Il rebus del credito alle pmi

Da quando è scoppiata la bolla finanziaria tutti affermano quanto sia fondamentale continuare a dare ossigeno (danaro) alle imprese. Il Presidente del Consiglio, il Ministro dell’economia hanno assunto precisi impegni a questo riguardo verso gli imprenditori italiani. Hanno, altresì, fatto la voce grossa con gli istituti di credito affinché venga assicurata una adeguata liquidità al sistema economico.
Le banche più volte, a parole, hanno espresso la loro disponibilità, creando fondi appositi destinati al finanziamento delle piccole e medie imprese, così come hanno intensificato i legami con i consorzi di garanzia che possono fornire un valido sostegno ai finanziamenti di cui le aziende hanno urgente bisogno.
Malgrado ciò, non sembra che il mare in cui operano le piccole e medie imprese sia divenuto calmo e accogliente. Al contrario le difficoltà per ottenere finanziamenti e rifinanziare vecchie operazioni tendono a persistere.
Gli istituti di credito si difendono affermando che i ratings delle aziende tendono a peggiorare e ciò determina la minore disponibilità di credito offerta alle aziende.
Chi ha ragione?
Indubbiamente in ogni risposta vi è del vero. Ma se oggi volessimo andare a fondo del problema ci renderemmo conto che la vera "causa causorum" sta proprio nei principi fondanti che sostengono il complesso di norme e regole alla base del cosiddetto "Basilea due".
Su questo argomento (che approfondiremo in seguito con altri nostri interventi) Confindustria, API (associazione piccole imprese), Confartigianato ed altre hanno da sempre espresso pesanti riserve. Lo stesso Ministro dell’economia ha criticato questo sistema inadatto, a suo dire, per le piccole imprese.
Data la situazione di reale difficoltà in cui operano le aziende italiane potrebbe essere il momento opportuno di modificare sostanzialmente un sistema con evidenti contraddizioni interne ma, soprattutto, utile forse per valutare aziende del calibro di FIAT o ENI ma non per decidere se concedere o meno un finanziamento di 10.000 euro al fruttivendolo della porta accanto.
Banca d’Italia ritiene che queste siano intrusioni nella sua sfera operativa e non "gradisce"tale eventualità. Chissà se il potere politico saprà svincolarsi dai diktat di quello finanziario. Forse è proprio vero quello che affermava un certo Ezra Pound con il suo famoso slogan "i politici sono i camerieri dei finanzieri".

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