Madrid Baghdad

Non è facile costringersi alla lucidità davanti a avvenimenti come quelli di Madrid.
Ma l’Italia ha attraversato situazioni molto simili: e questo ci impone di riflettere, perché i fatti di Madrid somigliano più alla strage di Bologna che all’attentato alle Twin Towers, e questo non può essere ignorato.
Vi sono, in questo massacro, alcuni “ingredienti” ben noti a chi si è occupato non superficialmente della “strategia della tensione” italiana (e non solo italiana).
La coincidenza con un periodo elettorale; il colpire nel mucchio, con particolare attenzione ad un’area e ad un orario in cui i bersagli sono lavoratori e giovani che utilizzano mezzi di trasporto, provenendo dalle aree più popolari; la “disponibilità” sul posto di un movimento come l’Eta con precedenti terroristici di tutto rispetto; la presenza di un preavviso molto preciso, in quanto, come riferisce il Corriere della Sera, “il 24 dicembre scorso era stato sventato all’ultimo momento un attentato alla stazione madrilena di Chamartin con modalità del tutto simili a quello avvenuto oggi”, ovviamente attribuito all’Eta.
E tuttavia sfugge il senso di un’operazione di tale indiscriminato stragismo che, come ha osservato Jürgen Storbeck, direttore generale di Europol, «non risponde al modus operandi finora adottato dall’Eta».
I dubbi dell’autorevole euro-funzionario di polizia (“Per questo, secondo Storbeck «non è ancora chiaro chi siano gli autori»”, riferisce sempre il Corriere) sono francamente anche i nostri.
I soliti commentatori DOC (di origine controllata) hanno prontamente legato l’Eta ad Al Queida, ignorando il fatto che di queste connessioni fra terrorismo europeo e arabo-palestinese si parla da almeno quattro decenni, ma ben poco esiste di oggettivo: a parte qualche interessante precedente di addestramento di gruppi di “rossi” e “neri” in Libano, piuttosto inquietanti per le connessioni con servizi segreti occidentali che hanno lasciato trasparire.
Viene subito dimenticata, anche, la recente disponibilità manifestata da parte dell’ETA di arrivare ad un accordo politico con il governo spagnolo.
Sarebbe forse più il caso di domandarsi se non ci sia un parallelismo fra le stragi di Madrid e quelle di Baghdad. Con l’inquietante connessione al déja vu della strategia della tensione europea degli anni Settanta e Ottanta.
Certamente, se si tratta del primo micidiale sbarco di un terrorismo destinato ad acuire the clash of civilization fra “mondo occidentale” e “barbarie islamica”, preconizzato da Huntington, esso è destinato a spingere un’Europa, sempre più perplessa dinanzi alle scelte strategiche nordamericane, verso le dottrine interventiste di guerra preventiva e di democracy building, diffusamente attuate dagli Usa nel mondo (dall’America Centrale al Medio Oriente al Giappone, dal 1944 al 2004).
Ci sono quindi già due buoni motivi per inorridire: lo strazio di vite di civili inermi e inconsapevoli; il robusto aiuto che viene così dato alla guerra psicologica degli Usa, che sapranno bene utilizzarlo nei prossimi mesi anche in Europa.

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