In Argentina scoppia la guerra delle televisioni

Se dalle nostre parti ultimamente si parla molto di libertà di stampa, in alcuni paesi dell’America Latina è diventato un argomento all’ordine del giorno. In Ecuador il governo sta cercando di approvare la " ley de Comunicación" per contrastare i monopoli nel settore dell’informazione; in Venezuela l’esecutivo ha cercato, per il momento senza successo, di far approvare una legge per la "responsabilidad y democratización" dei mezzi di comunicazione; ma è soprattutto in Argentina che il dibattito sta assumendo le caratteristiche di un vero e proprio scontro.
Nei giorni scorsi il senato ha approvato il progetto di legge di iniziativa governativa che prevede delle forti restrizione nella proprietà dei mezzi di comunicazione, con l’intento di evitare il concentramento delle testate giornalistiche e ridurre il loro potere di influenzare l’opinione pubblica. La legge prevede, tra l’altro, che le licenze che ogni gruppo può detenere siano solo dieci, contro le 24 precedenti e viene concesso un anno di tempo per mettersi in regola con le nuove norme, senza neanche prevedere i cosiddetti "diritti acquisiti".
Le reazioni dei politici sono ovviamente contrastanti tra chi paventa un indebolimento della libertà di stampa e chi invece ritiene che, grazie alla nuova legge, potranno entrare sul mercato dei nuovi soggetti che favoriranno la democratizzazione dell’informazione.
Secondo la senatrice María Eugenia Estenssoro la nuova legge non farà altro che sancire un altro monopolio: quello delle televisioni statali controllate dal governo.
Ma il vero scontro avviene tra Cristina Fernandez ed il gruppo economico che ha la proprietà del "Clarin", il più importante quotidiano e gruppo mediatico del paese.
Dal Clarin accusano il governo addirittura di intimidazione, dopo che un centinaio di agenti tributari ha effettuato nei giorni scorsi un imprevisto controllo nella loro sede, accusa peraltro respinta da Cristina Fernandez che ha contrattaccato annunciando di aver presentato una proposta di legge per la depenalizzazione dei reati di calunnia e ingiurie, per garantire una maggiore libertà di stampa.
La presidente ha dichiarato anche che l’Argentina non ha mai vissuto un periodo di libertà come quello che sta vivendo sotto la sua presidenza.
Il gruppo Clarin lo scorso anno ha fatturato duemila miliardi di dollari con un profitto di 500 milioni, possiede due importanti televisioni via cavo, una delle principali via etere e numerose radio, cifre che indicano chiaramente che il principale avversario di Cristina Fernandez è molto potente.
I rapporti tra governo e Clarin erano stati piuttosto buoni fino ai problemi nati con l’introduzione della nuova legge sull’agricoltura che aveva anche causato notevoli disordini nel paese.
La cosa sorprendente è che la Fernandenz in questo scontro trova alleati inaspettati anche tra alcuni esponenti dell’opposizione che in passato erano stati nel mirino del giornale e che ora hanno la possibilità di vendicarsi, testimoniando come un gruppo economico così potente possa influenzare l’opinione pubblica.
Il gruppo Clarin ha il dente avvelenato anche per la decisione del governo di offrire il calcio gratis a tutti per legge, con la conseguenza di danneggiare il canale a pagamento che controlla (Televisión Satelital Codificada TSC) che aveva acquisito l’esclusiva del campionato argentino.

Print Friendly, PDF & Email