La legge del più forte: Palestinesi a Sheik Jarrah

Presentiamo una documentata riscostruzione del caso Sheik Jarrah, il quartiere di Gerusalemme Est da cui i coloni israeliani vogliono eliminare la presenza dei Palestinesi.

La storia è istruttiva perché dimostra come uno Stato moderno possa utilizzare strumenti giuridici per favorire la pulizia etnica di un territorio.

In seguito agli eventi, cnoti ai palestinesi come Nakba, o Catastrofe, 28 famiglie si stabilirono nel quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est nel 1956, sperando che sarebbe stata l’ultima volta in cui sarebbero state costrette a lasciare le loro case.
Ma queste famiglie, il cui numero è cresciuto fino a 38 da allora, dicono di vivere quotidianamente una rinnovata Nakba.
Il tribunale centrale israeliano a Gerusalemme Est ha approvato all’inizio di quest’anno una decisione di sfrattare quattro famiglie palestinesi dalle loro case nel quartiere di Sheikh Jarrah, a favore dei coloni israeliani di destra.
La Corte Suprema israeliana avrebbe dovuto emettere una sentenza sugli sgomberi giovedì, tra accese manifestazioni e scontri tra palestinesi e coloni israeliani, ma la decisione è stata rinviata al 10 maggio [ulteriormente rinviata il 12 maggio, n.d.r.].
Nel caso in cui il tribunale si pronunci a favore dei coloni, le famiglie palestinesi perderanno le loro case. Altre famiglie dovranno affrontare un destino simile.

Un destino palestinese

Nel 1956, le 28 famiglie di rifugiati, che avevano perso la casa durante la Nakba, raggiunsero un accordo con il Ministero giordano per l’edilizia e lo sviluppo e l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. A quel tempo, infatti,, la Cisgiordania era sotto il controllo della Giordania (1951-1967).

Secondo la Coalizione Civica per i Diritti dei Palestinesi a Gerusalemme (CCPRJ), il governo giordano aveva fornito la terra, mentre l’UNRWA copriva i costi per la costruzione di 28 case per queste famiglie.
«Un contratto venne stato concluso tra il Ministero dell’Edilizia e della Ricostruzione e le famiglie palestinesi, nel 1956: una delle condizioni principali che stabiliva che i residenti pagassero una quota simbolica, a condizione che la proprietà fosse trasferita ai residenti dopo tre anni dal completamento della costruzione» ha precisato il CCPRJ in una dichiarazione.

Ciò, tuttavia, è stato interrotto dall’occupazione israeliana della Cisgiordania, compresa Gerusalemme, nel 1967, che ha impedito la registrazione delle case sotto i nomi delle famiglie, si legge nella stessa dichiarazione comunicato.
La scorsa settimana, il ministero degli Esteri giordano ha affermato di aver fornito al ministero degli Affari Esteri dell’Autorità Palestinese 14 accordi ratificati, destinati alla popolazione del quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme est, che sostengono la loro rivendicazione delle loro terre e della relativa proprietà.
In una dichiarazione, il ministero ha affermato di aver consegnato ai residenti un certificato attestante che il ministero giordano per l’edilizia e lo sviluppo aveva concluso un accordo con l’UNRWA per edificare 28 unità abitative a Sheikh Jarrah, da delegare e registrare a nome di queste famiglie.
Secondo la dichiarazione, il procedimento, tuttavia, è stato interrotto a causa dell’occupazione israeliana della Cisgiordania nel 1967.
Il ministero giordano ha affermato di aver precedentemente fornito alla parte palestinese tutti i documenti che potrebbero aiutare i Palestinesi in questione a mantenere i loro pieni diritti, inclusi i contratti di locazione, gli elenchi dei nomi dei beneficiari ed una copia dell’accordo concluso con l’UNRWA nel 1954.

La giustizia israeliana all’opera

Muhammad al-Sabbagh, un residente del quartiere, ha spiegato all’Agenzia Anadolu che il dramma delle famiglie palestinesi è iniziato nel 1972, quando il Comitato sefardita e il Comitato della Knesset di Israele hanno affermato di possedere la terra su cui erano state costruite le case nel 1885. Nel luglio 1972, le due associazioni israeliane chiesero al tribunale di sfrattare quattro famiglie dalle loro case nel quartiere, accusandole di accaparramento di terre, secondo il CCPRJ.
Le famiglie palestinesi nominarono un avvocato per difendere i loro diritti e nel 1976 fu emesso un verdetto a loro favore dai tribunali israeliani.
«Tuttavia, il tribunale, utilizzando una nuova registrazione effettuata presso il dipartimento del catasto israeliano, ha deciso che la terra appartiene alle associazioni dei coloni israeliani», ha detto al-Sabbagh.
Nel 1970 fu promulgata la Legge sugli Affari legali e Amministrativi in ​​Israele, che stabiliva, tra le altre cose, che gli Ebrei che avevano perso le loro proprietà a Gerusalemme Est nel 1948, potevano reclamarle.
Il movimento israeliano Peace Now afferma che la legge non consente invece ai Palestinesi di fare altrettanto per le loro proprietà perse in Israele nel 1948, un fatto che prova l’esistenza di una legge separata per Ebrei e Palestinesi.
Secondo al-Sabbagh, i residenti di Sheikh Jarrah sono stati ingannati da un avvocato israeliano incaricato di difenderli.
«Nel 1982, le associazioni degli insediamenti israeliani hanno intentato una causa di sfratto contro 24 famiglie nel quartiere di Sheikh Jarrah», spiega al-Sabbagh, aggiungendo che 17 famiglie hanno incaricato l’avvocato israeliano Tosia Cohen di difenderle.
Mentre la battaglia legale continuava, al-Sabbagh racconta che l’avvocato Cohen nel 1991 ha firmato un accordo, all’insaputa delle famiglie, secondo il quale la proprietà della terra appartiene alle associazioni dei coloni.
«Ai residenti del quartiere è stato invece concesso lo status di inquilino», ha aggiunto al-Sabbagh.
L’avvocato, secondo il CCPRJ, ha messo le famiglie palestinesi «sotto la minaccia di sfratto se non fossero riuscite a pagare l’affitto alle associazioni dei coloni».

Contenzioso senza tempo

Nel frattempo, i tribunali israeliani hanno continuato a ricevere cause fra residenti palestinesi e associazioni dei coloni israeliani.
Nel 1997, Suleiman Darwish Hijazi, un residente del posto, ha intentato una causa presso la Corte centrale israeliana per dimostrare la sua proprietà terriera, utilizzando titoli di proprietà emessi dall’Impero Ottomano, che sono stati ottenuti dalla Turchia. La mossa, tuttavia, si è rivelata controproducente quando il tribunale ha respinto la sua richiesta, nel 2005.
La corte ha affermato che i documenti non hanno dimostrato la sua proprietà terriera e l’appello di Hijazi dell’anno successivo è stato respinto.
Per anni, i tribunali israeliani hanno trattato casi presentati da associazioni di coloni contro residenti palestinesi, nonché appelli palestinesi contro le sentenze dei tribunali emesse a favore dei coloni.
Nel novembre 2008, tuttavia, la famiglia al-Kurd è stata sfrattata dalla sua casa, seguita dallo sfratto delle famiglie Hanoun e al-Ghawi nell’agosto 2009. Le loro case sono state occupate dai coloni, che si sono affrettati ad innalzare le bandiere israeliane su di loro, segnando una nuova fase del dramma dei Palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah.
Finora, 12 famiglie palestinesi del quartiere hanno ricevuto ordini di sfratto emanati dal tribunale centrale e dai magistrati israeliani. Più recentemente, quattro famiglie palestinesi hanno presentato una petizione alla Corte Suprema, il massimo organo giudiziario israeliano, contro la decisione di espellerle dalle loro case. Il tribunale si pronuncerà sulla questione lunedì.
Al-Sabbagh, che ha una famiglia di 32 membri di cui 10 bambini, teme che il verdetto del tribunale renda lui e la sua famiglia di nuovo rifugiati. Nel 1948, la famiglia di al-Sabbagh era fuggita dalla loro casa a Giaffa, che ora è abitata da israeliani.

fonte: https://www.aa.com.tr/en/middle-east/sheikh-jarrah-neighborhood-in-jerusalem-the-full-story/2233523

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