La Polonia e i missili Usa

Dopo quattro anni, tornano alla ribalta i missili Usa negli ex-Paesi del Patto di Varsavia. Con una intervista al quotidiano polacco Wprost, il presidente Bronislaw Komorowski ha clamorosamente definito "un errore politico" l’accordo del 14 agosto del 2008 fra Usa e Polonia (di cui riferiva clarissa.it) che prevedeva delle clausole davvero inusuali, come le definiva all’epoca il New York Times: a fronte dell’installazione di dieci missili Interceptor, che dovevano essere operativi proprio quest’anno, almeno temporaneamente i soldati americani dovevano presidiare le installazioni polacche rivolte verso la Russia e gli Stati Uniti erano addirittura obbligati a difendere la Polonia in caso di attacco, intervenendo con una rapidità maggiore di quella richiesta dalle regole Nato, di cui pure la Polonia è già membro.
Il presidente polacco si lamenta adesso del fatto che "accettando la proposta americana, non abbiamo considerato il rischio politico legato al cambiamento di presidenza negli Usa. Abbiamo pagato un prezzo politico troppo alto per questo".
L’insoddisfazione polacca è intanto da attribuirsi al fallimento tecnico del cosiddetto sistema GMD (difesa terrestre anti-missile a medio raggio) di cui i missili dislocati in Polonia avrebbero dovuto far parte: si è trattata infatti di una vera e propria bufala, dato che i test che avevano dato per efficiente il sistema erano pesantemente truccati. In un servizio dell’agosto 2008, significativamente intitolato "Truffa senza fine", il giornale britannico The Guardian spiegava come si erano in realtà svolte le prove nella quali GMD era riuscito a colpire due missili su cinque.
"Tutte le prove fatte finora – qualunque sia stato il loro esito – erano truccate, scriveva The Guardian. Il bersaglio, le sue caratteristiche, la sua traiettoria e destinazione erano noti prima dell’inizio dei test. Veniva usato un solo missile ostile, dato che il sistema non è assolutamente in grado di colpirne due allo stesso tempo. Quando sono stati usati dei missili esca, erano diversi dal bersaglio vero e si potevano identificare immediatamente. Per migliorare i risultati dei test, le ultime esercitazioni sono state rese ancora meno realistiche: l’agenzia non usa più nessun tipo di missile esca. Questo evidenzia uno dei difetti insanabili del sistema: non si capisce come gli intercettori possano riuscire a superare i tentativi di confonderli fatti da un eventuale nemico".
Attualmente, il presidente Obama ha avanzato una nuova proposta: una rete di radar basati a terra e su unità navali, come scudo per intercettare possibili attacchi dall’Iran. Nella prima fase, questo sistema prevede l’installazione di radar Aegis su navi da guerra e un potente radar di coordinamento in Turchia; successivamente, gli Aegis dovrebbero essere spostati in Romania e in Polonia. Il nuovo progetto avrebbe già ottenuto, in sede Nato, la sottoscrizione da parte di Polonia, Romania e Turchia.
La singolare presa di posizione del presidente polacco potrebbe quindi non essere altro che un mezzo per alzare la posta in gioco in vista delle elezioni Usa, dato che Komorowski ha aggiunto che "spendere grandi somme per infrastrutture militari è di fatto senza senso, se non siamo garantiti da attacchi missilistici e raid aerei", richiedendo per questo che lo scudo polacco sia parte di un sistema europeo di difesa anti-missile.
Come giustamente osserva l’autorevole rivista specializzata Stratfor, però, la minaccia di missili intercontinentali da parte di stati "canaglia" come i soliti Iran e Nord Corea, non è la vera ragione del fallimentare progetto di scudo anti-missile. "Il sistema agisce come un baluardo contro la assai più prossima minaccia rappresentata dalla Russia e dalle sue forze convenzionali. Il sistema di difesa anti-missile di per sé non può nulla contro una minaccia convenzionale, ma serve da protezione contro la Russia solo se associato alla presenza di truppe Usa".
Il fatto che il nuovo progetto di Obama debba attenere il 2018 per essere pienamente operativo, in un lasso di tempo che quindi comprende ben due elezioni presidenziali a partire da quella del prossimo novembre, è ciò che ha fatto spazientire il presidente polacco: non si tratta quindi di un cambiamento di rotta nei confronti del rapporto privilegiato con gli Usa, ma semmai un richiamo all’attuale ed al prossimo presidente Usa (sia o meno la stessa persona) affinché gli Usa diano concretezza alla richiesta strategica di fondo della Polonia, quella di creare un deterrente sufficientemente potente sia contro la Russia che contro la Germania. I presidenti Usa passano, vuol dire Komorowski, la nostra storia rimane.
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