Costa d’Avorio: Gbabo non lascia e accusa

Il presidente uscente della Costa d’Avorio denuncia un complotto condotto da Francia e Stati Uniti per defenestrarlo dal potere. Lo ha dichiarato lo stesso Laurent Gbabo durante una intervista rilasciata al giornale francese Le Figaro. Gbabo sostiene di considerare seriamente le minacce della Comunità economica degli Stati d’Africa occidentale di abbatterlo militarmente se non si ritirasse spontaneamente per cedere il posto al rivale Alassane Ouattara. Il suo governo ha già lanciato il rischio di guerra civile in caso di operazione militare.

Per Laurent Gbabo, "è in corso un complotto che mira ad installare al potere Outtara" e questo complotto è guidato da Francia e Stati Uniti. Il presidente uscente punta il dito contro gli ambasciatori francese e americano. Li accusa di essersi andati a cercare Youssouf Bakayoko, presidente della Commissione elettorale indipendente, lo scorso 2 dicembre, per condurlo all’Hotel del Golf. Una volta sul posto, quest’ultimo ha annunciato i risultati provvisori delle presidenziali che davano Alassane Outtara come vincitore.
Precisa ancora Gbabo: "Lì, mentre si trovava completamente isolato, e questo è grave, si è appreso che abbia detto ad una televisione che il mio avversario era stato eletto. In quel frangente il Consiglio costituzionale era in funzione e sosteneva che ero stato io ad essere eletto. Ecco perché lo chiamo complotto".
In quanto alla minaccia di un intervento militare dei paesi dell’Africa occidentale, "non lasceremo calpestare la nostra Costituzione. Non abbiamo paura. Siamo noi gli aggrediti", dichiara Gbabo, e poi continua: "In Africa, sarebbe la prima volta per paesi africani di essere pronti ad entrare in guerra contro un altro paese per via di una elezione andata male… Quando sono stato attaccato nel 2002, non abbiamo visto né la Francia, né gli Stati Uniti, tanto meno i paesi dell’Africa occidentale dichiarare la minima sanzione. E gli aggressori dell’epoca erano noti. Tutto il mondo era sordo e muto. Quella che vediamo oggi è la continuazione di quella aggressione".
L’intervista a Le Figaro arriva alla vigilia di una settimana decisiva per la Costa d’Avorio. Oltre agli appelli di una parte a manifestare e dell’altra alla disobbedienza civile, una importante missione africana è attesa ad Abidjan.
Per lunedì 27 dicembre, i partiti politici pro-Outtara hanno chiamato a "cessare le attività" in tutto il paese "fino all’abbandono del potere da parte di Gbabo".
I partigiani del presidente uscente hanno ugualmente previsto di manifestare. Il ministro della Gioventù Charles Blé Goudé, uno dei più ferventi sostenitori di Gbabo, ha chiamato ad una manifestazione "pacifica" per il 29 dicembre ad Abidjan.
In questo quadro, martedì 28 i capi di stato di Sierra Leone, Capo Verde e Benin, saranno ad Abidjan quali inviati della Comunità degli stati dell’Africa occidentale, per convincere Laurent Gbabo a lasciare il potere. La Comunità ha minacciato di ricorrere alla forza per installare Alassane Ouattara nel palazzo presidenziale. Una minaccia che la parte di Gbabo giudica "inaccettabile".
Nel frattempo l’aereo ufficiale del presidente ivoriano uscente è stato bloccato in Svizzera dove si trovava per uno scalo tecnico. Il ministero degli Esteri ha dichiarato che l’aereo di Laurent Gbabo sarebbe stato bloccato per la richiesta di "legittime autorità" della Costa d’Avorio, ovvero la parte di Outtara., riconosciuto presidente della Costa d’Avorio dalle Nazioni unite e dalla gran parte dei paesi della Comunità internazionale.

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