Dove l’Impero si maschera in verde

Presentiamo un articolo di estremo interesse, recentemente comparso su una rivista politica sudamericana.

Le ragioni della sua importanza sono molteplici:

• Sollecita un’attenzione particolare per il Sudamerica, del quale rischiamo di dimenticarci a seguito degli avvenimenti mediorientali, quando si tratta invece di un’area geopolitica da sempre fondamentale per la comprensione della politica mondiale anglosassone;

• Conferma la costante tendenza statunitense al controllo indiretto dei Paesi alleati attraverso il condizionamento diretto delle infrastrutture statali (in questo caso ministeri della difesa e dell’ambiente), scavalcando i normali canali diplomatici e creando canali di comando e controllo non raggiungibili dal controllo democratico, instaurando le ben note condizioni di “sovranità limitata”;

• Conferma anche il perdurante interesse statunitense alla creazione di strutture miste civili–militari, finalizzate ad operare in funzione delle strategie nordamericane, in forma trasversale rispetto alle strutture politiche e di partecipazione popolare: si tratta di una costante della politica d’influenza e condizionamento americana, già rivelatasi nella sua importanza operativa p. e. nella costruzione delle “strategie della tensione”, in diverse fasi della storia del secondo dopoguerra;

• Indica una nuova, parzialmente inedita, variante di queste metodiche, che ora si indirizza all’ambiente ed all’ambientalismo come tema forte da riconvertire politicamente in funzione degli interesse economici chiave degli Stati Uniti: si tratta di un evento relativamente nuovo, su cui è giunto il momento di concentrare tempestivamente l’attenzione, per evitare nuove strategie di inganno (deception) da parte delle strutture specializzate del governo degli Stati Uniti;

• Indica anche che le risorse naturali del Sudamerica (foreste, acque, terre) sono la nuova posta in gioco, forse addirittura oltre la stessa importanza del petrolio, nella partita del controllo economico mondiale da parte degli Stati Uniti, come è già stato segnalato, per fare un solo caso, da alcune notizie di stampa sull’ipotesi di “cessione” della Patagonia agli Stati Uniti da parte del governo argentino, a copertura del suo debito internazionale.

• Rivela un dato strutturale della politica statunitense, relativa alla capacità di forte integrazione fra economia, diplomazia, politica militare nel perseguimento delle strategie fondamentali dell’impero: per facilitare la comprensione di questo aspetto, abbiamo collegato in ipertesto le biografie di alcuni protagonisti e inserito taluni documenti citati nel testo, anche come invito ad una corretta metodologia di studio di queste tematiche, per il quale la capacità di collegare e integrare le informazioni e le biografie dei personaggi è assolutamente fondamentale.

Un tema da seguire attentamente.

(fonte: America XXI, anno I, n. 2, luglio 2003, pp. 6–7; traduzione di P. Rabal)

Mascheramento “verde” dell’intervento militare statunitense

IL COMANDO SUD CERCA ADEPTI A MONTEVIDEO

di Tabaré Rodrìguez

Conclave segreto: il Comando Sud dell’esercito statunitense ha riunito a Montevideo i ministri della Difesa e dell’Ambiente di tutto il Sudamerica. Il più grande depredatore ecologico del pianeta si presenta come il difensore dell’ecologia, nel suo affannoso tentativo di ridisegnare la collocazione e la funzione delle forze armate della regione. Un intento, fino a questo momento poco fruttuoso, di recuperare l’iniziativa persa in Sud America. L’autore è un dirigente politico uruguaiano che, per ovvie ragioni, firma con uno pseudonimo.

Dietro la facciata di un’azione comune contro i molteplici e gravissimi rischi che gravano sull’ecologia della regione, si sono riuniti a Montevideo dal 13 al 15 maggio scorso (2003) i ministri della Difesa e dell’Ambiente di tutti i Paesi del Sudamerica, ad eccezione delle Guyane. L’invito è stato inoltrato attraverso i ministeri della Difesa e dell’Ambiente dell’Uruguay, con allegata una lettera del Comando Sud dell’Esercito degli Stati Uniti. Il finanziamento dell’evento, comprendente un generoso invito a soggiornare per tre giorni all’Hotel Sheraton della capitale uruguayana, è stato assicurato dal Tesoro statunitense. Un elemento ulteriore, indicativo del modus operandi utilizzato, rivela anticipatamente le intenzioni degli organizzatori: gli inviti sono stati bilaterali e non hanno interessato ufficialmente le cancellerie di ogni paese, ma sono stati rivolti direttamente ai ministri di settore.

La denominazione formale dell’evento è stata, con cattiva traduzione dall’inglese, “Alla ricerca di opportunità di cooperazione civile–militare per la protezione dell’ambiente in Sudamerica”. I propositi non potrebbero essere più altruisti. Si tratta di difendere l’ambiente “delle Americhe”, per i figli “delle Americhe”. Così hanno dichiarato il maggior generale Charles E. Stenner [1], del Comando Sud dell’Esercito degli Stati Uniti; Tom Decaì, dell’Agenzia di Protezione Ambientale statunitense (EPA) e l’ambasciatore statunitense in Uruguay, Martin Silverstein [2].

La premessa è semplice: la difesa della sovranità oggi non significa già più la difesa delle frontiere. L’ambiente e l’integrità degli ecosistemi vanno oltre le frontiere. Gli impatti ambientali sono sempre globali. “L’America del Sud è il polmone dell’umanità, la sua riserva di aria pura. Riserva genetica e di acqua dell’umanità” (parole del ministro della Difesa dell’Uruguay). Ciò esige, è chiaro, consapevolezza a livello regionale e solidarietà a livello internazionale.

Le opinioni dei militari che emergono rivelano questa presa di coscienza: “Non siamo le stesse forze armate di 50 anni fa. Difendere la Nazione comporta la capacità di reagire a qualunque necessità di difesa del Paese. E gli impatti ambientali di un paese riguardano gli altri. Abbiamo la necessità di lavorare insieme per realizzare la nuova maniera di difendere la sovranità in modo armonizzato”. Perciò le forze armate “entrano nella protezione dell’ambiente da ogni paese. Quindi dobbiamo affrontarla da una prospettiva regionale”. E su questo punto, precisamente, collabora il Comando Sud, creando un sistema di pianificazione e controllo regionale.

La Difesa Nazionale è posta davanti a nuove minacce. Il traffico di droga è una forma di terrorismo ambientale, così come la esplosione degli oleodotti e dei pozzi petroliferi (Colombia, Irak, Kuwait…). Da qui la necessità che le forze armate si educhino alla protezione dell’ambiente. L’EPA, che veglia affinché la guerra in Afghanistan e Irak non danneggi l’ambiente, sarà uno strumento efficace per conseguire questo nuovo obiettivo. Tuttavia sarà necessario “trovare il modo per trasformare la relazione con il Comando Sud per le attività future”. Per esempio, con la “ricerca di informazioni coordinata” ed anche con la pianificazione “in modo coordinato”. Perché, come si sa, non è possibile “fare piani senza la partecipazione di tutti gli attori”. In questo modo si otterrà “la cooperazione in aree di interesse reciproco, identificando aree regionali di cooperazione, nella protezione dei boschi tropicali” …, e si fa diretto riferimento ai territori amazzonici.

Piano sistematico

Le prime due riunioni su questo tema si sono tenute in Paraguay, anch’esse su convocazione del Comando Sud degli Stati Uniti. Nel maggio 2002, la conferenza è stata denominata “Stringere vincoli di cooperazione fra le forze di sicurezza e le istituzioni ambientali nel Cono Sud delle Americhe”: ad essa hanno preso parte rappresentanti di Argentina, Brasile, Bolivia, Cile, Uruguay e Paraguay. L’obiettivo dichiarato era lo scambio di esperienze e di informazioni relative alla gestione dei problemi ambientali e all’analisi di occasioni di cooperazione in materia. In questa circostanza, è stata proposta la creazione di una “Commissione interistituzionale regionale per la protezione dell’ambiente”.

La riunione successiva, celebrata nuovamente ad Asunción nell’aprile scorso (2003), ha portato alla creazione di una “équipe tecnica” che sarebbe composta da delegati dei paesi partecipanti e avrebbe sede in quella capitale, con l’obiettivo di redigere il documento di base per la creazione della “Commissione interistituzionale regionale”, che verrà distribuito alle cancellerie. Nella riunione di Montevideo, la delegazione del Paraguay ha cercato di promuovere la creazione di questa commissione, ma non è arrivata ad avanzare una proposta formale in tal senso. La questione non è stata più trattata, poiché il resto delle delegazioni hanno concluso in via informale che una simile iniziativa andava oltre gli obiettivi contenuti nel programma della riunione.

Comando senza ordine

È tuttavia significativa la difficoltà di Washington di allineare disciplinatamente le delegazioni sudamericane al suo progetto. Il Brasile, che con la rappresentanza del suo precedente governo aveva convalidato la creazione della Commissione regionale in Paraguay, non ha assistito a questa conferenza a Montevideo. Per opposte ragione non ha partecipato nemmeno la Colombia. La posizione venezuelana, per parte sua, ha rotto l’accordo tentato dagli organizzatori: la protezione dell’ambiente è un compito di tutta la società nello svolgimento del suo ruolo di controllo sociale; il ruolo delle forze armate è una parte di questo compito; ogni invito a queste conferenze deve passare attraverso le cancellerie di ogni paese; ogni discussione tra Paesi deve svolgersi nel segno dei trattati e degli accordi che ogni Stato ha stipulato, evitando in tal modo la partecipazione di Stati non compresi in questi accordi, nelle conferenze andine, amazzoniche o del Mercosur; è in questo ambito e a partire da questi accordi che si deciderà quando e con chi operare; il problema della droga non è solo il problema della produzione e del traffico ma fondamentalmente del mercato di consumo che lo genera; terrorismo ambientale è il sabotaggio petrolifero di cui ha sofferto il Venezuela in dicembre e gennaio scorsi, il danneggiamento degli oleodotti e dei pozzi ed il terrorismo economico che ha molto influito sul paese. Il Venezuela ha inoltre evidenziato, insieme con l’Ecuador, il danno che nei bacini idrografici di entrambe i paesi producono i defolianti chimici (prodotti e lanciati dagli Stati Uniti) usati contro le piantagioni di coca e di papavero in Colombia.

Da parte loro, Perù e Bolivia hanno difeso la coltivazione legale di coca e la sostituzione di quella illegale; hanno sollecitato quindi al tempo stesso la cooperazione economica di Washington per la sostituzione delle coltivazioni.

I restanti paesi del Cono Sud hanno condiviso con la delegazione statunitense la necessità di appoggio per la protezione del bacino del Rio della Plata. Nondimeno ha brillato tra loro la soggezione dei rappresentanti paraguayani al Comando Sud.

Il discorso dell’interesse globale dell’umanità alla difesa della terra suona falso in bocca a quelli che hanno boicottato gli accordi di Kyoto sul mutamento climatico, che hanno tentato di far retrocedere gli accordi Johannesburg a tappe già superate dagli accordi ambientali di Rio de Janeiro, 10 anni fa; quelli che hanno la responsabilità di oltre il 40 per cento delle emissioni gassose che danneggiano l’ambiente e che cinicamente abbozzano una loro teoria della “guerra ambientalmente sostenibile”.

Per gli Stati Uniti il mutamento climatico e le grandi minacce ecologiche sono fonte di importanti opportunità. Per la sua caratteristica di creare interdipendenza nazionale e globale, il tema ambientale si converte in un buon meccanismo per l’intervento, il controllo e il dominio o la giustificazione dell’invasione, dietro la maschera della “cooperazione”. In questo caso, senza dubbio, si punta a disegnare un nuovo ruolo per le forze armate nazionali, i cui componenti danno ogni giorno segnali più intensi di malessere, dinanzi agli effetti devastanti della crisi economica e che, rispetto al passato, non sono più funzionali ai piani ed alle richieste della Casa Bianca. D’altra parte, tutto ciò corrisponde alla strategia delineata con i Documenti di Santa Fe (scarica i documenti originali alla fine di questo articolo). Implica il disegno di nuovi compiti e di nuove funzioni per le forze armate dell’America del Sud: la difesa dell’ambiente sarà sotto la tutela del Comando Sud, attraverso il coordinamento regionale delle forze armate, finalizzato alla cooperazione civile–militare sull’ambiente, un passo per la proiezione futura del Comando Sud.

Per questa strada Washington cerca di contrastare il suo isolamento globale e l’evidente perdita di iniziativa politica in Sudamerica. La sua linea d’azione s’incentra ora sulla ricerca di relazioni bilaterali, al di fuori di tutti gli accordi stabiliti fra Paesi. Vogliono un mercato “delle Americhe”, una moneta “delle Americhe” e per questo necessitano, prima di tutto, di un esercito “delle Americhe”. Non sembra che, questa volta, ci sia il consenso per allineare le truppe.

[1] Il Maggior Generale Charles E. Stenner Jr., ufficiale pilota dell’USAF, con vasta esperienza di volo e di comando di unità aeree, è attualmente Direttore del settore Trasformazione del Quartier Generale del Comando Sud degli Stati Uniti, con sede in Miami, Florida.

Questo settore viene così definito: “La Direzione del generale Stenner è l’elemento chiave di trasformazione per il Comando. La direzione ricerca nuovi concetti operativi e li sperimenta rigorosamente mediante simulazioni nell’ambito di sperimentazioni operative. Come parte della trasformazione, un quartier generale permanente interforze (composto da esperti nella gestione della pianificazione, delle operazioni e della conoscenza, nonché nelle tecniche di superiorità nell’informazione) è utilizzato come spina dorsale della struttura di comando di una Task Force congiunta in caso di impieghi operativi. Nel attività quotidiane, la Direzione Trasformazione fornisce una capacità immediata di pianificazione ed esecuzione nell’ambito del raggio operativo dell’area di responsabilità del Comando Sud degli Stati Uniti.”

(fonte: curriculum ufficiale, maggio 2003)

[2] Ambassador Silverstein was nominated on July 31, 2001 by President George W. Bush to serve as the 23rd U.S. Ambassador to the Oriental Republic of Uruguay. The United States Senate confirmed his nomination on August 3, 2001. He formally presented his credentials as Ambassador Extraordinary and Plenipotentiary to Uruguayan President Jorge Batlle Ibañez on October 17, 2001.

Biography

Born in 1954 in New York City and raised in Elizabeth, New Jersey, Ambassador Silverstein is a first generation American. He attended Rutgers College, graduating in 1976 with a Bachelor of Arts in Political Science and a minor in English. In 1979, he received his Juris Doctor from Temple University School of Law where he was a distinguished member of the Law Review.

After graduating from law school, he formed Martin J. Silverstein and Associates, a law firm specializing in business and tort law. Ambassador Silverstein quickly developed a reputation as a passionate advocate and his work as an attorney earned him the highest possible rating under the Martindale-Hubbell rating system. During his 22 years of private practice he represented many multi-national firms and was a member of the bars of Pennsylvania, New Jersey, U.S. Court of International Trade and U.S. Court of Customs and Patent Appeals. Within Pennsylvania, he served as a member of the Federal Judicial Nominating Commission where he played a crucial role in the screening and evaluating of candidates from both political parties for the Federal Court system.

In addition, Ambassador Silverstein has been involved in a number of leading research institutes and foreign policy organizations, including the World Affairs Council, Heritage Foundation, American Enterprise Institute, Foreign Policy Research Institute, Center for Security Policy, American Foreign Service Association, and International Republican Institute (IRI). As part of his IRI involvement, in 1999 Ambassador Silverstein served as an accredited delegate on the Ukraine Presidential Election Observation Mission.

Ambassador Silverstein has always played a leading role in his community. Included among many organizations he has been involved with the MD Anderson Cancer Center, Lower Merion Historical Society, United Negro College Fund, Philadelphia Chamber of Commerce and the Board of the Vietnam Veterans Committee for Better Legislation. Ambassador Silverstein has received a great deal of recognition for his commitment to service including the Citizens Commendation for Bravery from the Philadelphia Police Department and the Congressional Certificate of Merit for his service to veterans.

Ambassador Silverstein and his wife, Audrey, have six children.

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