SCENARI FUTURI

Aspenia (nr.28/2005) ha pubblicato uno studio elaborato da Transatlantic Watch sulle prospettive economiche e demografiche da qui al 2020 del nostro Pianeta ed in particolare i trend inerenti i più importanti paesi del globo.

I risultati di questa analisi evidenziano una situazione sostanzialmente stabile e conservativa del futuro assetto del potere geo-economico del Pianeta. Infatti, in termini di parità di potere d’acquisto (P.P.A.) Stati Uniti ed Unione Europea disporranno rispettivamente di circa un quinto del Prodotto Interno Lordo (PIL) mondiale.
India e Cina vedranno crescere la loro quota sulla ricchezza prodotta dal Pianeta ma continueranno ad essere “paesi poveri” dato il loro basso reddito pro capite.

I principali elementi sui quali lo studio sviluppa la propria analisi sono, da una parte, la previsione che l’attuale fenomeno della globalizzazione continuerà ad espandersi in modo regolare. Si ritiene, inoltre, che la nostra società continuerà a vivere in uno stato di ansia e di minaccia legate, prevalentemente, alle problematiche del terrorismo internazionale e dei suoi addentellati politici, etnici e religiosi.

Il trend demografico confermerà India e Cina quali paesi più popolosi del mondo (Tabelle 1 e 2).

Tabella 1: POPOLAZIONE (in mln.)

UE, anno 2000: 377,7 – 2004: 456,3 – 2010: 493,7 – 2020: 590,4
Di cui
UE-15, anno 2000: 377,7 – 2004: 381,5 – 2010: 385,3 – 2020: 387,4
NSM-10 *, anno 2004: 74,8 – 2010: 74,5 – 2020: 73,5
UE-25, anno 2004: 456,3 – 2010: 459,9 – 2020: 460,9
BALCANI-3 **, anno 2020: 33,8

BALCANI-7 ***, anno 2020: 49,7
TURCHIA, anno 2020: 79,7

Stati Uniti, anno 2000: 282,3 – 2004: 293 – 2010: 309,2 – 2020: 336
Russia, anno 2000: 146,7 – 2004: 143,8 – 2010: 140,6 – 2020: 135,7
Cina, anno 2000: 1268,9 – 2004: 1298,8 – 2010: 1347,6 – 2020: 1430,5
India, anno 2000: 1002,7 – 2004: 1065,1 – 2010: 1155 – 2020: 1296,8
Giappone, anno 2000: 126,7 – 2004: 127,3 – 2010: 127,2 – 2020: 123,3

MONDO, anno 2000: 6079,2 – 2004: 6372,8 – 2010: 6815,9 – 2020: 7541,8

Tabella 2: QUOTA DELLA POPOLAZIONE MONDIALE (in %).

UE, anno 2000: 6,2 – 2004: 7,2 – 2010: 7,2 – 2020: 7,8

Di cui:

UE-15, anno 2000: 6,2 – 2004: 6 – 2010: 5,6 – 2020: 5,1
NSM-10, 2004: 1,2 – 2010: 1,1 – 2020: 1
UE-25, 2004: 7,2 – 2010: 6,7 – 2020: 6,1

Stati Uniti, anno 2000: 4,6 – 2004: 4,6 – 2010: 4,5 – 2020: 4,5
Russia, anno 2000: 2,4 – 2004: 2,3 – 2010: 2,1 – 2020: 1,8
Cina, anno 2000: 20,9 – 2004: 20,4 – 2010: 19,8 – 2020: 19
India, anno 2000: 16,5 – 2004: 16,7 – 2010: 16,9 – 2020: 17,2
Giappone, anno 2000: 2,1 – 2004: 2 – 2010: 1,9 – 2020: 1,6

* NSM-10 si riferisce ai dieci stati entrati nella UE nel maggio 2004
** I Balcani 3 sono: Bulgaria, Croazia e Romania.
*** I Balcani 7 sono: oltre Bulgaria, Croazia e Romania anche Macedonia, Albania, Serbia e Bosnia

Differenti sono le previsioni per Stati Uniti e Unione Europea.
Gli Usa confermeranno l’attuale ripresa di fertilità (2,1 figli per donna) che assicura la stabilità demografica. Preoccupa sotto questo aspetto il trend della UE afflitta da un tasso di fertilità pari ad 1,4/1,5 figli per donna. Questo trend che non si modificherà in modo sostanziale per il periodo considerato (2004/2020) determinerà un sensibile calo della popolazione (compensata dai flussi immigratori) ed una sua stratificazione verso i segmenti più alti di età.
L’invecchiamento della popolazione comporterà serie conseguenze nell’economia della UE, Giappone, Cina e Russia.
La sostenibilità dei sistemi pensionistici costituirà uno dei problemi fondamentali nelle società di questi paesi. Così come l’intero settore economico avvertirà negativamente il crescente rapporto consumatori/produttori sempre più squilibrato a favore dei primi con le immaginabili conseguenze sulla nascita di nuove imprese e, più in generale, sulla sostenibilità della produzione nel tempo.
Difficile e contrastante nei paesi occidentali (USA e UE) la previsione circa il trend inerente la produttività del lavoro. (Tabella 3).

Tabella 3: Crescita della produttività del lavoro (crescita media annua , in %)

Eurozona

1970-1980: 3,9
1980-1990: 2,2
1990-1995: 2,6
1995-2003: 1,2
USA

1970-1980: 1,6
1980-1990: 1,4
1990-1995: 1,3
1995-2003: 1,9

Infatti, a fronte del maggior dinamismo e senso di imprenditorialità dei giovani, si contrappone l’esperienza e la maggiore qualificazione professionale e lavorativa degli occupati più anziani. In tale contesto sarà determinante l’efficacia delle politiche volte alla formazione e riqualificazione degli occupati.
Il senso di quanto la demografia possa condizionare lo sviluppo economico e sociale di un paese lo si avvertirà in particolare in Russia.

Questo paese è già stretto in una morsa, forse fatale, per il suo futuro: basso tasso di natalità (1,2 figli per donna) e riduzione delle aspettative di vita della popolazione a causa del pessimo stato del sistema sanitario, nonché del diffuso alcolismo ed, infine, della incapacità da parte dello stato di tenere sotto controllo la piaga dell’AIDS.
In effetti dal 1990 la popolazione russa sta diminuendo di circa 2 milioni di persone l’anno. Tale diminuzione è compensata solo in parte dai robusti flussi di immigrazione che provengono dai paesi limitrofi.
In ogni caso si prevede la riduzione della popolazione nell’arco del ventennio 2000/2020 da 147 milioni a 136 per giungere ad 80/100 milioni nel 2050 qualora non si verificassero sostanziali cambiamenti nelle variabili di cui si è fatto cenno.
Sulla base di queste premesse il PIL mondiale, che nell’intervallo 2004/2020 si accrescerà del 70%, individuerà nella Unione Europea e negli Stati Uniti le due maggiori economie ( 20% ciascuna del reddito prodotto). – Tabella 4 –

Tabella 4: QUOTA DEL PIL MONDIALE (in PPA 2000, in %)

UE, anno 2000: 20,7 – 2004: 20,9 – 2020: 19,7
Di cui:
UE-15, anno 2000: 20,7 – 2004: 19,1 – 2020: 15,9
NSM-10, 2004: 1,8 – 2020: 1,8
UE-25, 2004: 20,9 – 2020: 17,7
BALCANI-7, 2020: 0,7
TURCHIA, 2020: 1,3

Stati uniti, anno 2000: 22 – 2004: 21,2 – 2020: 19,6
Russia, anno 2000: 2,3 – 2004: 2,6 – 2020: 2,3
Cina, anno 2000: 11,3 – 2004: 13,6 – 2020: 16,8
India, anno 2000: 5,4 – 2004: 6 – 2020: 8,8
Giappone, anno 2000: 7,4 – 2004: 6,7 – 2020: 4,4
Resto dell’Asia, anno 2000: 9,9 – 2004: 10,2 – 2020: 11
America latina, anno 2000: 8,2 – 2004: 7,7 – 2020: 7,9
Medio oriente e nord africa, anno 2000: 4,1 – 2004: 4,1 – 2020: 4,5
Africa sub-sahariana, anno 2000: 1,9 – 2004: 1,9 – 2020: 1,8

Tale risultato, tuttavia, sarà conseguito dagli USA per via interna (produttività del lavoro, crescita della popolazione in età lavorativa, immigrazione), mentre la UE conseguirà questa quota grazie, soprattutto, all’ampliamento dei suoi confini verso i quali otto nuovi paesi, tra cui la Turchia, faranno il loro ingresso.

Tale considerazione risulta ancora più evidente se si analizza il PIL pro capite della UE rispetto a quello degli USA. Nel corso di 20 anni questo passerà dal 70,2% (2000) al 57,2% (2020) – Tabelle 5 e 6 –

Tabella 5:IL PRO CAPITE IN USD (IN PPA 2000, US=100)

UE, anno 2000: 70,2 – 2004: 63,4 – 2020: 57,2
Di cui

UE-15, anno 2000: 70,2 – 2004: 69,3 – 2020: 70,2
UE-25, – 2004: 63,4 – 2020: 65,8
NSM-10, – 2004: 33,8 – 2020: 42,6
Francia, anno 2000: 74,3 – 2004: 72,7 – 2020: 69,8
Germania, anno 2000: 71,5 – 2004: 68,6 – 2020: 68,6
Italia, anno 2000: 71,1 – 2004: 68,9 – 2020: 64,9
Regno unito, anno 2000: 71,7 – 2004: 73 – 2020: 77,1
Russia, anno 2000: 20,5 – 2004: 24,8 – 2020: 29,5
Ucraina, anno 2000: 11,6 – 2004: 15,8 – 2020: 17,5
Cina, anno 2000: 11,4 – 2004: 14,5 – 2020: 20,1
India, anno 2000: 6,9 – 2004: 7,7 – 2020: 11,6
Giappone, anno 2000: 74,6 – 2004: 72,7 – 2020: 61,2
MONDO, anno 2000: 21,1 – 2004: 21,7 – 2020: 22,7

Tabella 6:CRESCITA DEL PIL PRO CAPITE (media annua, in %)

UE-15, 2000-2004: 1,2 – 2004-2020: 2,1 – 2004-2020: 1,9
NSM-10, 2000-2004: 3,5 – 2004-2020: 3,5 – 2004-2020: 3,5
UE-25, 2000-2004: 1,4 – 2004-2020: 2,3 – 2004-2020: 2,1
FRANCIA, 2000-2004: 1 – 2004-2020: 1,8 – 2004-2020: 1,6
GERMANIA, 2000-2004: 0,5 – 2004-2020: 2 – 2004-2020: 1,7
ITALIA, 2000-2004: 0,7 – 2004-2020: 1,6 – 2004-2020: 1,5
REGNO UNITO, 2000-2004: 2 – 2004-2020: 2,4 – 2004-2020: 2,3
STATI UNITI, 2000-2004: 1,5 – 2004-2020: 2 – 2004-2020: 1,9
RUSSIA, 2000-2004: 6,5 – 2004-2020: 3,1 – 2004-2020: 3,8
CINA, 2000-2004: 7,9 – 2004-2020: 4,1 – 2004-2020: 4,9
INDIA, 2000-2004: 4,6 – 2004-2020: 4,7 – 2004-2020: 4,6
GIAPPONE, 2000-2004: 0,9 – 2004-2020: 0,9 – 2004-2020: 0,9
MONDO, 2000-2004: 2,3 – 2004-2020: 2,3 – 2004-2020: 2,3

L’ascesa delle economie asiatiche, in particolare Cina e India, sarà sensibile, tuttavia meno impetuosa rispetto ai trend mostrati da questi paesi nel corso degli ultimi anni. La Cina esprimerà una crescita media del PIL pro capite del 4,9% nel ventennio 2000/2020 contro il 1,9% degli USA e della UE (15). Questa crescita, seppure significativa, non permetterà al gigante asiatico, come già espresso in premessa, di diventare un paese ricco in quanto a livello pro capite le condizioni medie della popolazione cinese rimarranno decisamente distanti da quelle dei paesi più avanzati.
Drammatico il declino economico del Giappone: si prevede una contrazione della sua quota sul PIL mondiale dal 7,4% (2000) al 4,4 % (2020) mentre il PIL pro capite crescerà dello 0,9% nel periodo considerato.

La Russia, malgrado i suoi problemi demografici, continuerà ad espandere il PIL pro capite al tasso medio del 3,8% nello stesso periodo considerato. Ciò le permetterà di conservare la sua attuale posizione sul PIL mondiale pari a circa il 2,3% del totale.

Lo studio viene concluso con una rapida disamina sul “potere militare”. Come si diceva all’inizio, le premesse così come le conclusioni, sono abbastanza “conservative”. L’impero americano continuerà ad esistere in posizione egemonica sul Pianeta. E se i dati demografici ed economici degli USA sono confortanti, le valutazioni prospettiche sulla sua potenza militare avvalorano lo slogan riassumibile nella frase “Pax americana per il 21° secolo”, quanto meno riferito al suo primo scorcio. Infatti gli Stati Uniti manterranno la loro leadership nelle spese militari ( tabella 7)
seguiti (e questo è il fatto nuovo) da Cina e India, quest’ultima al quarto posto poco distante dall’Unione Europea.

Tabella 7:SPESE MILITARI DEGLI IMPERI (mld di USD a 2000 PPA)

Stati uniti, 2003: 417,4 – 2020: 649,4
Cina, 2003: 151 – 2020: 327,5
India, 2003: 64 – 2020: 162,9
Russia, 2003: 63,2 – 2020: 107,6
Giappone, 2003: 32,8 – 2020: 35,4
Francia, 2003: 38,4 – 2020: 50,2
Regno Unito, 2003: 35 – 2020: 50,2
Germania, 2003: 30,4 – 2020: 39,9
Italia, 2003: 26,4 – 2020: 32,7

L’obiettivo di uno studio prospettico come quello finora analizzato sta, non tanto nelle sue capacità vaticinanti, quanto nel saper agglomerare variabili tra loro diverse disponendole secondo una ponderata e razionale base concettuale, per poter estrapolare valori realistici su quanto potrebbe verificarsi nel futuro.
Dallo studio, fonte del presente intervento, sono stati esclusi riflessioni e relative previsioni conseguenti ad eventi geopolitici, militari, economico-finanziari e sociali traumatici e di ampia portata.
Un probabile inasprimento del conflitto israeliano palestinese, il riaffiorare di forti tensioni etniche in alcuni paesi balcanici, il fallimento della transizione cinese dall’attuale sistema autoritario ad uno più libertatario ed altro ancora, potrebbero modificare sensibilmente i trend economici che sono stati analizzati dal Transatlantic Watch relativamente al nostro Pianeta o quanto meno per alcune significative aree geo-economiche.

Forse, sarebbe stato opportuno esaminare più dettagliatamente le diverse prospettive che si potrebbero elaborare in funzione dell’evoluzione della variabile energetica ed in particolare per ciò che attiene al prezzo ed alla disponibilità del petrolio.
Importanti istituzioni finanziarie e governative, nel corso degli ultimi mesi, hanno approfondito questo argomento, segno inequivocabile di una crescente preoccupazione sull’argomento.
Il fatto che siano state elaborate previsioni convergenti che ritengono possibile un aumento del prezzo del petrolio ad oltre 100 dollari il barile, avrebbe dovuto spingere gli analisti che hanno redatto questo documento a considerare le possibili ricadute sulla economia globale e su quella dei principali paesi del Pianeta.

Infine una considerazione personale. Ritengo che la riflessione più impressionante che scaturisce da questo lavoro sia inerente la centralità della demografia nel più vasto contesto socio-economico.
Nei paesi in cui la società è stretta da una forte crisi di identità (Giappone), oppure dove i valori etici sono regrediti a concetti astratti e sostituiti da un cupo ed endemico pessimismo come sta accadendo in Russia, l’evoluzione demografica condizionerà pesantemente il futuro di questi popoli mettendo a repentaglio i successi e le posizioni acquisite nel corso del precedente secolo.
Anche per l’UE il quadro è fosco.
Sta diventando un continente vecchio, che manterrà stabile la sua popolazione solo grazie ai considerevoli flussi immigratori.
Questo trend plasmerà una società meno determinata, disponibile alla mediazione ben oltre quanto richiesto da una visione matura ed equilibrata della vita, meno forte e volitiva nelle scelte fondamentali (politica estera, economia, società), incapace di proporre valori alternativi a quelli attualmente dominanti (liberismo sfrenato, modello hobbesiano della società, visione edonistica della vita, irresponsabilità ecologica, ecc.).
Ad aggravare questo quadro non certo idilliaco saranno le forze centrifughe rivenienti da poderosi movimenti migratori che aumenteranno le tensioni socio-economiche (in particolare nei momenti di crisi) e renderanno più problematica la condivisione di valori, principi, idee nel nostro continente.

Quanto è stato espresso per l’Europa vale ancora di più per il nostro paese.
L’Italia è una delle nazioni meno prolifiche al mondo e rischia di seguire il destino del Giappone.
Le soluzioni al problema demografico possono essere ricercate in politiche più attente e sensibili verso la famiglia, ma nel lungo periodo è essenziale un apporto culturale che sappia elaborare valori e modelli in grado di dare fiducia ed impulsi creativi ai cittadini.
Questa sfida è tra le più impegnative che la nostra Patria e l’Europa abbiano affrontato nel corso della loro lunga storia.

Fano, 21 maggio 2005

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