Disoccupazione, una spina nel fianco di Obama

Ad un anno e mezzo dall’insediamento, l’Amministrazione Obama comincia a perdere alcuni pezzi. Christina Romer, presidente del Consiglio degli economisti della Casa Bianca, lascia l’incarico. Era lei che aveva pronosticato come il lancio del pacchetto di stimoli, oltre un anno fa, avrebbe determinato un calo del tasso di disoccupazione sotto l’8%. La stima, invece, sta correndo al 9,5% nell’ultimo mese di luglio.
Ma, forse, non è stato questo a determinare l’abbandono della Romer, quanto piuttosto i dissidi col super consigliere economico di Obama, Larry Summers, e la consapevolezza di non poter più incidere sulle scelte di fondo del governo. Alcuni giorni prima era stato Peter Orszag, responsabile del bilancio federale, a lasciare.
Le previsioni economiche non sono rosee. Dopo alcuni segnali di ripresa ecco che sembra alle porte una nuova fase recessiva, quella che gli americani chiamano "double dip": dopo una rovinosa caduta e un timido rimbalzo, una nuova caduta. Ma quanto sarà grave? Anche se gli analisti non parlano per ora di una Grande recessione, tuttavia si moltiplicano le voci di un Grande stallo.
Come si diceva è soprattutto la disoccupazione a preoccupare. Gli ultimi numeri parlano di una situazione di luci ed ombre. Se si registra una ripresa nel settore manifatturiero (più 180mila posti nei primi sette mesi dell’anno), il settore pubblico mostra grande sofferenza con emorragie continue. Per l’immediato futuro sembra impossibile invertire la tendenza visto che ci si aspetta la perdita dei 150mila posti temporanei creati per il censimento del 2010 e ulteriori licenziamenti per il personale delle amministrazioni locali, in grave deficit fiscale, a cui aggiungersi l’esaurirsi del pacchetto di stimoli federali.
Il nodo del problema rimane tuttavia il settore privato. Mentre si calcola che le imprese siedano su profitti di 1800 miliardi, solo in minima parte tale ricchezza viene destinata a recuperare posti di lavoro. Nei prossimi giorni ci si aspetta un intervento della Federal Reserve che possa rompere gli indugi e spronare l’economia privata a mostrarsi più spregiudicata. Nel frattempo la Camera è chiamata a varare un pacchetto di 26 miliardi che possa impedire il licenziamento di circa 150mila insegnanti e tagli per i corpi dei vigili del fuoco. Un salutare tampone, quindi, ma da cui non ci si aspetta alcun sollievo strutturale.

Fonte: Corriere della Sera

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