mira genotipi specifici potranno trasformare la guerra biologica dal mondo del terrorismo in un’arma politicamente utile’;

– il testo prende di mira la Corea del Nord, la Libia, la Siria e l’Iran come regimi pericolosi, e sostiene che la loro esistenza giustifica la creazione di un ‘sistema mondiale di comando e di controllo’.

Tom Dalyell, deputato laburista britannico e una delle principali voci di ribellione contro la guerra all’Iraq, ha dichiarato: ‘si tratta di immondizia proveniente da think tank di destra pieni di falchi-coniglio – gente che non ha mai visto gli orrori della guerra, ma è innamorata dell’idea della guerra. Gente come Cheney, che è riuscita a sfuggire al servizio militare ai tempi della guerra del Vietnam. Si tratta di un progetto per il dominio mondiale statunitense – un nuovo ordine mondiale creato da loro. Questi sono i processi mentali di americani fantasticanti, che desiderano controllare il mondo. Sono sconvolto dal fatto che un primo ministro laburista inglese vada a letto con una banda di gente di una tale bassezza morale.’

Al di là delle deprecazioni moralistiche di questo genere, peraltro molto anglosassoni, resta il fatto che l’ispirazione alla strategia imperiale romana, ricostruita ad usum delphini, è una vecchia tradizione prima britannica e quindi statunitense. Sul punto va ricordata almeno la notevole opera di Edward Luttwak The Grand Strategy of Roman Empire, The Johns Hopkins University Press, 1976, (trad. it. La Grande strategia dell’Impero Romano, Rizzoli, Milano 1981). Opera sicuramente ben nota a Wolfowitz, nella quale già si postulavano varie possibili fasi di evoluzione di un dominio imperiale neo-romano. Il problema è che Luttwak predilige il sistema degli Stati-clienti (i famosi proxies), con una dislocazione regionale di grossi nuclei di forze americane, pronte ad intervenire nel caso le forze dei clienti non fossero all’altezza della minaccia esterna, o i clienti stessi avessero problemi di ordine interno o di conflitti fra loro. Wolfowitz sta invece passando alla fase due del modello strategico delineato da Luttwak, quella dell’occupazione militare diretta e degli Stati-fantoccio. Immaginiamo che sia Luttwak che Wolfowitz stiano facendo, fra l’altro, gli scongiuri, visto che, secondo lo schema dello stesso Luttwak, la terza fase – che dovrebbe logicamente seguire – è già ampiamente il principio della decomposizione dell’impero.

3. Fanno riflettere queste altre interessanti informazioni su Paul Wolfowitz. [9]

Il nostro sarebbe vicino a Kissinger e Brzezinski e ad altre personalità conservatrici.

Wolfowitz è inoltre attivo nelle alte sfere dell’American Enterprise Institute, della New Atlantic Initiative, della Rand Corporation, dell’American-Israel Public Affairs Committee e del Washington Institute for Near East Policy. All’interno di quest’ultimo, è il principale responsabile di un rapporto sul Medio Oriente, redatto per l’attuale Amministrazione, il cui argomento centrale è la fine del processo di pace di Oslo e l’assunzione di un attitudine di confronto verso l’Iraq e la Siria.

Durante la guerra del Golfo del 1991, Wolfowitz si trovava in Israele. E’ il mentore di Richard Perle dell’American Entreprise Institute, vecchio funzionario del pentagono dell’epoca Reagan-Bush senior, sempre favorevole alla politica di confronto. Negli ultimi anni, Wolfowitz ha diretto la House Policy Committee (HPC), gruppo di studio dei parlamentari repubblicani al Congresso, che ha steso il rapporto del « Cox Committee » [10] sulla minaccia cinese.

Wolfowitz è assurto a notorietà all’inizio degli anni 90 quando, già Vice Segretario alla Difesa, coordinò uno studio strategico del Pentagono, rimasto segreto fin quando il New York Times lo ha pubblicato l’8 marzo 1992. Alcuni particolari sono stati ripresi nello Strategic Alert del 12 e 19 marzo 1992. Secondo lo studio, a seguito della decomposizione dell’Unione Sovietica e della riunificazione tedesca, gli USA “debbono mantenere il meccanismo che permetta loro di dissuadere i concorrenti potenziali ad aspirare a un ruolo strategico regionale o globale più esteso. (…) La missione politica e militare dell’america per il dopo-Guerra Fredda consisterà nel fare in modo che nessuna superpotenza rivale possa emergere in Europa Occidentale, in Asia o nei territori dell’ex-Unione Sovietica”.

Notava all’epoca lo Strategic Alert : « La dottrina Wolfowitz è la componente militare-strategica di una trilogia politica comprendente la dottrina Thornburgh [11] nell’ambito del diritto internazionale e la dottrina Webster [12] per quanto concerne le operazioni di intelligence. La prima afferma che la legge americana si pone al di sopra del diritto internazionale quando gli interessi vitali, o pretesi tali, degli USA sono in gioco. La seconda considera gli alleati politico-militari degli USA come concorrenti economici, e autorizza operazioni di intelligence contro il Giappone, la Germania e altri paesi industrializzati.»

4. Poiché un uomo si riconosce anche dai suoi amici, parlando di Wolfowitz non si può trascurare il suo discepolo prediletto a Yale, I. Lewis Libby [13], anch’egli di origini ebraiche, capo dello staff del vicepresidente, Dick Cheney.
<< Durante il suo webcast dell’ 11 settembre scorso, Lyndon LaRouche [14] ha utilizzato l’immagine di un guanto israeliano indossato dalla mano d’acciaio della corrente imperialista della classe dirigente americana. A detta di LaRouche, questa simbiosi fra utopisti angloamericani nella tradizione di Bertrand Russell e discepoli idelogici di Vladimir Jabotinsky in Israele, rappresentati da Ariel Sharon o Benjamin Netanyahou – spinge per uno scontro di civiltà permanente che dovrebbe cominciare in Medio Oriente.

La corrente in questione è una rete che ha infiltrato profondamente la burocrazia civile americana nell’entourage del ministro della Difesa Donald Rumsfeld, del vicepresidente Dick Cheney e del Dipartimento di Stato. Fra i mebri più influenti di questo circolo [15], si contano Paul Wolfowitz, Richard Perle, David Wurmser, Doug Feith et John Bolton. Gli stessi Rumsfeld Cheney incarnano personalmente questa idea imperialista.

Segnaliamo anche il ruolo di un certo Lewis Libby, capo di gabinetto di Cheney, nell’ufficio del quale ha messo in piedi una specie di “consiglio nazionale di sicurezza-ombra”. Diventato un protetto di Paul Wolfowitz nel 1973 all’università di Yale, Libby ha occupato successivamente diversi posti di assistente di Wolfowitz al Dipartimento di Stato e al Pentagono durante le amministrazioni Reagan e Bush senior. Ha anche strette relazioni con gli ambienti vicini a Sharon in Israele, compresa la rete di spionaggio di Pollard [16].
Nel periodo dal 1985 al 2000, mentre non era ancora al governo, Libby è stato l’avvocato personale di Marc Rich, un imbroglione latitante perché accusato nel 1983 dal ministero della Giustizia americano per evasione fiscale e attività commerciali con il nemico. Rich era scappato dagli USA e si era trasferito in un lussuoso rifugio a Zug, in Svizzera. Secondo fonti isaeliane, Rich sarebbe attualmente indagato per versamenti illeciti di contributi a favore di Sharon durante l’ultima campagna elettorale in Israele. E’ stato inoltre coinvolto in operazioni equivoche in Russia, in Europa dell’Est e in Africa.

Per impedire a Sharon di scatenare una terza guerra mondiale in Medio-Oriente, è urgente aprire un’inchiesta sull’insieme di questo apparato clandestino che ha legami con Pollard, « di denunciarlo e di cacciarlo dal governo, e subito !”, dice LaRouche.>>

Francamente, LaRouche avrebbe fatto bene a precisare che l’apparato non è affatto clandestino, ma al massimo semi-ufficiale. In secondo luogo, non è il circolo imperialista ad avere legami con Pollard. Semmai è Pollard ad essere uno dei tanti, ben introdotti e sguscianti faccendieri ad essere opportunamente utilizzato dal circolo di cui sopra.

Può essere interessante notare che Libby, ufficiale di collegamento e uomo di struttura della cerchia in esame, è anche autore di un thriller: The Apprentice (L’apprendista), Graywolf, 1996. La storia è ambientata nel 1903 in Giappone, e ne emerge una straordinaria conoscenza di quel paese.

5. Per completezza, riportiamo di seguito l’elenco dei partecipanti allo PNAC, così come appare nell’ultima pagina dello studio citato REBUILDING AMERICA’S DEFENSES – Strategy, Forces and Resources For a New Century, A Report of The Project for The New American Century, September 2000:

<

Roger Barnett, U.S. Naval War College. Alvin Bernstein, National Defense University. Stephen Cambone, National Defense University.
Eliot Cohen,
Nitze School of Advanced International
Studies, Johns Hopkins University.
Devon Gaffney Cross,
Donors’ Forum for International Affairs.
Thomas Donnelly,
Project for the New American Century.
David Epstein,
Office of Secretary of Defense,
Net Assessment.
David Fautua,
Lt. Col., U.S. Army.
Dan Goure,
Center for Strategic and International Studies.
Donald Kagan,
Yale University.
Fred Kagan,
U. S. Military Academy at West Point.
Robert Kagan,
Carnegie Endowment for International Peace.
Robert Killebrew,
Col., USA (Ret.).
William Kristol,
The Weekly Standard.
Mark Lagon,
Senate Foreign Relations Committee.
James Lasswell,
GAMA Corporation.
I. Lewis Libby,
Dechert Price & Rhoads.
Robert Martinage,
Center for Strategic and Budgetary
Assessment.
Phil Meilinger,
U.S. Naval War College.
Mackubin Owens,
U.S. Naval War College.
Steve Rosen,
Harvard University.
Gary Schmitt,
Project for the New American Century.
Abram Shulsky,
The RAND Corporation.
Michael Vickers,
Center for Strategic and Budgetary
Assessment.
Barry Watts,
Northrop Grumman Corporation.
Paul Wolfowitz,
Nitze School of Advanced International
Studies, Johns Hopkins University.
Dov Zakheim,
System Planning Corporation.

The above list of individuals participated in at least one project meeting or contributed a paper for

discussion. The report is a product solely of the Project for the New American Century and does not necessarily represent the views of the project participants or their affiliated institutions [17].>>

[1] Fonte: www.defenselink.mil (sito del Governo americano)

[2] Dal giugno 2002, per l’editoriale Olimpia, esce il mensile DOSSIER INTELLIGENCE. In esso si trova regolarmente la pubblicità della sede bolognese della SAIS. Direttore responsabile è Vittorio di Cesare. Del Comitato scientifico fa parte la SAIS di Bologna. Nel n.4, settembre 2002, si nota la pressoché totale scomparsa dei collaboratori angloamericani che costituivano l’ossatura dei primi 3 numeri, a favore di esperti italiani più giovani. Si tratta comunque di una pubblicazione discretamente seria e di tono moderato.

[3] Nel testo inglese: policy. Indica una sequenza, un corso d’azione, non un’ideologia.

[4] Fonte: Thierry Meissan, L’incredibile menzogna, Fandango libri, Roma 2002, pp. 100-101 (ed. originale francese L’incroyable imposture, Aucun Avion ne s’est écrasé sur le Pentagone!, Editions Carnet 2002)

[5] Fonte: www.kelebekler.com. Da questo punto, e fino alla fine delle virgolette, riproduciamo il testo con alcune piccole variazioni redazionali, per soli motivi di leggibilità. La riproduzione è autorizzata dai curatori del sito, a condizione che se ne citi la fonte, come ben volentieri facciamo

[6] scaricabile in formato PDF dal sito dello PNAC

[7] anche perché analoghe osservazioni reative allo stesso periodo si possono fare, carte alla mano, per i rapporti fra industria bellica e classi politiche delle democrazie occidentali, nessuna esclusa

[8] Vedi sotto

[9] Fonte www.solidariteetprogres.online.fr, 21 gennaio 2002.

[10] Cox Committee: istituito mel giugno 1997, presieduto dal senatore Cox, ha analizzato i rischi per la sicurezza nazionale degli USA legati al trasferimento di tecnologie in Cina eventualmente utilizzabili dalla PLA (Popular Liberation Army, Esercito Popolare di Liberazione, insomma l’esercito cinese)

[11] Thornborough, Richard: due volte governatore della Pennsylvania, procuratore generale degli Usa dal 1988 al 1991: ha più volte proposto, fra le alter cose, una politica di intervento e controllo su Internet

[12] Webster, Daniel: “Nel 1837, in seguito al sostegno dato da alcuni americani ad una ribellione in Canada, le forze britanniche attraversarono il confine e diedero fuoco alla nave Usa "Caroline", spingendo il segretario di Stato Daniel Webster a formulare quella dottrina che doveva diventare il fondamento del diritto internazionale moderno: "Il rispetto per il carattere inviolabile del territorio degli stati indipendenti è la base essenziale della civiltà"; la forza può essere usata solo per l’autodifesa, quando la necessità "è immediata, schiacciante e non lascia né la possibilità di usare altri mezzi, né il tempo per riflettere". Durante il processo di Norimberga ci si riferì proprio a quel principio per respingere la giustificazione dei comandanti nazisti che l’invasione della Norvegia era stata necessaria per prevenire un attacco degli Alleati alla Germania. Non c’è bisogno di spendere molte parole per sottolineare quanto gli Stati Uniti abbiano rispettato quella dottrina dal 1837 ai nostri giorni”. (Noam Chomsky)

[13] Fonte: www.solidariteetprogres.online.fr, 24 settembre 2002.

[14] Lyndon LaRouche, ex-marxista statunitense, personaggio controverso, pubblica un interessante Electronic Intelligence Weekly, reperibile al sito www.larouchepub.com
[15] Nel testo francese originale: cabale, dall’ebraico Kabbala

[16] Ex-analista civile dei servizi segreti della marina, Jonathan Pollard a metà degli anni ottanta si rese conto (dice lui) che certe informazioni non venivano passate ad Israele, contrariamente agli accordi vigenti fra quello stato e gli USA. Di lì sono cominciati i suoi guai. Nel 1985 viene arrestato in USA come spia di Israele. Per la versione dell’interessato, www.jonathanpollard.org. Per altri è un agente sovietico. Vicenda interessante: tocca una mezza dozzina di governi.

[17] Le persone sopra elencate hanno partecipato ad almeno una riunione del progetto o hanno contribuito a un documento di discussione. Lo studio è esclusivamente il risultato del Progetto per il Nuovo Secolo Americano e non rappresenta necessariamente l’opinione dei partecipanti o delle istituzioni cui essi appartengono

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