Riprendersi la scuola (dopo il decreto 111)

In questo agosto di un’Italia che si accontenta della vittoria calcistica agli europei e di un bel numero di medaglie alle Olimpiadi, la scuola italiana subisce in silenzio l’ultima sua umiliazione. Non sappiamo se gli insegnanti, i dirigenti, il personale non docente, sapranno cogliere il senso di quello che sta accadendo. Né sappiamo se avranno la capacità morale e l’orgoglio per reagire unitariamente.

Il decreto n. 111/21

Il decreto legge 6 agosto 2021 n. 111 rappresenta infatti una pagina vergognosa nella storia della scuola di Stato italiana. Per molte ragioni.

È evidente dai dati statistici che la stragrande maggioranza degli insegnanti si sono già da mesi assoggettati alla vaccinazione anti-covid, nonostante le molte incertezze in merito alla sua effettiva efficacia in termini di immunizzazione e di durata della stessa; in relazione al fatto che nelle classi i docenti sono a contatto con giovani che, vaccinati o meno, possono comunque essere portatori del virus; che per tutti i mesi della pandemia, le Asur locali hanno continuato a mettere per iscritto che i docenti non rientrano tra le categorie a rischio. Nonostante tutto questo, pare che oltre l’80% del personale docente si sia preso in silenzio il suo bel vaccino.

Al governo del totalitarismo tecnocratico, non è bastato. Dopo un susseguirsi di voci e di prese di posizioni le più disparate e contraddittorie anche fra gli esponenti della partitocrazia, si è alla fine arrivati al citato decreto, il quale impone l’obbligo di passaporto all’intero corpo docente, prevedendo la sospensione dal servizio e dallo stipendio dopo 5 giorni di mancata esibizione di quel documento.

Da sottolineare incidentalmente l’ipocrisia, ben testimoniata dal ministro Patrizio Bianchi nella conferenza stampa del 7 agosto, che permette ad uno Stato cosiddetto di diritto di non parlare esplicitamente di obbligo di vaccinazione, grazie al “comodo” paravento dell’obbligatorietà del passaporto.

Nessuna categoria lavorativa, nemmeno medici e paramedici, ha subito un trattamento così lesivo della propria dignità. Si tratta infatti di un decreto che non risponde a nessuna reale esigenza, dal momento che i contagi nelle scuole sono stati generalmente bassissimi: quando si sono verificati, sono stati causati dall’affollamento nei mezzi di trasporto e dalla presenza di classi troppo numerose rispetto agli spazi disponibili.

Due aspetti relativamente ai quali, da oltre un anno, non è stato fatto assolutamente nulla.

Dagli all’untore!

Additare ora alla pubblica opinione gli insegnanti non vaccinati come potenziali untori, sottoponendoli per questo alla minaccia di una loro sospensione con perdita della retribuzione ha il sapore di un arrogante atto d’imperio di un governo che si fa forte coi deboli, mentre è debole coi forti.

Lasciare senza stipendio quelle decine di migliaia di insegnanti che, per scelta o per esigenze speciali, non vogliono vaccinarsi, ha poi il sapore di una beffa: gli insegnanti italiani sono tra i peggio pagati al mondo; operano in strutture che spesso non corrispondono ai minimi standard di efficienza di una scuola moderna; sono già da anni assoggettati ad una burocrazia ministeriale che li inonda di centinaia di circolari ogni anno (minimo 3 al giorno), la maggior parte delle quali non ha nessuna utilità né didattica né organizzativa; devono seguire le ondivaghe scelte di ministri privi di specifiche competenze, che si succedono vorticosamente; fronteggiano alunni sempre meno motivati, che non sono interessati ad accedere ad alcuna conoscenza, essendo interessati unicamente ad ottenere un posto di lavoro.

Di questa micidiale deformazione del ruolo della scuola, i primi responsabili sono stati proprio i decisori politici, a livello italiano così come a livello europeo, che da anni predicano questa superficiale visione della società, sulla base degli interessi del capitalismo finanziario dominante da alcuni decenni.

Quando solo la libera conoscenza è base affidabile della libertà e della coscienza individuale, e quindi delle diverse competenze.

Il futuro degli insegnanti

Nel decreto 111, come ulteriore schiaffo in faccia ai docenti non allineati, si stanziano ben 358 milioni di euro per rimpiazzarli nel caso appunto debbano essere sospesi: i soldi dunque ci sono, quando si vuole.

Ma non vengono utilizzati per migliorare il trattamento economico degli insegnanti, ma per “punire” chi esercita una libertà di scelta garantita dall’art. 32 della nostra Costituzione: in questo modo aizzando per di più un “conflitto fra poveri” all’interno della categoria.

Sarebbe proprio come se, in caso di sciopero, le aziende pagassero altri lavoratori per sostituire chi sciopera: è la stessissima cosa, perché chi decide di non vaccinarsi esercita un proprio diritto, esattamente come chi sciopera.

Si destinano poi altri 100 milioni (…allora i soldi ci sono per la scuola!) per un non meglio chiarito screening, sul quale nessuno finora ha chiesto espliciti chiarimenti: screening di cosa? A quale scopo? Raccogliendo quali dati?

Ci domandiamo quindi con quale coscienza gli insegnanti nei prossimi mesi ed anni potranno educare i loro alunni al senso critico, alla libertà di opinione, di scelta, di parola, alla non discriminazione, all’uguaglianza dei diritti – dopo che un governo, basandosi sugli oracoli di un’oligarchia di tecnici, ha imposto una così grave discriminazione proprio fra coloro che dovrebbero costruire nelle generazioni future le basi essenziali di una coscienza civile.

Ci domandiamo quale insegnante in futuro riterrà utile iscriversi ancora ad un sindacato, visto che la stragrande maggioranza dei sindacati degli insegnanti, o ha subito supinamente la volontà di questo governo, espressione dei più retrivi interessi economico-finanziari mondiali, oppure ha tardivamente e debolmente manifestato il proprio sommesso dissenso.

Nessuno di essi ha infatti evidenziato finora la gravità sul piano del diritto dello stanziamento di 358 milioni per “rimpiazzare” i dissenzienti, né posto domande sulle finalità del ricordato screening.

Se ne vadano

È il tempo di prendere atto che la scuola italiana è oggi moralmente annientata: di chi siano le responsabilità storiche lo si comprende facilmente leggendo libri come quello di Ernesto Galli Della Loggia, L’aula vuota.

Durante questi ultimi diciotto mesi, chi ha insegnato, le ha vissute davvero queste aule vuote, in solitudine, attaccato agli strumenti elettronici, cercando di trasmettere, in condizioni del tutto innaturali, un sapere sempre meno tenuto in considerazione dalla società e da chi la governa.

Dopo questa dolorosa ma necessaria presa d’atto, si dovrebbe finalmente reagire: per far questo, gli insegnanti non possono però sperare più nei partiti, nei governi, nei sindacati.

Possono ripartire solo dal credere nella propria missione, perché quello degli insegnanti non è un lavoro, non è un mestiere – è una missione.

Chi ancora è convinto di questo, dovrebbe prendere spunto da questo infame decreto per chiedersi se non sia giunto il tempo che siano gli insegnanti a organizzare le proprie scuole, la propria didattica, la propria crescita professionale.

Non sono i governi di questa finta democrazia, né i partiti con le loro chiacchiere, né i sindacati privi di rappresentanza reale, che possono farlo.

Dopo la prova che stanno dando di sé – tutti costro se ne vadano. Prima è, meglio è.

La scuola veramente libera e democratica del futuro non ha proprio bisogno di loro.

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