Spionaggio open source

In un non meglio precisato "parco industriale" americano, analisti della CIA che scherzosamente si sono soprannominati "bibliotecari ninja" esplorano ogni giorno qualcosa come 5 milioni di tweets, i noti messaggi di 120 caratteri che hanno reso famoso Twitter. Ma è solo una parte del lavoro che questi analisti dell’Open Source Center (OSC) della CIA svolgono ogni giorno sui social network.
L’OSC è stato potenziato dopo l’11 settembre 2001, allo scopo di monitorare e raccogliere informazioni e sondare l’opinione pubblica dei Paesi strategicamente più importanti utilizzando le fondi cosiddette "bianche" ovverosia quelle pubbliche: è questa la ragione per cui all’OSC gli analisti ascoltano e leggono in tutte le lingue, dal farsi al mandarino, per fornire in tempi brevissimi una valutazione dello stato dell’opinione pubblica del Paese obiettivo.
Twitter è diventata un fonte importante per l’OSC dopo la cosiddetta "rivoluzione verde" del 2009 in Iran, quando un terzo dei social blog venivano scritti in farsi, come dichiara il direttore dell’OSC, Doug Naquin, all’Associated Press, l’agenzia stampa americana che per la prima volta è stata ammessa nella struttura, della quale ha accettato di non rivelare la collocazione.
Doug Naquin osserva comunque che la prossima generazione dei social media sarà a circuito chiuso, accessibile solo dai cellulari della rete dei sottoscrittori, come fanno attualmente i Talebani in Afghanistan, riuscendo a diffondere i loro messaggi fra centinaia di affiliati. Queste reti possono essere penetrate solo con sofisticati sistemi di ascolto, di cui si occupano agenzie come la NSA: ma Naquin sostiene che presto i suoi colleghi troveranno il modo di adattarsi alla nuova tecnologia, proprio come fanno i loro avversari.
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