Perù, gli indigeni non sono soli

La protesta degli indigeni peruviani (vedi articolo Perù: la grande protesta indigena ) non è rimasta isolata, infatti, oltre ad aver avuto un’ampia eco internazionale, ha mobilitato alcuni settori della società civile del Perù che sono scesi in campo per manifestare la loro solidarietà.
Nei giorni scorsi le file dei manifestanti che hanno raggiunto la capitale, oltre che diverse altre città peruviane, si sono ingrossate notevolmente grazie all’apporto di operai, studenti, sindacalisti, tanto che il governo ha dovuto sospendere i decreti oggetto della protesta e creare un gruppo speciale di lavoro per dialogare con gli indigeni formato da presidenti regionali, governo, capi di gruppi di indios oltre che Chiesa cattolica ed evangelica.
Nonostante si sia mobilitato anche il più grande sindacato operaio (la CGTP) il governo continua nella sua opera repressiva durante le manifestazioni e, secondo alcune denunce, revocando la licenza ad emittenti radio alternative che forniscono informazioni sulla protesta.
A Lima le forze dell’ordine hanno lanciato centinaia di gas lacrimogeni contro i manifestanti ma in tutto il paese la protesta aumenta.
Nel nord est del Perù, nella città indigena di Yurimaguas, i nativi hanno bloccato un’importante strada. Nel sud, ad Arequipa, 7000 persone hanno manifestato fino alla piazza principale mentre nello stato di Puno (ai confini con la Bolivia) ci sono state manifestazioni a Juliaca, Azangaro, Llave e nella capitale.
Grandi manifestazioni di solidarietà sono giunte anche dal presidente boliviano Morales che ha auspicato che le richieste dei "fratelli indigeni del Perù" siano accolte.

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