Il Brasile sul tetto del mondo

Dopo i Mondiali di calcio del 2014, il Brasile ha dunque ottenuto, prima nazione sudamericana, anche le Olimpiadi del 2016. La notizia merita un commento perché va oltre la cronaca sportiva in senso stretto e riguarda il crescente peso politico internazionale che il Brasile sta progressivamente conquistando.
Recentemente il presidente Lula ha dichiarato che il XXI secolo potrebbe essere il secolo dell’Africa, dell’America Latina e del Sudamerica; forse non sarà proprio così, ma probabilmente il ruolo del suo paese risulterà decisamente più importante di quanto avvenuto nei secoli precedenti.
Innanzi tutto il Brasile è una delle nazioni del Bric, cioè del gruppo comprendente anche Russia, Cina e India (termine apparso per la prima volta nel 2001 in una relazione della Goldman Sachs, secondo la quale i quattro paesi domineranno l’economia mondiale nei prossimi cinquant’ anni) riunitosi per la prima volta lo scorso mese di giugno.
Grazie alla sua poderosa crescita economica il Brasile è ora a tutti gli effetti membro del G20, che ha ormai soppiantato un G8 troppo ristretto per essere rappresentativo di un pianeta in cui le economie emergenti stanno sovrastando le altre; si pone inoltre come nazione guida dell’America Latina (è anche a capo dell’Unasur, l’unione dei paesi sudamericani) e nonostante il venezuelano Chavez stia facendo di tutto per strappargli questa leadership, Lula ha ottenuto una credibilità internazionale difficilmente insidiabile da altri.
Con l’assegnazione delle due grandi manifestazioni sportive sopra citate, il Brasile si presenta ora come leader mondiale dello sport, talmente importante nel paese che potrebbe portare notevoli benefici anche dal punto di vista psicologico ad un popolo che si compatta sempre durante le manifestazioni sportive, figuriamoci quando sono organizzate nel proprio paese.
Non mancheranno gli investimenti anche in infrastrutture e aumenteranno i capitali provenienti dall’estero già adesso abbondanti (secondo il settimanale Istoè Dinheiro da qui a fine anno arriveranno 25 miliardi di dollari).
Così come per la Spagna, e Barcellona in particolare, le olimpiadi del 1992 sono state un punto di svolta, così anche il Brasile potrebbe trovare una spinta emotiva ed economica tale da riuscire a superare le contraddizioni interne che lo hanno sempre contraddistinto.
Dilma Rousseff, braccio destro di Lula e possibile candidata alle elezioni presidenziali del prossimo anno, ha dichiarato che "nel 2014 non riconosceremo più questo paese".
C’è chi ha voluto vedere nell’appoggio di Lula alla candidatura di Rio de Janeiro anche una mossa politica per rinforzare l’intesa con il movimento politico del PMDB che attualmente è al potere nel comune carioca.
Ricordiamo che il governo brasiliano è composto da un’alleanza tra forze di sinistra ed il partito conservatore, tanto che la politica di Lula ha spesso vissuto di delicati equilibri per non scontentare le diverse anime del suo esecutivo. Se, infatti, sono stati moltissimi i successi nel campo sociale, dalla lotta all’analfabetismo al piano "fame zero" per garantire i tre pasti al giorno a tutti i brasiliani, non sono mancate anche concessioni o mezze riforme per non inimicarsi il capitalismo finanziario.
Probabilmente proprio questa politica moderata ha permesso a Lula di essere considerato un interlocutore valido a livello internazionale, a differenza di Chavez ritenuto troppo estremista.
Difficile dire cosa possa augurarsi un popolo, se accontentarsi di riforme graduali o aspettarsi un cambiamento radicale nel breve termine.
Un fatto è certo, pur tra mille compromessi, Lula è riuscito comunque a portare avanti importanti riforme sociali come da programma, mantenendo sempre alta la sua popolarità grazie alla quale il governo è sopravvissuto a numerosi scandali che hanno coinvolto alcuni suoi ministri.
Obiettivo numero uno adesso è quello di rendere meno violente le grandi città, Rio in particolare, per presentarsi al mondo in una veste nuova in occasione delle prossime manifestazioni sportive.
Da valutare come avverrà questa operazione, con l’auspicio che per battere la violenza non si usi altrettanta violenza legalizzata come purtroppo sta avvenendo da altre parti.

Print Friendly, PDF & Email