Gheddafi e la sfida africana

La recente nomina del leader libico Muhammar Gheddafi a presidente dell’Unione Africana ha sollevato reazioni contrastanti sia nel continente che tra gli osservatori internazionali.
Durante il suo mandato, della durata di un anno, Gheddafi porterà avanti la sua visione di un’Africa unita e indipendente che possa competere con le grandi potenze mondiali: "Continuerò ad insistere affinché le nostre nazioni collaborino per raggiungere gli Stati Uniti d’Africa," ha dichiarato nel suo discorso inaugurale. Tra i progetti del leader libico figurano un’unica forza militare africana, un’unica moneta ed un unico passaporto che permetta ai cittadini africani di muoversi liberamente in tutto il continente.
Le proposte di Gheddafi hanno già creato delle divergenze tra chi crede nel progetto di un’Africa unita e chi al contrario lo considera solo una fantasia inattuabile. I sostenitori ritengono che un continente ricco come l’Africa abbia bisogno di un leader forte, che lo guidi verso l’unificazione per conseguire un vero sviluppo economico, esteso a tutte le regioni e a tutta la popolazione, e Gheddafi sembra avere la personalità giusta. D’altra parte, gli scettici si chiedono come sia possibile unificare un intero continente quando ancora molte regioni e singole nazioni sono divise da conflitti etnici e tribali. Per ora i capi di stato africani hanno deciso di studiare con calma le implicazioni legali del piano di Gheddafi, fare un rapporto e organizzare un nuovo summit tra tre mesi.
Aldilà della questione degli Stati Uniti d’Africa, i detrattori criticano il leader libico soprattutto per il mancato rispetto della democrazia e dei diritti umani nel suo paese. A questo proposito, Gheddafi ha rilasciato dichiarazioni molto esplicite nel corso del summit dell’Unione Africana: "In Africa non abbiamo strutture politiche, le nostre strutture sono sociali. […] I nostri partiti sono partiti tribali, e questo ha causato conflitti sanguinosi." Ha poi concluso dicendo che la sua Libia, dove non è permessa un’opposizione politica, è il modello migliore per il continente.
Certamente gli attivisti che hanno combattuto per la democrazia multipartitica in paesi come Sud Africa, Nigeria, Ghana e Senegal saranno in profondo disaccordo con il nuovo presidente dell’Unione Africana. Intanto, però, Gheddafi ha molti sostenitori nel continente anche grazie al modo di gestire le proprie risorse petrolifere e soprattutto i guadagni derivati da esse. Infatti, i ricavi del petrolio non hanno beneficiato solo un’elite ma tutta la popolazione, mentre non è accaduto lo stesso in altri paesi con risorse simili, come Nigeria e Sudan. Gheddafi è molto apprezzato anche per gli aiuti economici ed umanitari che invia a diverse nazioni africane, tanto che più di duecento leader tradizionali (re e governanti locali che oggi hanno un potere più simbolico che effettivo) lo hanno proclamato "re dei re" d’Africa.
In ogni caso, per ora sembra improbabile che Gheddafi possa realizzare il suo sogno di un’Africa unificata, non solo per la brevità del suo mandato di presidente dell’Unione ma anche perché finora i maggiori paesi africani, tra cui Sud Africa, Kenya ed Etiopia, si sono mostrati piuttosto scettici al riguardo.

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