Bashar Assad parla alla Siria

Era molto atteso il discorso del presidente siriano Bashar Assad davanti al Parlamento (Assemblea del Popolo) oggi, 30 marzo, dopo settimane di scontri e tensioni (oltre sessanta le vittime), in particolare nelle città di Daraa e Latakia, e le grandi manifestazioni popolari di ieri, con milioni di partecipanti nelle maggiori città del paese, chiamate a riaffermare l’unità nazionale. Questa la sintesi del suo intervento.

Assad ha esordito deplorando i recenti avvenimenti in Siria e dicendosi costernato per le vittime tra i cittadini, sottolineando che è sua responsabilità garantire al Paese sicurezza e stabilità. "Trame successive hanno imposto al paese questa prova. La nostra coesione, la nostra volontà e quella di Dio, ci permetteranno di riuscire a fronteggiarla […anche se…] i nostri nemici stanno lavorando quotidianamente in modo organizzato e programmato per minare la stabilità della Siria".
Assad ha quindi fatto riferimento ai grandi cambiamenti che stanno investendo da mesi la scena araba, "modifiche che lasceranno il loro segno su tutta la regione, senza eccezioni, e forse al di là della regione stessa". Ma ciò non fa che rafforzare il punto di vista della Siria e riflette un consenso popolare che sorregge le istituzioni: "Lo Stato popolare arabo, che è stato messo da parte per almeno tre decenni, è ritornato nel cuore degli eventi della regione, a conferma che i popoli arabi non sono stati domati".

Il presidente Assad ha fatto notare che il suo discorso è stato deliberatamente ritardato "per avere il quadro completo" della situazione. La Siria è l’obiettivo di un grande complotto le cui fila sono mosse in alcuni paesi stranieri, vicini e lontani, ma anche dall’interno, un piano che ha sfruttato la tempistica, se non la forma, di ciò che sta accadendo in altri paesi arabi. "Riconosciamo l’intelligenza dei nostri nemici, che hanno utilizzato metodologie molto sviluppate, ma anche la loro stupidità poiché hanno scelto come obiettivo un paese e un popolo contro cui le loro trame non avranno successo". I congiurati hanno avviato provocazioni tramite internet, utilizzato le reti satellitari, hanno promosso la sommossa falsificando informazioni, immagini e foto, fino a cercare di usare lo strumento confessionale, "ma la Siria è riuscita ad evitare caos e discordia".
"I cospiratori, che sono un gruppo ristretto, hanno mescolato strumentalmente tre elementi: sedizione, riforme, bisogni quotidiani. Noi siamo favorevoli alle riforme. Rispondere ai bisogni del popolo è poi nient’altro che un nostro dovere. Ma non siamo certo disponibili al caos!".
Assad ha quindi ricordato le manifestazioni oceaniche del giorno precedente, sottolineando come sia stato il popolo a resistere al complotto, nel momento in cui ha dispiegato la sua coscienza nazionale che ha consentito di affrontare in modo pacifico e sano la preservazione dell’unità nazionale.

Affrontando i temi politici, Assad ha sottolineato che l’azione sul piano interno si basa "sullo sviluppo, l’apertura e il contatto diretto con la gente e i cittadini" mentre per quello esterno i pilastri sono l’indipendenza e l’interesse nazionale. Il legame tra le due politiche, interna ed esterna, è sempre il cittadino: "Il cittadino è la bussola di tutto ciò che facciamo […ma se…] la Siria è riuscita a sventare tutti i complotti che sono stati posti sul suo cammino, questo ha spinto i nostri nemici ad elaborare sempre nuove strategie per indebolirci. Pertanto è necessario che ogni nostro successo venga difeso". Allo stesso tempo i rapporti tra Stato e cittadino non si fondano sulla repressione ma sui bisogni sociali, che sono "un diritto della società e un dovere dello Stato, che li deve comprendere e soddisfare".

Assad si è quindi rivolto al popolo di Daraa: "Sono stati i cittadini di Daraa ad accerchiare coloro che volevano provocare i disordini e minare la coesione nazionale. Il sangue versato è sangue della Siria e riguarda tutti noi, poiché le vittime sono nostri fratelli e le loro famiglie sono le nostre. È necessario capire le cause di quanto è successo, cercare i responsabili e punirli. Lavoriamo insieme per guarire la ferita e ricoprirla dell’affetto e dell’armonia della nostra grande famiglia. […] Evitare la sedizione è un dovere nazionale e morale e chiunque di noi possa fare qualcosa e non lo fa, si rende complice nell’uccisione della Patria".

Sul tema delle riforme Assad ha dichiarato che non ci sono né ritardi né ostacoli, e nessuno vi si oppone. Il presidente ha fatto riferimento a nuove misure riguardanti l’unità nazionale, la lotta alla corruzione, l’informazione e l’accrescimento delle opportunità di lavoro, le quali saranno ben presto annunciate e saranno in ogni caso la priorità del nuovo governo (il precedente ha rassegnato le sue dimissioni nella giornata di ieri). Quanto allo stato d’emergenza che vige nel paese dal 1963, Bashar Assad ha ammesso che esso può provocare sofferenze ma che queste, al momento, devono essere poste in secondo piano. Le priorità rimangono, metaforicamente, le sofferenze di un bambino il cui padre non ha denaro per sostenerlo o lo Stato la medicina per guarirlo. Problemi che il paese deve ancora affrontare in modo permanente.

Fonte: SANA (Syrian Arab News Agency), 30 marzo 2011

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