Colombia, Ecuador e Venezuela: una pace solo di facciata?

Al termine della conferenza del Grupo de Rio appena conclusasi nella Repubblica Dominicana, una stretta di mano tra i capi di stato di Colombia, Venezuela ed Ecuador ha sancito la fine di un clima di tensione che durava da alcuni giorni, dopo che l’esercito colombiano aveva invaso il territorio ecuadoriano per condurre un’azione militare contro un accampamento di guerriglieri delle Farc.
Ma la pace sembra solo un atto simbolico anche perché per tutto il giorno sia Correa che Uribe non avevano fatto altro che scambiarsi accuse reciproche cercando l’appoggio degli altri leader sudamericani, il primo per ottenere la condanna della violazione della propria sovranità territoriale, l’altro per trovare alleati nella lotta contro il terrorismo.
Il presidente colombiano aveva addirittura dichiarato di avere le prove che le Farc avevano favorito l’elezione di Correa a presidente dell’Ecuador ricevendo in cambio l’epiteto di bugiardo.
E l’aperto sostegno di Nicaragua e Venezuela al governo di Quito non faceva altro che aumentare la tensione.
Nel corso della giornata, probabilmente anche grazie allo scarso successo ottenuto da entrambi nella ricerca di altri alleati, si è assistito ad uno stemperamento della tensione e alla stretta di mano finale che dovrebbe sancire la fine delle ostilità anche perché Correa ha voluto precisare che la Colombia si è scusata ed ha assicurato che non ripeterà invasioni territoriali come quella attuata recentemente in Ecuador.
Il suggello della pace era stato voluto dal padrone di casa, il presidente dominicano Fernandez, e proprio Uribe era stato il primo ad accettare.
Ma il presidente ecuadoriano Correa ha poi annunciato che le relazioni diplomatiche non saranno ristabilite immediatamente, pur ammettendo la volontà di volerlo fare gradualmente. Un segnale che la crisi non può dirsi definitivamente chiusa.

Print Friendly, PDF & Email