Aleksandr Solzenicyn, una voce dall’avvenire

Nell’incredibile silenzio dei mass media italiani, è scomparso lo scorso 3 agosto Aleksandr Solzenicyn (1918-2008), ultimo dei grandi scrittori e pensatori del XX secolo, sicuramente diverso dai più per la capacità che ha avuto di comprendere in profondità il proprio tempo ed il proprio Paese, la Russia, mantenendo non solo una esemplare coerenza nella propria esistenza, anche laddove si trattava di rischiare la vita per farlo, ma non prestandosi mai alla strumentalizzazione da parte del potere politico, né sovietico né poi occidentale.

Ha saputo guardare con poderosa forza ispirativa alle ragioni profonde della tragedia del comunismo, da un lato, e dall’altro al vuoto di forze morali in cui è adagiato l’Occidente. I venti anni (1974-1994) di soggiorno nei cosiddetti Paesi liberi gli hanno permesso di non credere all’illusione di una libertà fondata sullo stesso materialismo dal quale si è sviluppata l’esperienza sovietica. E questa visione disincantata è la vera ragione per cui l’autore che tanto venne pubblicizzato allorché descrisse l’Arcipelago Gulag è stato poi posto nel dimenticatoio da un Occidente cui quell’opera fu tanto di aiuto per demolire il comunismo quanto apparve pericoloso il non allineamento del suo autore.

Solzenicyn ha infatti alimentato la propria severa lucidità di visione, compresa l’analisi delle trasformazioni politiche in atto, in una coscienza della Patria come somma di caratteristiche spirituali alla quale ci siamo da lungo tempo disabituati, orientandoci volta a volta sull’aspetto ideologico o su quello nazionalistico, illudendoci di trovare qui identità comuni che, non a caso, dimostrano sempre più la propria insufficienza.

Solzenicyn ha fondato se stesso e la propria opera artistica su di una visione delle grandi forze spirituali immanenti nella storia: il magnifico ciclo di romanzi la Ruota Rossa, del quale purtroppo in Italia è stato tradotto in tempi lontani solo il primo volume (Agosto 1914), ormai da tempo introvabile, basta di per sé a testimoniare la capacità di questo autore di penetrare, dietro le vicende storiche, le insufficienze interiori dell’azione umana come prima ragione dei suoi spaventosi fallimenti dell’ultimo secolo.

Nel rendere omaggio al genio di questo grande contemporaneo, ci auguriamo che la Russia possa raccogliere nel futuro l’opera di Solzenicyn come magistero di forze portanti per il suo avvenire, a beneficio del futuro dell’umanità intera.

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