Flotta russa nel Mediterraneo: nuova strategia o bluff?

Il comandante in capo della Marina militare russa, ammiraglio Vladimir Masorin, ha di recente affermato il rinnovato interesse strategico della Russia per il Mediterraneo, in quanto “regione in cui Europa Asia e Africa convergono”. Ha sostenuto la necessità di ristabilire una presenza navale permanente della Russia, dispiegandovi navi da battaglia attualmente assegnate alle flotte del Mare del Nord e del Baltico.
Il riferimento al rafforzamento della stazione navale russa a Tartus, Siria, unica attualmente attiva, è evidente: la cosa singolare è che, soltanto un anno fa, nel giugno del 2006, lo stesso ammiraglio aveva smentito l’ipotesi che la Russia intendesse rafforzare i punti di appoggio siriani di Tartus e di Latakia, dove, secondo alcune fonti, erano in corso lavori di dragaggio dei fondali ed installazione di sistemi missilistici antiaerei, che potevano preludere alla presenza appunto di navi da battaglia.
Sorge a questo punto spontanea la domanda se queste affermazioni, che fanno seguito di poche ore alla spedizione navale al Polo Nord, facciano parte di una vera e propria sfida alla supremazia marittima anglosassone o se si stia semplicemente alzando la posta in gioco per poi negoziare da posizioni più vantaggiose. Occorre ricordare infatti che in questi giorni il processo di potenziamento militare filo-anglosassone nell’area mediorientale appare di particolare gravità, visto il massiccio finanziamento statunitense agli alleati in quell’area, in particolare Israele e Arabia Saudita.

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