Nasce la borsa petrolifera russa: il rublo sfida il dollaro

Sarà San Pietroburgo la sede della nuova borsa petrolifera russa. Lo ha annunciato il ministro dello Sviluppo economico e del Commercio Guerman Gref, che ha previsto la sua inaugurazione entro la fine del 2007. Gli esperti del Cremlino ritengono che un nuovo meccanismo di quotazione del petrolio porterà nelle casse dello stato un ricavo marginale pari a 3 miliardi di dollari l’anno.
Attualmente la quotazione del brut russo è agganciata a quello del brent internazionale, stimato in dollari. Si pensa che il petrolio degli Urali, con una nuova quotazione in rubli, avrà dei vantaggi comparativi che lo porteranno ad essere preferito sul mercato internazionale.
Esperti occidentali ritengono invece che la mossa russa non porterà i vantaggi preventivati: poiché il brut è di qualità inferiore al brent, in ultima analisi svantaggi e benefici finiranno per compensarsi e le quotazioni rimarranno stabili. Tanto più che la gran massa del petrolio russo è commercializzato da Gazprom e Rosneft, che hanno già stipulato in anticipo contratti pluriannuali con altre aziende e paesi e che non verranno rinegoziati.
Ma la nascita della borsa russa, se non porterà vantaggi a breve, si inserisce in un contesto più generale, politico ed economico. Finora il vero grande centro in cui viene fissato il prezzo del petrolio è stata la borsa di New York, e il petrolio è di fatto la merce che indica il controvalore del dollaro visto che le grandi banche internazionali hanno i loro maggiori investimenti proprio nel settore energetico. Investimenti in dollari.
La nascita della borsa russa, con le sue trattazioni in rubli, con la grande quantità di riserve di petrolio e gas su questo mercato, scompagina ogni equilibrio precedente. Il polo finanziario di San Pietroburgo si pone come alternativo a quello di New York.
Il governo Putin dimostra di avere una priorità strategica dall’indebolimento del dollaro nel paese, dopo che la moneta americana, con la caduta dell’Urss, ha invaso l’economia russa. Il governo tuttavia non sta utilizzando meccanismi macroeconomici, ad esempio diminuendo le riserve di dollari detenute dalla Banca Centrale russa (riserve finora rimaste invariate: 50% dollari, 40% euro, 10% sterline e yen), né ha aumentato le riserve di oro. In questo modo si sono evitati allarmismi e fughe di capitali verso l’estero.
Il governo ritiene di poter lasciar fare al mercato, partendo da quello dell’energia, facendo affidamento sul principio che sarà la "moneta buona a scacciare quella cattiva",  e puntando così tutto sulla forza economica e politica della nuova Russia.
Il potere finanziario internazionale resterà a guardare? Le difficoltà politiche tra Stati Uniti, Unione Europea e Russia, le tensioni nel Caucaso, il circo mediatico di discredito che i recenti omicidi politici hanno generato su Putin e la Russia, appaiono tutti sintomi di questo processo.

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