Appunti africani. Thomas Sankara

E’ uscito l’ultimo numero della rivista di studi geopolitici Eurasia dedicato quasi interamente all’Africa. Nell’editoriale del direttore Tiberio Graziani, intitolato "L’Africa nel sistema multipolare" si può leggere: "l’Africa rischia di diventare, per ragioni economiche e geostrategiche, la posta in gioco tra il sistema occidentale a guida statunitense e le potenze eurasiatiche, Russia, Cina ed India. Al fine di prevenire ed ostacolare tale eventualità, e soprattutto per acquisire un determinante ruolo globale nel medio e lungo periodo, l’integrazione continentale dell’Africa rappresenta una necessità ed una sfida, cui le classi dirigenti africane sono chiamate urgentemente a dare una risposta".
In questo ricco e approfondito numero di Eurasia è possibile trovare numerosi e qualificati interventi ed analisi. Per gentile concessione della redazione della rivista presentiamo alcuni stralci di un saggio breve dedicato alla figura di Thomas Sankara, leader africano e fondatore della repubblica del Burkina Faso. In appendice il video dello storico intervento di Sankara al vertice dell’Organizzazione dell’Unità Africana tenutosi ad Adis Abeba nel 1986, noto come "il discorso sul debito".

 

PROSPETTIVE DI UNITÀ CONTINENTALE PANAFRICANA: SANKARA E IL BURKINA FASO
di Marco Bagozzi*

Decolonizzazione: lo sviluppo di due modelli. Il processo di decolonizzazione ha raggiunto la zona subsahriana del continente africano dopo la metà degli anni 50 […] Sostanzialmente le indipendenze furono pilotate dall’occidente euro-americano, causando la dissoluzione degli Imperi delle grandi potenze europee (Francia, Gran Bretagna, Olanda, Portogallo).
[…] Le classi dirigenti africane tentarono di raggiungere una vera indipendenza attraverso due modelli politici: il primo basato sull’occidentalizzazione e modernizzazione delle strutture politiche e del popolo, il secondo basato su una "riscoperta" dei valori e delle identità tradizionali dei popoli africani (lingua, cultura, religioni, costumi).
[…] Questa seconda strada è percorsa dai promotori del cosiddetto "socialismo africano": Kwarme Nkrumah in Ghana, Sekou Tourè in Guinea, Patrice Lumumba in Congo, Tom Mboya e Yomo Kenyatta in Kenia, Sedar Senghor in Senegal, Modibo Keita in Mali, Julius Nyere in Tanzania, Augustino Neto in Angola, e nei paesi
arabi Muhammar Gheddafi e Gamal Nasser, rispettivamente in Libia ed Egitto.
[…] Il "socialismo africano" è presentato dai rispettivi fondatori come "l’unico idoneo per gli africani nel loro contesto". In particolare Sedar Leopold Senghor, primo presidente del Senegal indipendente, strutturerà la "filosofia della negritudine", una prospettiva di sviluppo in linea con le caratteristiche e i valori delle culture tradizionali africane.

Formazione di un rivoluzionario. Thomas Isidor Noel Sankara nasce il 21 dicembre 1949 a Yako.
[…] Sankara si impegna per la formazione politica dei militari, convinto che solo attraverso quest’opera può crearsi un gruppo di cospiratori capaci di giungere al potere. Vengono organizzati incontri di formazione «che vanno dal marxismo al Libro Verde di Gheddafi». L’obiettivo è «dotare i soldati di strumenti e conoscenze indispensabili per penetrare e comprendere la realtà dei villaggi e della condizione dei contadini». Sankara costituisce una cellula di militari rivoluzionari, la ROC, Unione degli ufficiali comunisti. La ROC mira ad una
nuovo formazione politica, sociale e comportamentale del soldato: non più forza di oppressione, ma di emancipazione popolare.

La rivoluzione burkinabè. Sankara diventa segretario all’informazione del governo presieduto da Saye Zerbo […] ma corruzione e incapacità di capire i problemi popolari portano alla crisi tra il governo e Sankara, che dopo pochi mesi si dimette e viene arrestato. Le proteste popolari portano quindi ad un nuovo colpo di stato, il 7 novembre 1982, guidato da Jean Baptiste Ouedraogo e organizzato da quadri inferiori appartenenti alle tendenze "frazionistiche" e "socialiste" dell’esercito. Sankara viene quindi nominato capo del governo, il 10 gennaio 1983.
I ceti oligarchici e mercantili e l’amministrazione americana entrano in allarme in seguito alle dichiarazioni terzomondiste e panafricaniste del leader voltaico in occasione del vertice dei "paesi non allineati" di Delhi (gennaio 1983), in cui «denuncia la miseria, lo sfruttamento e l’umiliazione cui sono sottoposti l’Africa e il suo Paese».
[…] La spregiudicatezza politica di Sankara pone l’Alto Volta in un ruolo politico importante nell’arena internazionale dei paesi anti-imperialisti. Queste manovre politiche non sono viste di buon occhio dalla Francia e dagli alti quadri dell’esercito. Grazie all’intervento francese, Ouedraogo riesce a far decadere Sankara, che finisce di nuovo in carcere. Anche in questo caso però è un’imponente sollevazione popolare, guidata dai sindacati e da partiti nazionalisti e di sinistra, a permettere al capitano Blaise Compaorè di destituire Ouedraogo e consentire la liberazione di Sankara.
Il 4 agosto 1983 giovani soldati "di terza generazione", guidati da Campaorè, riescono ad impadronirsi della capitale voltaica e ad istituire un governo rivoluzionario. All’età di 34 anni, Thomas Sankara può annunciare alla radio nazionale l’inizio della Rivoluzione, «risultato dell’azione congiunta di militari progressisti, lavoratori
e studenti»
[…] Sankara eleva l’esercito a ruolo guida del popolo e a garanzia della salvaguardia della sovranità e delle risorse naturali [e] imposta la sua gestione del potere sulla formula che prevede nel contadinato l’autentica forza rivoluzionaria.
Il nuovo governo voltaico da avvio ad una opera di decentralizzazione del potere, trasferendo competenze politiche ed amministrative alla vasta rete di controllo sociale impiantata nei villaggi periferici. In questo modo la Rivoluzione sankarista può contare sulla mobilitazione della più vasta percentuale di cittadini possibile.
[…] Per simboleggiare in maniera ancora più marcata la svolta rivoluzionaria, ad un anno dall’annuncio della Rivoluzione, il nome del paese, Alto Volta, viene cambiato in Burkina Faso, letteralmente "Paese degli uomini integri e puri".
Obiettivo immediato del governo è l’autosufficienza alimentare, da raggiungere attraverso un modello di sviluppo alternativo (il "socialismo burkinabè"). [Viene elaborata] una prospettiva di sviluppo "autarchico", identificato con il motto "consumare burkinabè": «Ogni volta che acquistiamo dall’estero un prodotto che avremmo potuto produrre noi, favoriamo altre industrie, facendo fruttificare i capitali stranieri a spese dei nostri lavoratori, dei nostri operai, della nostra economia nazionale.
[…] Ma Sankara è, in particolare, convinto che la lotta di liberazione economica può avere successo solo se accompagnata da una radicale Rivoluzione Culturale, così come sviluppata ideologicamente da Amilcar Cabral: «La lotta di liberazione economica è, nel contempo, lotta per preservare e far sviluppare i valori culturali del popolo e lotta per armonizzare e sviluppare quei valori in ottica nazionale».
In Sankara «rivoluzione e tradizione finiscono, così, per coesistere alimentandosi reciprocamente, cancellando storiche manipolazioni etno-classiste».
[…]

Prospettive internazionali Riallacciandosi alla sua prima e breve esperienza di governo, Sankara non rinuncia a tessere importanti accordi internazionali per combattere l’imperialismo e l’egemonia del Fondo Monetario Internazionale e promuovere una "rinascita" dell’Africa. Sankara denuncia le politiche di asservimento neo-imperialista che vengono imposte dal FMI e dalla Banca Mondiale con la "scusa" del debito. I paesi post-coloniali, per giungere ad una vera indipendenza, devono denunciare il debito, rifiutarsi di pagarlo, rigettare le ricette del capitalismo atlantico, contare sulle proprie forze: «Abbiamo detto al FMI: quello che chiedete noi l’abbiamo già fatto. Abbiamo ridotto i salari dei funzionari, risanato l’economia. Non avete niente da insegnarci. Ci è sembrato di capire che quello che il FMI cerca va al di là del controllo della gestione: è un controllo politico.»
[…] In un viaggio a Cuba, nel settembre 1984, Sankara accosta la rivoluzione cubana a quella burkinabè, riconoscendo in Ernesto Che Guevara un modello, eroe e martire dei popoli sfruttati: «Vogliamo oggi dire al mondo che per noi Che Guevara non è morto. Perché ovunque esistono luoghi dove i popoli lottano per più libertà, più dignità, più giustizia, più felicità, ovunque c’è chi lotta contro il colonialismo, il neocolonialismo e l’imperialismo, e contro lo sfruttamento di classe».
[…] Particolare fu il rapporto non solo politico, ma anche di amicizia, con Muhammar Gheddafi, che visiterà il Burkina Faso in due occasioni (aprile 1984 e dicembre 1985). Con Gheddafi, Sankara, condivideva la visione panafricanista terzoforzista, di sostanziale neutralismo tra Unione Sovietica e Stati Uniti.
Particolarmente lungimirante è anche la posizione che Sankara assume nei confronti del conflitto Iraq-Iran, sottolineando come lo scontro indebolisca entrambi i popoli contendenti, facendo il gioco di Israele e dell’imperialismo: «sono a fianco dei miei fratelli soldati dell’Iran e dell’Iraq che muoiono, in una guerra fratricida e suicida».

Morte e oblio. La nazionalizzazione delle terre e delle miniere (1984) e la riforma agraria (1985) scatenano la rivolta dei latifondisti e dei notabili borghesi delle città e, allo stesso tempo, il governo rivoluzionario non può contare su un sostanziale appoggio dalle forze della sinistra politica e dei sindacati, che si autoeliminano dal potere per questioni di partigiani idealismi. […] Il potere sankarista fa fatica a stabilizzarsi.
Ma, più sorprendente e tragico, è l’epilogo dell’esperienza sankarista: sarà difatti Blaise Compaorè, uno dei più fedeli alleati e amico fraterno di Sankara, a guidare i cospiratori che assassineranno il presidente mettendo fine alle prospettive rivoluzionarie. L’omicidio di Sankara, sembra appoggiato dal presidente ivoriano Houphouet Boigny, filo francese, avviene il 15 ottobre 1987.
Il successivo governo, guidato dallo stesso Compaorè, applica alla lettera i dettami del FMI, smantellando le istituzioni e le conquiste della rivoluzione burkinabè e privatizzando e "normalizzando" con riforme neoliberiste il paese. Oggi la figura di Thomas Sankara è vittima di un totale oscuramente da parte del potere centrale.

* Marco Bagozzi è dottore in Scienze politiche laureatosi con una tesi sul Nazionalbolscevismo nella Repubblica di Weimar. Attualmente collabora con il Coordinamento Progetto Eurasia

Per reperire la rivista Eurasia si può fare riferimento al sito http://www.eurasia-rivista.org/

Video del "discorso sul debito" tenuto da Thomas Sankara alla conferenza dell’Organizzazione dei paesi africani di Adis Abeba (1986). Profeticamente Sankara, proclamando la necessità di denunciare la schiavitù del debito tutti insieme, dirà: "Se il Burkina Faso da solo rifiuta di pagare il debito, non sarò qui alla prossima conferenza!". Un anno più tardi Sankara sarà assassinato e il suo governo rovesciato da un colpo di stato.

parte prima: http://www.youtube.com/watch?v=ZDyOCw4suXk
parte seconda: http://www.youtube.com/watch?v=IycG-6xw6Ks&NR=1

Print Friendly, PDF & Email