Quindici organizzazioni cristiane Usa contro gli aiuti militari a Israele

Quindici leader di organizzazioni religiose nordamericane luterane, metodiste ed evangeliche, hanno invitato il Congresso USA a riconsiderare gli aiuti militari allo Stato di Israele. In una lettera inviata lunedì scorso, hanno richiesto un’indagine sulle possibili violazioni da parte dello Stato ebraico delle normative statunitensi che regolano l’assistenza militare e le esportazioni di armi a Paesi stranieri.
Nel documento, si mette in discussione la prosecuzione degli aiuti, dato che "l’assistenza militare a Israele, offerta senza condizioni e senza controlli, serve solo a sostenere lo status quo e l’occupazione militare israeliana dei territori palestinesi". Invece di sostenere il processo di pace in Palestina e nel Medio Oriente "sfortunatamente, l’assistenza incondizionata ad Israele ha contribuito al deterioramento della situazione di conflitto e mettendo a rischio le esigenze di sicurezza a lungo termine sia per Israele che per i Palestinesi", scrivono gli alti esponenti religiosi americani, citando il rapporto del Dipartimento di Stato Usa del 2011 sulla situazione dei diritti umani in Israele e nei Territori occupati, ed evidenziando come la politica israeliana di sostegno agli insediamenti di coloni in quei Territori avvenga in spregio a numerose prese di posizione ufficiali del governo statunitense.
Numerose organizzazioni ebraiche americane hanno ovviamente stigmatizzato la presa di posizione dei leader religiosi cristiani: lo Jewish Council for Public Affairs (JCPA) ha contestato il fatto che questi aiuti siano incondizionati, mentre, ancor più polemicamente, lo American Jewish Committee (AJC) parla di una vera e propria offesa da parte dei cristiani statunitensi, "nel momento in cui l’attenzione del mondo è focalizzata sulla minaccia nucleare iraniana all’intero Medio Oriente ed al mondo".
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