Tribunale speciale per il Libano: depositato l’atto d’accusa

Daniel Bellemare, giudice canadese e procuratore del Tribunale internazionale speciale per il Libano (TSL), ha depositato a L’Aia, lunedì 17 gennaio, l’atto d’accusa nell’inchiesta sull’attentato contro il vecchio Primo ministro libanese Rafic Hariri risalente al 2005. L’atto avviene mentre il paese mediorientale si dibatte in una crisi di governo suscitata proprio dall’azione del Tribunale che starebbe per incriminare alcuni membri del partito Hezbollah, fuorusciti per questo dalla maggioranza.
Il deposito dell’atto d’accusa, per il Tribunale speciale, non è che l’avvio di una lunga procedura che occuperà probabilmente alcuni mesi, ma è in ogni caso il coronamento di travagliatissimi anni di inchieste. Nessun dettaglio sui contenuti è stato fornito da Daniel Bellemare, anche se nei mesi passati erano circolate varie fughe di notizie che indicavano come alcuni esponenti di Hezbollah fossero nel mirino degli inquirenti internazionali, dopo che in passato i siriani erano stati scagionati e diversi alti funzionari degli apparati di sicurezza libanesi liberati dopo anni di carcerazione dovuti alle dichiarazioni di quelli che si erano infine rivelati falsi testimoni.
Ora la parola passa al giudice preliminare Daniel Fransen, che avrà a disposizione dalle sei alle dieci settimane per esaminare l’incartamento e confermare o meno gli atti d’accusa che vi sono contenuti. Se Fransen dovesse convalidare, anche solo in parte, le allegazioni, il Tribunale potrebbe allora emettere mandati a comparire per gli indagati o addirittura mandati d’arresto, che sarebbero eseguiti dalle autorità dei paesi in cui gli incriminati si trovano. È in particolare questo ultimo elemento a creare maggior allarme: alla magistratura ed agli apparati di sicurezza libanesi potrebbe essere ordinato di arrestare membri di Hezbollah, ciò che potrebbe scatenare la reazione dei militanti del Partito di Dio.
Tempi lunghi si delineano anche per la risoluzione della crisi politica a Beirut. Le consultazioni per la formazione di un nuovo governo sono state rinviate di una settimana per dare modo alle diplomazie di alcuni paesi dell’area di vagliare la situazione. Ieri, lunedì 17, a Damasco erano riuniti,  con il presidente siriano Bashar al-Assad, il primo ministro turco Recep Erdogan e l’emiro del Qatar nel tentativo di studiare una soluzione che scongiuri la possibilità di uno scontro confessionale tra sunniti e sciiti nel Paese dei Cedri.
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