Il benvenuto di Israele a Biden

Martedì 12 scorso velivoli da combattimento presumibilmente israeliani hanno attaccato installazioni militari nella regione di Deir al-Zor nella Siria orientale e ad Albukamal, vicino al confine tra Siria e Iraq, provocando tra 25 e 50 vittime, secondo diverse stime. Si è trattato, sulla base delle testimonianze oculari, di una delle più violente incursioni aeree mai effettuate nell’area.

Intensità senza precedenti

Una fonte dell’intelligence ha detto che gli obiettivi includevano i complessi di sicurezza siriani all’interno delle due città, mentre fino ad ora i raid avevano colpito solo la loro periferia.
Obiettivo di questo attacco aereo sarebbero stati, come già in passato, depositi e strutture delle milizie filo-iraniane e delle Guardie Rivoluzionarie, secondo i media locali.
Il governo israeliano non ha fatto commenti, benché sia stato molto eloquente il ministro degli Affari comunitari ed esperto di problemi di sicurezza, Tzachi Hanegbi, il quale ha affermato che Israele colpisce obiettivi iraniani in Siria «ogni volta che l’intelligence lo impone e sulla base delle capacità operative israeliane».

La TV iraniana Al-Alam ha dapprima riferito che un consigliere iraniano è stato ferito, ma ha poi modificato questa versione mercoledì sera, affermando che la persona uccisa era un soldato dell’esercito siriano e che nessun iraniano era quindi rimasto ferito negli attacchi.
Una fonte dell’intelligence americana ha dichiarato ad Associated Press che questi attacchi vengono attuati sulla base di informazioni fornite dall’intelligence Usa e hanno per obiettivo armi e componenti del programma nucleare iraniano.
Il funzionario statunitense, che ha interloquito con AP in modo anonimo, ha aggiunto anche che il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha discusso dell’attacco con il capo del Mossad, Yossi Cohen, durante un incontro che i due hanno tenuto nella capitale degli Stati Uniti d’America questa settimana. Sono stati infatti visti cenare lunedì al Cafe Milano a Washington, DC.

Messaggio per Biden

Il direttore generale dell’INSS ed ex capo dell’intelligence militare dello Stato ebraico, Amos Yadlin, ha twittato che gli attacchi sono serviti a ricordare all’Iran che Israele non smetterà di combattere per fermare l’attività iraniana in Siria, anche durante l’amministrazione Biden.
Gli attacchi sono serviti anche per rammentare alla Siria che «essa paga un caro prezzo per aver dato mano libera agli iraniani», e per ricordare alla prossima amministrazione Biden che la sfida dell’Iran include anche minacce militari convenzionali, non solo il programma nucleare, ha aggiunto Yadlin.
Non è chiaro se gli attacchi hanno un collegamento diretto con le minacce iraniane di ritorsione contro gli assassinii e gli attacchi imputati a Israele: nondimeno, Yadlin ha sottolineato che «alla luce dei risultati del significativo attacco, il conto aperto dell’Iran con Israele salirà ancora.»

Mercoledì, il ministero degli Esteri siriano ha condannato queste incursioni, affermando che esse sono state condotte in sincronia con le forze dell’opposizione siriana, degli Stati Uniti e della coalizione internazionale «in un accordo evidente e scoperto per realizzare i piani statunitensi».
La Repubblica Araba Siriana ritiene che la frequenza e il coordinamento degli attacchi terroristici israeliani dimostrino ancora una volta al di là di ogni dubbio che c’è accordo e cooperazione tra tutte le forze ostili alla Siria, alcune delle quali occupano parti del suo territorio, violandone la sovranità, l’integrità territoriale e la stabilità politica. Tutto ciò rientra in un progetto comune, rivolto a sostenere il terrorismo politico ed economico contro la Siria, per realizzare nella regione progetti separatisti, secondo quanto affermato dal ministero degli esteri siriano in nella lettera indirizzata al segretario generale ed al presidente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Il ministro ha aggiunto che il governo siriano è determinato, con l’aiuto di «paesi amici e dei loro alleati, a recuperare ogni metro quadrato del territorio della Repubblica araba siriana», in particolare nelle alture del Golan sotto il controllo israeliano.

Terrorismo internazionale

La scorsa settimana, un attacco aereo aveva preso di mira alcune località nel sud della Siria, mentre si sono udite esplosioni nei cieli di Damasco. Secondo quanto riferito da testimoni, l’attacco ha preso di mira depositi di armi, punti di osservazione e siti radar appartenenti all’esercito siriano ed alle milizie che sostengono il regime. A dicembre, altre due incursioni aeree avevano a loro volta colpito siti vicino al confine Libano-Siria ad al-Zabadani e Masyaf.

Questi attacchi arrivano quindi negli ultimi drammatici giorni dell’amministrazione Trump, proprio quando alcuni analisti hanno manifestato il timore che Israele e settori degli Stati Uniti possano tentare di sviluppare un’azione militare contro l’Iran prima che l’amministrazione Biden si insedi alla Casa Bianca.
Secondo fonti bene informate, l’IDF avrebbe aumentato le difese aeree nell’area di Eilat e manterrebbe l’allerta lungo il confine settentrionale, a causa del timore che l’Iran possa effettuare un attacco contro Israele dal Libano, dalla Siria o dallo Yemen.
La tensione rimane alta anche a causa del presunto attacco aereo israeliano che lo scorso anno provocò la morte di un dirigente di Hezbollah e dopo il recente assassinio dello scienziato nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh.
L’Iran ha anche recentemente celebrato l’anniversario dell’assassinio del comandante della forza Quds dell’IRGC, Qasem Soleimani, avvenuto un anno fa.

 

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