Elettrosmog: quale verità?

In una lettera-editoriale al mensile Le Scienze (www.lescienze.it) di maggio 2001, il noto fisico italiano Tullio Regge, docente di fisica quantistica e già eurodeputato nel periodo ’89-’94, ha ribadito la propria posizione critica verso "l’ala estremista degli ambientalisti" assertori di un approccio precauzionale nei confronti del sospetto inquinamento da onde elettromagnetiche a bassa frequenza (radiazioni non-ionizzanti).

Il prof. Regge ripropone la posizione di un gruppo di scienziati (tra cui lui stesso) che aveva firmato un pubblico appello per difendere la libertà della scienza nel momento più acuto della polemica che vedeva coinvolti il Ministero dell’Ambiente e Radio Vaticana sulle emissioni delle sue antenne al disopra dei limiti previsti dalla legge italiana.

Regge sostiene che "non esiste alcuna evidenza scientifica che provi l’esistenza dell’elettrosmog", e che se tali effetti esistono "sono ben al disotto di una soglia apprezzabile".

A supporto della sua tesi Regge porta alcuni documenti e dichiarazioni di organi ed istituzioni internazionali. Per l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), infatti, le radiazioni non-ionizzanti sono state approfonditamente studiate e i suoi impatti valutati dalla comunità scientifica internazionale al punto che si conosce di più su questo agente "che su qualunque composto chimico". La Società Americana di Fisica (APS) sostiene che dagli studi successivi al 1995 non si rileva alcuna "evidenza di effetti sanitari dalle linee di trasmissioni elettriche". Ed infine l’ICNIRP (Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non-Ionizzanti, commissione ufficialmente riconosciuta dall’OMS) ha suggerito delle soglie 50 volte inferiori a quelle per cui si cominciano ad osservare "innocui effetti biologici": ebbene, la legge italiana prevede soglie che sono il 2,5% di quelle suggerite dall’ICNIRP.

Il prof. Regge giudica tale disposizione dettata dalla "perversa logica del principio di precauzione, la sciocca pretesa della assoluta sicurezza".

In tal modo si fa presente che, ad esempio, anche le ferrovie italiane sarebbero fuori legge, e i costi per la conversione di tutti gli impianti per la trasmissione elettrica sarebbe dell’ordine di decine di migliaia di miliardi, cioè risorse che invece di essere destinate alle multinazionali che si occuperebbero della riconversione, dovrebbero essere destinate a combattere agenti dannosi assolutamente riconosciuti come il benzene e il tabacco. Secondo il prof. Regge, però, mentre "una campagna contro il fumo non porta voti", la creazione di "babau" a tavolino da parte di "demagoghi professionisti", è un utile strumento per "manipolare l’opinione pubblica".

Il pesante attacco dello scienziato non ha mancato di provocare la sollecita risposta da parte di altri studiosi e ambientalisti che hanno provato a rispondere su ogni punto alle critiche sopra esposte.

In una lettera-appello al Presidente della Repubblica, gli scienziati, tra cui Emilio Del Giudice, Gianni Tamino, Enzo Tiezzi, hanno sostenuto la necessità di ricorrere al principio di precauzione per la protezione della popolazione dai campi elettromagnetici. I sottoscrittori sostengono infatti che non mancano precedenti nella storia contemporanea di fenomeni riconosciuti dannosi e i cui effetti erano stati a lungo o ignorati o considerati innocui: amianto, detriti nucleari, cibi per la zootecnia con farine animali.

Entrando nel merito della polemica e dell’appello degli scienziati critici verso il principio di precauzione, viene fatto rilevare come nella vicenda loro si siano comportati più come una lobby legata all’industria che come "informatori scientifici": nei fatti, l’unico riferimento scientifico a sostegno delle loro tesi è il rapporto di una commissione scientifica rappresentante professionale dei fisici americani (APS), quindi una associazione di parte e strettamente legata ai settori industriali. Inoltre la citata dichiarazione di un rappresentante dell’OMS risulta del tutto fuorviante e utilizzata in modo strumentale, se è vero invece che proprio la III Conferenza Internazionale Ambiente e Salute della OMS "raccomanda gli Stati di attenersi rigorosamente al principio di precauzione".

A livello istituzionale esisterebbero invece documenti che portano a conclusioni ben precise: la Commissione Europea riconosce studi scientifici che attestano "un aumentato rischio per alcuni tipi di tumore tra i lavoratori del settore elettrico", e "dati epidemiologici sul rischio di tumori tra le persone che vivono vicino a linee di trasmissione ad alta tensione". Quindi il NIEHS, Istituto nazionale degli Stati Uniti per la Sanità ambientale, ha pubblicato un rapporto dove si ammette una "limitata evidenza di aumento di rischio di leucemia infantile in relazione all’esposizione dei residenti" nonché una "aumentata incidenza di leucemia linfoide cronica associata con l’esposizione lavorativa".

Tutto ciò porta secondo i firmatari a sostenere con vigore il principio di precauzione, finché almeno i risultati epidemiologici non porteranno a risultati indubbi in un senso o nell’altro: e se è vero che gli interventi di salute pubblica devono essere commisurati alle priorità, non significa che "i fattori di rischio debbano essere trascurati".

Fin qui dunque il coro delle voci pro e contro. Quale verità sull’elettrosmog quindi? Dovendo tirare le somme della questione appaiono evidenti alcuni elementi: l’appello degli scienziati con primo firmatario il prof. Regge, sembra essere debole proprio nel portare elementi scientifici a supporto. Lo studio di una associazione professionale di fisici non sembra essere un dato certo e definitivo per dichiarare che l’elettrosmog non esiste, specie se contrapposto a studi di commissioni pubbliche come il NIEHS, e recentemente dell’ Ente nazionale per la Protezione Radiologica britannica presieduta da Richard Doll, per cui uno dei suoi componenti Colin Blakemore ha detto: "C’è la prova che i fili dell’alta tensione aumentano leggermente il rischio di cancro. E noi siamo pronti a riconoscere questo legame".

Dunque gli studi più avanzati e recenti sono portati al riconoscimento, seppur limitato, del legame tra inquinamento di onde non-ionizzanti e insorgenze tumorali dei residenti.

Accanto a questo riconoscimento bisogna tenere presente le posizioni di comitati spontanei di cittadini che sempre più lamentano disturbi fisici (emicrania, insonnia, vertigini) per i residenti nei pressi di tralicci per la trasmissione elettrica, disturbi che se non sono paragonabili al cancro, limitano comunque la qualità di vita dei cittadini.

Appare invece sensato il richiamo alle priorità: può un leggero aumento di rischio di cancro giustificare spese di decine di migliaia di miliardi per la riconversione degli impianti? Qui lo spazio per le opinioni rimane a nostro avviso aperto: se da un lato è sicuro che le sigarette uccidono molto più delle onde dei telefonini, dall’altro è pur vero che la vita anche di un solo bambino ha un valore inestimabile, e che comunque l’adagio popolare "prevenire è meglio che curare" porta una sua evidente verità.

Una cosa è chiara: se è compito degli scienziati fornire risposte certe, non tendenziose ed efficienti, è compito della classe politica (intesa in senso alto, come coloro che decidono per il bene comune) dare risposte che sintetizzino gli interessi contrapposti che provengono dall’opinione pubblica. In democrazia, purtroppo o per fortuna, non decidono le lobbies ma i cittadini.

Per saperne di più:

www.elettrosmog.com notizie di stampa (tra cui quelle che riportano lo studio dell’Ente nazionale inglese per la protezione radiologica), notizie dai comitati, legislazione sui temi dell’elettrosmog.

www.elettrosmog.org sito ufficiale del WWF Italia, in cui si riportano dati di un’indagine dell’osservatorio epidemiologico della Regione Lazio sul territorio del Comune di Cesano in cui si evidenzia "un incremento della leucemia di 6 volte nei soggetti esposti tra 0 e 2 km, di 2,5 volte nei soggetti esposti tra 2 e 4 km, di 2 volte nei soggetti esposti oltre i 4 km, di 0 volte nei soggetti esposti oltre i 6 km dal centro dell’impianto di Radio Vaticana".

www.aps.org/powerlin.html dichiarazione dell’American Physical Society.

www.powerlinefacts.com articolo del British Journal of Cancer.

Print Friendly, PDF & Email