Il Ciad tra una pace infranta ed un incidente diplomatico

Il traballante accordo di pace firmato a Sirte, in Libia, tra i gruppi ribelli e il governo centrale ciadiano è già naufragato. La firma apposta da UFDD (United Forces for Development and Democracy), MRC (Movement for Resistance and Change) e FUC (Front Uni pour le Changement) alla fine di ottobre, prevedeva un immediato cessate il fuoco, il rilascio dei prigionieri, e il diritto per i gruppi ribelli di formare propri partiti politici e di unirsi all’esercito regolare. Questo accordo seguiva la decisione dell’invio di una forza di pace dell’Unione Europea, composta da 4.000 uomini, nell’est del paese, finalizzata alla difesa dei rifugiati e delle associazioni umanitarie operanti nel confinante Darfur. È proprio quest’ultimo aspetto, rimasto inalterato dopo la firma libica, a non convincere gli insorti, tornati sul piede di battaglia con l’obiettivo "storico" di "rovesciare" il presidente Deby ed assumere il controllo del paese.
"L’UFDD si considera in stato di belligeranza con l’Esercito francese e con qualsiasi altra forza straniera presente sul territorio nazionale", ha avvertito Hassanè Boulmaye, portavoce del movimento insurrezionale. La minaccia specifica, rivolta nei confronti della Francia, risiede nel fatto che quest’ultima, con i suoi 3.700 uomini, è la nazione maggiormente rappresentata nella forza di pace dell’Unione Europea. Parigi viene accusata dai ribelli anche perché, in virtù di alcuni accordi post-indipendenza sottoscritti con il governo centrale (il Ciad era una colonia francese), ha supportato in passato le azioni militari di N’Djamena.
L’immagine francese si è ulteriormente aggravata con lo scandalo, risalente a poche settimane fa, riguardante sei missionari impegnati nel paese africano. Quest’ultimi hanno tentato, invano, di portare con sé nel paese transalpino 103 bambini, supponendo che fossero orfani e provenienti dal Darfur. Le autorità ciadiane hanno bloccato immediatamente l’iniziativa, essendo bambini originari del Ciad e, in buona parte, nemmeno orfani. I sei missionari, che si dichiarano innocenti, ora rischiano una grave pena. Il caso ha provocato violente manifestazioni anti-francesi in tutto il paese, dando vita ad un pericoloso incidente diplomatico.
Il conflitto che infuria in Ciad è in corso dall’ottobre 2005 ed è strettamente intrecciato con la tragedia del Darfur. Il presidente ciadiano Deby ha sempre accusato Khartoum di supportare e fornire armi all’UFDD, mentre, a sua volta, il governo sudanese sostiene che N’Djamena appoggi i ribelli del Darfur. Il Ciad, inoltre, ospita dentro i suoi confini 240.000 rifugiati del Darfur e 60.000 della Repubblica Centrafricana.
È in precario equilibrio, quindi, anche l’accordo di pace firmato il 3 maggio scorso dai due paesi centrafricani.

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