La P.A. in rete: le città digitali in Italia e il progetto SICI

INTRODUZIONE

La diffusione mondiale delle reti telematiche e lo sviluppo sempre più esteso dei servizi informatici hanno avuto un grande impatto emotivo sulla società post-industriale. Sono oramai di uso comune termini come Società dell’Informazione, telelavoro, rete civica e, soprattutto nel mondo dei media, si è fatto strada il convincimento che si stia attraversando un periodo di grandi trasformazioni sociali ed economiche.

Secondo le prospettive più ottimiste, la telematica, col suo potere distruttivo sullo spazio, con la sua potenzialità di moltiplicazione dei canali comunicativi ed informativi, produrrà sconvolgimenti epocali in tutti i settori della vita dall’economia all’informazione, dalla politica al tempo libero. Anche gli esperti e gli studiosi più cauti, del resto, non negano l’importanza dei cambiamenti in atto e la rilevanza delle possibilità connesse all’utilizzo ed allo sviluppo dell’informatica soprattutto nel settore dei servizi al cittadino: prestazioni anagrafiche, sanitarie, possibilità di accesso alle informazioni di pubblica utilità ecc.

Oggetto di questo studio è la Pubblica Amministrazione in rete ovvero l’analisi dei vantaggi che le reti ed i servizi telematici possono apportare ai rapporti tra la Pubblica Amministrazione e la cittadinanza in Italia e alla gestione ed organizzazione della Pubblica Amministrazione stessa.

Prima di tutto è necessario specificare il particolare significato di città digitale: questo è un termine prettamente europeo che traduce, pur con sostanziali modifiche, esperienze maturate negli Stati Uniti basate sullo scambio di informazioni, in ambito locale, mediante computer. Si considera pertanto il termine città digitale come l’evoluzione/trasformazione europea dei community networks statunitensi. Questi ultimi erano servizi telematici, antecedenti all’avvento di Internet, nati con lo scopo di rafforzare la coesione nell’ambito delle comunità locali.

Nell’era della globalizzazione economica, della presunta perdita delle peculiarità e delle identità locali, i community networks emersero col fine dichiarato di salvaguardare il senso di appartenenza e le culture locali. In Europa si parla, invece, di digital cities e civic networks in quanto le tecniche e gli strumenti tecnologicamente avanzati si legano maggiormente al governo della città.

Il termine città digitale quindi non rappresenta un modello teorico astratto applicato ovunque allo stesso modo ma, al contrario, una varietà flessibile di sistemi di comunicazione che hanno sviluppi diversi secondo il contesto sociale in cui operano. Alle città digitali sono assegnate due funzioni: quella di e-government e quella di marketing territoriale. Ci si aspetta che la presenza e gli investimenti monetari e lavorativi, nel campo della digitalizzazione, portino ad una maggiore competitività dei privati nel settore economico, una migliore visibilità con vantaggi pubblicitari, un miglioramento nello scambio di conoscenze (know-how) e di informazioni che rilancino tutte le attività produttive.

Dal punto di vista politico è il funzionamento della macchina burocratica al centro dei pensieri degli amministratori locali. A partire dal 1995 si è assistito, nel nostro Paese, alla febbrile corsa verso un primato telematico alla quale nessun attore sociale si è sottratto. Tutti i partiti politici, soprattutto in vicinanza delle tornate elettorali, hanno investito sulla presenza in rete, risorse ingenti: i Comuni, le Province e le Regioni hanno dato vita a sistemi complessi di informatizzazione degli uffici pubblici e, sebbene lavorando in maniera incostante e scoordinata, hanno investito miliardi di lire nella creazione di siti Internet istituzionali e reti civiche.

Questa tesi si propone di registrare quali sono stati gli sviluppi più interessanti e di esaminare quali saranno le future evoluzioni di questo processo soprattutto per ciò che riguarda le potenzialità sovvertitrici delle gerarchie territoriali, di cui la telematica è investita. L’interesse principale, nel corso dello studio si è incentrato, in maniera approfondita, sul ruolo delle Amministrazioni Pubbliche delle zone considerate marginali del nostro Paese: si è, infatti, cercato di scoprire quanto i progetti telematici rilanceranno il territorio locale nell’ambito del globale rappresentato dalla rete mondiale.

Su questo tema si è anche analizzata l’importanza della presa di coscienza del settore pubblico e l’importanza di un suo intervento riequilibratore proprio per creare i presupposti di un generale assestamento territoriale che il settore privato, impegnato nell’investire laddove trova un concreto riscontro economico ed un utenza preparata, non potrà mai rendere possibile. Il lavoro è diviso in quattro parti: le prime tre sono incentrate sulla nascita delle digital cities in Italia, sulle modalità di sviluppo che producono nell’incontro con il contesto italiano e sui risultati fin qui ottenuti.

Ogni parte corrisponde ad un diverso angolo visuale dello stesso fenomeno: storico, teorico e normativo. Nella ricostruzione tematica questa divisione ha il proposito di offrire un quadro d’insieme ed un’analisi completa che lo studio di ogni singola componente lascerebbe lacunoso e parziale.

L’ultima parte, invece, si occupa di un caso di studio. Il primo capitolo, come detto, mira ad una ricognizione storica del fenomeno: si inizia dalle origini, nel 1965, del progetto ARPANET, la costruzione di una rete nazionale militare senza un nodo centrale affinché potesse sopravvivere ad un eventuale attacco nucleare da parte dell’Unione Sovietica. In seguito si analizza il passaggio dalla rete militare alla rete civile e da questa a quella globale.

Nel terzo paragrafo del primo capitolo si ha la descrizione della rete Internet negli anni ‘90 con particolare riferimento alla sua strutturazione odierna negli Stati Uniti ed in Europa. Un certo interesse è riservato anche, senza peraltro scendere nei particolari, ad alcuni aspetti tecnici quali i protocolli di trasmissione e l’architettura www della rete: queste nozioni risulteranno certamente utili al fine di definire gli ambiti e le possibilità tecniche entro le quali le Amministrazioni sono costrette a muoversi. La ricostruzione storica prosegue con lo studio del fenomeno dei community networks nel Nord America (Stati Uniti e Canada): la prima generazione, nel 1991, dei pionieri e la seconda, nel 1993,della differenziazione e dello sviluppo.

La descrizione si fa man mano più analitica e dettagliata quando dal continente americano si passa a quello europeo mentre l’ultima parte del capitolo è completamente dedicata al fenomeno delle città digitali in Italia, sorto all’inizio del ’95 con le prime reti civiche ed esploso nel 1996 con studi, conferenze e soprattutto con l’interessamento sempre più esteso delle Amministrazioni Pubbliche . Il proposito del secondo capitolo è quello di affrontare il dibattito teorico sul fenomeno delle città digitali, in maniera particolare per ciò che si riferisce agli aspetti geografici:

– la questione della connessione tra le nuove tecnologie, la partecipazione dei cittadini alla vita politica e il prospettarsi di un nuovo tipo di democrazia;

– la questione della presunta morte della distanza, che le reti globali causerebbero e che porterebbe alla fine della tradizionale concezione della geografia;

– la questione della dialettica tra pubblico e privato e tra programmazione e libero mercato nella ridefinizione delle gerarchie territoriali nel mondo della telematica.

Questo quadro è servito per comprendere le dinamiche in atto e poter dare un giudizio complessivo sul ruolo degli Enti Pubblici nel campo della informatizzazione dell’agire politico e per poter affrontare e giudicare il caso di studio in esame. La terza parte si concentra nell’analisi del ruolo delle Autorità italiane nel processo normativo e sull’azione politica degli organi competenti nel campo dell’introduzione delle nuove tecnologie nella Pubblica Amministrazione, mirando a fornire una chiave di lettura sintetizzabile in due punti:

– presa di coscienza dell’importanza strategica delle tecnologie della comunicazione nella Pubblica Amministrazione;

– predisposizione di un disegno unitario che omologhi il panorama nazionale e cancelli gli squilibri tra gli enti più o meno predisposti e le realtà territoriali più o meno avanzate.

Nel primo caso si sono fatte rientrare tutte le norme in materia di trasparenza, velocità e buon funzionamento della P.A., introdotte in Italia negli ultimi anni, nel secondo l’istituzione dell’AIPA, con tutti i progetti sviluppati da questa Autorità, ed il “Piano d’azione per l’e-government” promosso dal Governo nel Giugno 2000.

La quarta ed ultima parte si riferisce ad un progetto concreto: Il Progetto SICI (Servizi Informativi a Cittadini e Imprese) della Amministrazione Provinciale di Pesaro-Urbino. A questo progetto, il più coerente della provincia, si è cercato di applicare le concezioni e le riflessioni maturate nel corso del lavoro, in particolare per ciò che concerne l’entroterra e le zone più svantaggiate dal punto di vista delle vecchie tipologie di comunicazione, con realtà comunali soggette ad un preoccupante decremento di popolazione ed ad un impoverimento delle risorse produttive che avrebbero la possibilità di rilanciarsi nel contesto globale con l’utilizzo delle nuove tecnologie di rete.

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