Gli effetti della speculazione finanziaria sulle materie prime alimentari

In un’intervista pubblicata sul sito dell’ILO (International Labour Organization) due economisti dell’International Institute for Labour Studies, Marva Corley-Coulibaly and Uma Rani Amara, evidenziano gli effetti delle attività finanziarie sul settore agricolo a livello mondiale:
"Il volume del denaro investito negli strumenti finanziari che si basano sulle materie prime è passato da un valore di 13 miliardi di dollari nel 2003 a 192 miliardi di dollari nel marzo 2008, il che significa che il volume della speculazione di borsa è cresciuto nello stesso periodo del 1900 per cento. Risulta chiaro che assistiamo ad un crescente utilizzo delle materie prime agricole come veicolo di investimenti, dovuto alla ricerca di alti guadagni a breve termine ed al fatto che questo tipo di investimento viene considerato appetibile per diversificare i portafogli finanziari. Molti studi dimostrano che ci sono sempre più prove del fatto che la speculazione finanziaria sul mercato delle materie prime è stato uno dei fattori determinanti nella crescita e nella instabilità dei prezzi agricoli".
I due studiosi citano l’esempio del quinoa, una coltivazione che dà semi simili a quelli del grano, pur non trattandosi di un cereale, della quale facevano largo uso soprattutto le popolazioni andine dell’America Latina:
"Il caso del quinoa – spiegano gli studiosi, mostra come le comunità locali hanno visto ridursi la loro possibilità di accesso al cibo a causa proprio della speculazione finanziaria. Lo sviluppo del quinoa, il "miracoloso grano delle Ande" in una delle maggiori colture da esportazione boliviane ha aumentato il reddito degli agricoltori. Ma ha anche provocato un aumento dei prezzi locali del prodotto, riducendo o impedendo in tal modo la possibilità per la popolazione locale di acquistare questo alimento tradizionale altamente nutriente. Una valutazione politica dovrebbe ora portare al controllo del prezzo del quinoa sul mercato nazionale".
Gli effetti della speculazione finanziaria si vanno ad aggiungere a quelli dei cambiamenti climatici nel determinare la crescita del costo del cibo per le fasce più povere del pianeta: i due economisti citano una stima della World Bank secondo la quale, ad esempio, la crescita dei prezzi dei prodotti alimentari mondiali tra il giugno ed il dicembre 2010 ha condotto altri 44 milioni di persone al di sotto del livello di povertà estrema, valutata in 1,25 dollari di capacità di spesa giornaliera pro capite.

Print Friendly, PDF & Email