Israele: a 2.000 km dalla guerra

Cresce l’attesa per il rapporto dell’Aiea (Agenzia atomica internazionale) dopo il mese di tempo concesso dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu all’Iran (scade il 28 aprile) per interrompere il programma nucleare che potrebbe portare, in prospettiva futura, alla costruzione della bomba atomica. Mentre da più parti si paventa una operazione militare americana, Israele sta valutando la possibilità di un intervento unilaterale.

Forte dei suoi armamenti nucleari e dell’aviazione più avanzata della regione (secondo alcuni analisti la terza al mondo dopo Stati Uniti e Gran Bretagna), per Israele, più che la fattibilità tecnica, si prospetta un problema politico: quali ricadute potrebbe avere un intervento militare contro l’Iran (autonomo o congiunto) nei rapporti tra Tel Aviv e la comunità internazionale? Quali conseguenze politiche e militari con i paesi arabi vicini e in Palestina?

Forse dettate da spirito propagandistico, le affermazioni del Capo di Stato Maggiore israeliano Dan Halutz non lasciano tranquilli. A chi gli domandava fino a dove era pronto a spingersi lo stato ebraico per risolvere la crisi, il generale ha risposto: "Fino a 2.000 chilometri". Ovvero la distanza tra Iran e Israele.

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