Ipotesi sull’omicidio di Anna Politkovskaja

Ha destato clamore anche in occidente, dove era molto stimata, l’omicidio da parte di un sicario della giornalista dissidente russa Anna Politkovskaja, nota per le sue inchieste in cui denunciava gli abusi e la corruzione del potere, ed in particolare le stragi e le torture contro i civili commesse dall’esercito russo nei confronti della popolazione cecena.
Il giornale russo Izvestija presenta una gamma di ipotesi nel tentativo di ricostruire i contorni in cui l’assassinio è avvenuto.
La prima pista porta in Cecenia, con due eventualità contrapposte. È possibile si sia trattato di una sorta di vendetta dell’entourage dell’uomo forte Ramzan Kadyrov, vicino al Cremlino, destinato a diventare il presidente della regione alle prossime elezioni e che la Politkovskaja aveva più volte pesantemente attaccato. Ma allo stesso tempo si vocifera che i nemici di Kadyrov abbiano potuto organizzare l’omicidio proprio allo scopo di far ricadere su di lui la responsabilità per metterlo in imbarazzo ed ostacolarne l’elezione. In questo caso difficile dire se possa trattarsi di nemici politici che si trovano nella sua ombra o addirittura della guerriglia cecena.
La seconda è la pista internazionale. Avversari dell’attuale corso politico-economico del presidente Putin avrebbero potuto individuare in quell’assassinio politico un facile metodo per gettare ombre sul governo e destabilizzarlo. Non mancano le lobbies legate alla criminalità o gli ex oligarchi in esilio in occidente o in Israele (come Leonid Nevzlin, già presidente del colosso petrolifero Yukos) che, magari in contatto con governi e servizi segreti stranieri, vorrebbero tornare a fare la voce grossa a Mosca.
Altra ipotesi, quella legata ai circoli militari nazionalisti. Pare che in settori dell’esercito russo esistano delle "società segrete" che hanno come scopo anche l’eliminazione fisica di giornalisti o politici scomodi, considerati nemici della Russia. Difficile dire se questi gruppi abbiano solo obiettivi politico/ideologici o anche contatti con ambienti malavitosi, su cui la Politkovskaja aveva spesso indagato.
Esiste infine la possibilità che la giornalista possa essere venuta a conoscenza di qualche verità indicibile e per questo messa a tacere prima che potesse renderla pubblica.
In ogni caso, ovunque si trovi la verità, è evidente che le rassicurazioni di Vladimir Putin sull’individuazione dei colpevoli appaiano più come dichiarazioni di prammatica che una reale speranza.

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