I muscoli cubani: paura o politica?

Passano gli anni, cambiano i presidenti degli Stati Uniti, ma da oltre quarant’anni la paura di Cuba di subire un’invasione americana non diminuisce affatto. E’ infatti notizia di questi giorni che nell’isola caraibica sono in atto delle importanti manovre militari che coinvolgono tutto il territorio per preparare l’esercito e la popolazione ad un’eventuale occupazione.
I mezzi di comunicazione hanno dato ampio risalto alle manovre che hanno coinvolto oltre 900.000 persone tra militari e civili ed hanno sottolineato come l’ascesa al potere di Obama non abbia minimamente diminuito il rischio di un attacco nemico.
Nonostante la situazione economica cubana negli ultimi mesi abbia risentito della crisi internazionale e del passaggio di tre uragani che l’hanno messa in ginocchio, si è deciso di affrontare queste ingenti spese.
Ci si chiede se effettivamente il governo cubano tema un’azione offensiva americana o si tratti semplicemente di un modo per compattare il paese contro un nemico sempre di attualità. Non sarebbe la prima né l’ultima volta che, quando si cominciano a percepire malumori interni, venga creato o rispolverato un nemico per distogliere l’attenzione da tali problematiche.
La stessa opposizione ha denunciato questa continua esibizione dello spauracchio "del lupo cattivo" che viene riproposta da cinquant’anni per giustificare le eccessive spese per il mantenimento dell’esercito e per evitare di discutere dei problemi economici della popolazione.
Da parte governativa si ricorda come Obama includa ancora Cuba nell’elenco dei paesi sospettati di terrorismo e di come gli interessi americani nel continente sudamericano non siano stati affatto accantonati, vista anche la prossima installazione di sette basi militari in Colombia.
Secondo il capo di stato maggiore cubano Leonardo Andollo la strategia militare cubana si basa sulla necessità di evitare una guerra e le manovre difensive che vengono effettuata ciclicamente coinvolgendo tutta la popolazione sono necessarie per dissuadere un intervento militare straniero, si tratta in sostanza del concetto di "guerra di tutto il popolo" nato dopo il venir meno degli aiuti economici e militari a seguito del dissolvimento del regime sovietico.
Ancora nessun passo avanti neanche riguardo il vergognoso blocco economico che gli Usa hanno attuato da quasi mezzo secolo nei confronti di Cuba che colpisce gli strati più poveri della popolazione.
Nonostante alcuni interventi correttivi, come ad esempio la riduzione del prezzo di 24 beni di prima necessità,
il livello di vita della popolazione sta progressivamente peggiorando e la razione mensile che viene fornita ai cubani si è ridotta al punto che ormai può bastare a malapena per metà mese.
Nella grave situazione attuale risulta difficile dire quanto incida il blocco americano e quanto dipenda da decisioni di politica economica nazionale.
Poco dopo aver sostituito il fratello alla presidenza, Raoul Castro aveva introdotto alcune innovazioni come ad esempio la distribuzione di terre incolte (ben il 51%!) in usufrutto ai privati e aveva alzato il prezzo pagato per l’acquisto dei prodotti agricoli, ma non sembra che la nuova legge sia servita ad aumentare di molto la produzione agricola, inoltre da parecchi mesi l’ondata di riforme, che qualcuno aveva salutato come l’inizio di un nuovo corso, si è completamente bloccata.

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