In Cina la febbre del mattone crea crescenti preoccupazioni.
L’edilizia è in piena espansione mentre lo stock invenduto di nuove abitazioni e uffici si accresce costantemente. Malgrado che il mercato sia saturo, i prezzi continuano a crescere spingendo speculatori e aziende di costruzione ad aprire nuovi cantieri. La ragione di questo strano meccanismo sta nei bassi tassi di interesse sui mutui ipotecari (con interessi reali prossimi allo zero) e la previsione di un corposo rendimento oscillante tra il 4 ed il 6% sugli affitti di una abitazione.
D’altronde la prassi di usare contante nelle transazioni permette agli speculatori di minimizzare le imposte previste in caso di cessione. Questo stato di cose fa ritenere che anche gli ultimi interventi anti speculativi predisposti dal Governo non produrranno effetti reali.
Intanto però il settore real estate ha raggiunto una esposizione finanziaria verso il sistema bancario pari a 380 miliardi di euro (17% del PIL cinese).
Molti paragonano la situazione del mercato immobiliare cinese a quella di Bangkok degli anni ’90 che culminò nella tremenda crisi finanziaria asiatica del ’97.
Sarà così anche per la Cina?