Attacco globale

Il generale americano James Cartwright, capo del comando strategico (Stratcom), ha dichiarato che le forze armate statunitensi sono pronte a colpire qualunque parte del globo nel tempo massimo di 60 minuti “compreso il tempo necessario ad avere l’autorizzazione del presidente”.
L’attacco potrà avvenire con missili balistici Trident II D-5 a testata convenzionale, ma è noto che quel genere di missile può essere armato, all’occorrenza, anche con testate nucleari.
Il “global strike” è una realtà acquisita. Il missile, lanciato dal sottomarino più vicino all’obiettivo, si proietterà fuori dell’atmosfera e vi rientrerà ad una velocità di 28mila km/h, in un raggio di 7mila km dal punto di lancio. Questo consentirà di colpire anche regioni dove non si hanno dislocate basi o forze e senza dovervi trasferire navi o bombardieri. Si potranno, spiega il Pentagono, “attaccare campi di terroristi, siti missilistici nemici, sospetti nascondigli di armi biologiche, chimiche o nucleari e altre potenziali fonti di immediata minaccia” in tempi brevissimi.  
Il nemico non potrà sapere, fino all’impatto, quale tipo di testata viene trasportata dal vettore. Questo preoccupa Russia e Cina, paesi armati nuclearmente. Secondo gli esperti del New York Times il sistema di attacco globale potrebbe innescare “il rischio di un confronto nucleare accidentale” riportando il mondo all’epoca della guerra fredda.

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