Cuba e Ue tra aperture e contrasti

Il ministro degli esteri spagnolo Moratinos ha assicurato che durante il semestre di presidenza spagnola dell’Unione Europea il suo paese tenterà di normalizzare le relazioni con Cuba, da diversi anni compromesse.
La dichiarazione giunge dopo la non ammissione nell’isola caraibica dell’euro deputato socialista Luis Yáñez che aveva un visto turistico e si stava recando in vacanza con la moglie, anch’essa deputata socialista, alla quale non è stata comunque impedita l’entrata.
Yáñez è presidente della delegazione per le relazioni con i paesi del Mercosur (una sorta di Ue dell’America Latina) e coordinatore del Gruppo Socialista europeo dell’assemblea interparlamentare Europa-Latino America.
Il segretario di stato spagnolo per l’iberoamerica, Juan Pablo de Laiglesia, ha annunciato l’intenzione di chiedere al governo cubano una spiegazione ufficiale di una decisione che egli stesso auspica non si traduca in un autogol e che non impedisca la normalizzazione delle relazioni tra Unione Europea e Cuba, vista la sua aperta posizione a favore dell’eliminazione di quelle sanzioni introdotte nel 1996 sotto la presidenza spagnola della Ue di Aznar.
Non sono mancate le immediate prese di posizione di coloro che sono contrari al ristabilimento delle relazioni con Cuba, ad esempio forti critiche alla decisione sono giunte da parte del polacco Jerzy Buzek, conservatore e presidente dell’Europarlamento, che ha accusato il governo Castro di chiudere tutte le porte proprio mentre la presidenza spagnola aveva tra i suoi obiettivi primari quello di migliorare la cooperazione con tutta l’America Latina.
Per il momento la spiegazione sembrerebbe essere che Yáñez, sempre critico con il governo cubano, non volesse fare solo il turista ma che avesse intenzione, non negata dal diretto interessato, di incontrare alcuni dissidenti locali, cosa che ha fatto scattare la legge per la sicurezza interna e la difesa della sovranità nazionale.
Moratinos ha assicurato che la Spagna "non getterà la spugna" e che continuerà la sua politica di "accerchiamento al regime castrista" affinché promuova alcune riforme che potrebbero facilitare il ristabilimento delle normali relazioni con l’Europa.
Questa non ci sembra comunque una strada facilmente percorribile perché si chiedono a Cuba delle iniziative che, giuste o sbagliate che siano, ne minacciano l’autonomia interna, mentre non si chiedono le stesse cose ad altri paesi non proprio democratici, quali la Cina ad esempio, ma probabilmente troppo potenti perché si lascino tirare le orecchie dalla comunità internazionale e troppo importanti economicamente per escluderli dalle relazioni commerciali.
Se i fatti di Piazza Tienanmen fossero accaduti nella "Plaza de la Revolucion" dell’Avana cosa sarebbe successo?
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