Il clima del Sudamerica

Le differenze ideologiche tra i vari leader latino americani si sono evidenziate anche durante la conferenza sul clima di Copenaghen dove le diverse impostazioni politiche sono emerse chiaramente.
L’intervento più "estremista" è stato sicuramente quello del presidente boliviano Morales che ha indicato il sistema capitalistico e la "sua cultura della morte" come responsabili del riscaldamento del pianeta, auspicando un nuovo modello economico mondiale per salvare la terra.
Molto duro anche nei confronti del presidente americano Obama, definito "peggio di Bush" per non aver ancora chiuso il carcere di Guantanamo, come aveva promesso, e per la mancata presa di posizione nei confronti del golpe in Honduras.
Più moderato ma altrettanto determinato l’intervento del presidente brasiliano Lula che ha difeso il protocollo di Kyoto, ritenendolo una base indispensabile dalla quale partire per fare finalmente qualcosa. Lula, pur dando molte responsabilità ai paesi più ricchi, ha ammesso che le nazioni in via di sviluppo contribuiscono notevolmente al riscaldamento del pianeta, e le ha esortate ad approntare i necessari interventi tecnologici per ridurre le emissioni di Co2 senza attendere l’aiuto dei paesi sviluppati, pur senza escluderlo.
Come era facile immaginare i paesi che sono politicamente più vicini agli Stati Uniti come Messico e Colombia sono stati meno allarmisti per non distaccarsi troppo dall’impostazione americana.
Calderon ha invitato a raggiungere semplicemente un "ambizioso accordo" per poi arrivare alla prossima conferenza sul clima del Dicembre 2010 in Messico in cui si dovrà arrivare ad un trattato vincolante. Secondo Calderon le colpe vanno divise equamente tra paesi ricchi e paesi poveri.
Il presidente colombiano Uribe ha accusato alcuni altri leader di fare della pura retorica ed ha invitato ad evitare la contrapposizione tra paesi sviluppati e paesi poveri perché, a suo parere, la questione non è ideologica ma pratica ed invitato tutti a fare subito qualcosa al proprio interno.
Uribe ha voluto rilevare come la Colombia si sia già indirizzata verso una politica ecologica con l’ottantacinque per cento della sua produzione energetica realizzata tramite centrali idroelettriche e con programmi di incentivazione delle fonti alternative.

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