Nato: operazione giaguaro

A Capo Verde il 15 giugno è iniziata un’esercitazione Nato denominata Steadfast Jaguar che terminerà il prossimo 28 giugno. Vi partecipano circa 7000 militari con forze terrestri, navali, aeree.  Si vuole, in questo modo, testare la "Forza di risposta della Nato" (NRF) che si propone, con la disponibilità di 25.000 uomini ad alta prontezza, di operare in qualsiasi luogo del Pianeta entro cinque giorni dall’allarme e per un intero mese in modo autosufficiente.
La conformazione standard prevede una unità terrestre con "capacità di penetrazione", una portaerei con il suo gruppo di battaglia, un gruppo anfibio ed uno aereo in grado di effettuare 200 incursioni al giorno.
L’Italia partecipa al NRF con il Comando di Solbiate Olona (VA), nonché con una componente navale formata da 4 unità di superficie ed infine con una aerea  costituita da diversi velivoli Tornado.
La scelta di Capo Verde, assicurano i vertici della Nato, è casuale.
Tuttavia il crescente peso dell’Africa nella produzione di petrolio, destinato in prevalenza agli USA, fa ritenere che le manovre condotte in questa area del Mondo non siano frutto solo del caso. Gli USA entro il 2015 dipenderanno dal petrolio africano per il 25% delle loro importazioni (contro il 15% attuale).
La posta in gioco, quindi, non è irrilevante.

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