America Latina. Più divisioni che Unione

Nel maggio del 2008, con gli accordi di Brasilia, nasceva l’Unasur, che poneva a suo modello l’Unione Europea per costruire la stessa organizzazione nel Sud America, riunendo i paesi appartenenti alle altre unioni già costituite (Comunità Andina e Mercosur) oltre ad altri Stati ancora non aderenti ad alcun blocco.
La riunione straordinaria di questi giorni, convocata a Bariloche, nel sud dell’Argentina, nasce però sotto auspici tutt’altro che unificatori, anzi, era da tempo che nella regione latino americana non c’erano delle tensioni come quelle attuali.
Il motivo della convocazione della riunione straordinaria è l’accordo militare tra Colombia e Stati Uniti che dà la possibilità agli Usa di installare fino a sette basi militari, accordo giustificato dal Presidente Uribe con la necessità di fronteggiare il terrorismo e la criminalità organizzata.
Purtroppo l’Unasur pare si stia caratterizzando più come organismo che deve dirimere le controversie tra i paesi aderenti piuttosto che svolgere la sua funzione di mercato unico.
Sembra che le alleanze tra i paesi partecipanti si siano già definite con Ecuador e Bolivia dalla parte del presidente venezuelano Chavez che aveva tuonato contro l’accordo definito come "una controffensiva dell’imperialismo americano, dopo il golpe in Honduras, per bloccare i paesi democratici e progressisti."
Dall’altra parte pare che l’unico che è apertamente a favore della Colombia sia il Perù, guarda caso l’altro paese decisamente filoamericano, mentre Argentina, Cile e Brasile hanno assunto la posizione di coloro che cercheranno di mediare le diverse posizioni.
Il presidente colombiano Uribe rivendica la sovranità del suo paese in decisioni di "sicurezza interna", mentre Morales propone addirittura di convocare un referendum in tutto il Sudamerica per chiedere il parere dei cittadini in merito all’installazione delle basi militari.
Come non bastassero questi contrasti il presidente peruviano Alan Garcia ha denunciato un presunto accordo sottobanco tra Bolivia e Cile per concedere al paese di Morales quello sbocco in mare che chiede da molti anni, temendo che questo non faccia altro che inasprire la disputa che hanno da decenni Perù e Cile sui confini marittimi.
Persino il Paraguay ha presentato una denuncia contro la Bolivia e la sua decisione di acquistare dalla Russia ingenti quantitativi di armi.
Come si vede il quadro è molto complesso e parlare di unità, anche solo commerciale, in queste condizioni diventa molto difficile.
C’è molta attesa soprattutto per verificare se avverrà l’incontro faccia a faccia tra i due maggiori contendenti: Hugo Chavez, che teme l’invasione del suo paese da parte americana attraverso le basi che saranno costruite in Colombia, ed Alvaro Uribe che teme il terrorismo, a suo dire fiancheggiato dal vicino venezuelano.
Il presidente colombiano è comunque stato chiaro: "Non sono venuto per trattare, la decisione è già stata presa".
C’è attesa anche per vedere se alla fine ci sarà la classica stretta di mano finale in cui tutti si sentono vincitori o se le tensioni saranno così forti da evitare anche queste formalità.
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