UN ESERCIZIO DI OTTIMISMO

Pensare alle possibili conseguenze della vittoria di Bush suscita certamente delle grandi preoccupazioni che investono un po’ tutti i temi principali del futuro: dalla situazione mediorientale, alla questione palestinese, agli equilibri economici, al futuro delle democrazie, al rapporto con l’Europa e l’America Latina, alla crescente concentrazione dell’apparato energetico militare e d’intelligence.
Oggi tuttavia vogliamo proporre ai lettori di Clarissa un esercizio di ottimismo.
Questa vittoria infatti ha un aspetto fondamentale positivo: avremo modo di vedere all’opera nella sua interezza e chiarezza un modello estremo di egemonia imperiale, fondato sull’idea di un destino manifesto della razza anglosassone, su di una visione religiosa che ha definitivamente tradotto in forme di tradizione materializzata il messaggio biblico e operativamente rivolto al consolidamento del potere mondiale di un ristretto gruppo di élites di natura finanziaria, industriale e militare.
Quali possono essere gli effetti positivi di questa radicalizzazione dell’egemonia statunitense?
In primo luogo, l’Europa: qui dovremo operare una scelta sempre più netta rispetto all’unilateralismo nordamericano, che sempre più si tradurrà nel tentativo di imporre un diritto internazionale fondato sugli interessi di superpotenza degli Usa. Se Kerry avesse vinto, avremmo visto rinverdire le ambiguità kennedyane. Ora questo non sarà più possibile.
L’Europa o dimostrerà di poter definire una propria identità, anche internazionale, o sarà spazzata via come entità politica nel giro di pochi anni. L’anodina Costituzione appena celebrata, soggetta ancora al rischio della non ratifica da parte di qualche Stato membro, dimostrerà presto la sua insufficienza: anche questo potrebbe essere un aspetto positivo, se ci costringerà a rapidamente ripensare il senso storico profondo del continente nella vita di tutti i Popoli.
In secondo luogo, le tematiche economiche: dal ruolo del dollaro, alle questioni del commercio internazionale, alla centralità del petrolio nel sistema energetico mondiale – tutto spingerà nei prossimi mesi, se pensato a fondo, a rimettere in discussione le fondamenta dell’organizzazione internazionale dell’economia. Le gravi difficoltà in cui rapidamente si troverà l’economia mondiale, da questo punto di vista, potrebbero essere uno stimolo fortissimo ad una ridiscussione dei capisaldi stessi della visione economica attuale, a partire dal ruolo stesso di capitale, lavoro, denaro e della componente economica nell’organizzazione della società.
In terzo luogo, un aspetto di fondo: il modello culturale che gli Usa hanno imposto nell’ultimo decennio potrebbe cominciare a suscitare un effetto diverso da quello della contrapposizione fra fondamentalismo occidentalista e fondamentalismo islamista: il sorgere della consapevolezza che i molti problemi del presente, suscitatori di ingiustizia, violenza e morte dal Vicino all’Estremo Oriente, dall’Africa al Caucaso, richiedono qualcosa di molto più radicale di esauste ideologie fondate sulla Bibbia o sul Corano: la riconversione stessa del pensare, per attingere in esso non agli strumenti sottili della dialettica ma al vigore di forze immateriali suscitatrici della libertà interiore. Partendo da qui, potremo iniziare la liberazione dei singoli e dei Popoli dal dominio congiunto del denaro e dell’ideologia.
La nuova presidenza Bush potrebbe, non volendolo, servire a tutto questo.

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