Vescovo di Aleppo, Siria: il paese è con Assad

Monsignor Antoine Audo, vescovo cattolico caldeo dal 1992 della importante città di Aleppo, in Siria, in una intervista al sito Terrasanta.net ha espresso molto fermamente alcuni giudizi sulla attuale situazione del paese mediorientale, scosso da alcune settimane da tensioni e disordini. Questi i punti principali del suo intervento.

[Sulla situazione odierna]: la popolazione ha dimostrato grande saggezza. Non vuole la distruzione del Paese. Crediamo che le riforme siano possibili e che il presidente e il governo stiano lavorando in tal senso. Ci sorprende scoprire come i media internazionali esagerino la situazione. Questa non è informazione obiettiva, bensì manipolazione dell’informazione. In generale il popolo siriano è molto calmo. Comprende ciò che sta accadendo ed è in grado analizzare la situazione. Non vuole lo sconquasso del Paese, come è accaduto in Iraq o altrove.
[Sul presidente Assad]: È un uomo molto amato, giovane e istruito, che lavora nell’interesse della Siria. Il nostro non è un Paese perfetto e come tutti gli altri siamo stati messi in difficoltà dalla situazione economica internazionale. Ma penso che lui stia facendo molto bene e difenda il nostro Paese con grande dignità.
[Sulla natura dei disordini]: Qui i cristiani sono il 10 per cento della popolazione e stanno tutti dalla parte del presidente Assad. Quelli che manifestano vengono da fuori. Sono prezzolati e asserviti a interessi stranieri. […] È molto facile che altri gruppi manipolino i movimenti estremisti. Ma, come dicevo, il 90 per cento della popolazione ama il nostro presidente e sta con il governo, come ha sempre fatto negli ultimi 20-40 anni.
[Sulla repressione delle manifestazioni]: Credo che sia una questione di autodifesa. Fino ad oggi non avevano attaccato nessuno, ma dopo aver sopportato per un mese l’assassinio di poliziotti e soldati e l’aggressione a istituzioni ufficiali, credo che la polizia avesse il diritto di entrare in azione e unicamente come autodifesa, non mossa dall’intento di attaccare o uccidere persone. Possiamo affermarlo con obiettività.
[Sugli sviluppi democratici della Siria]: Questo richiede tempo. Ogni Paese ha la propria strada verso la democrazia. Dagli Stati Uniti abbiamo ascoltato molte parole su democrazia e libertà in Iraq, ma poi abbiamo visto bene gli esiti della democrazia e delle libertà americane in un Paese distrutto. E i primi a perderci sono stati i cristiani iracheni. Diciamolo chiaramente: non vogliamo che si ripeta anche in Siria quello che gli americani hanno combinato in Iraq.

Fonte: Terrasanta.net

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