Italia 2021

Avevamo chiuso il 2019 con un articolo intitolato La Questione Italiana, in sostanza un elenco dei segni più evidenti di un sistema politico, economico e culturale in crisi irreversibile.

Il Paese entra oggi nel 2021 in una condizione di addormentamento, un sonno popolato da incubi paurosi, da risentimento inespresso, da impotente frustrazione.

La paura generata dall’emergenza sanitaria; il fatto che, dopo mesi di promesse, la situazione si stia ripresentando, con tratti per certi versi ancor più preoccupanti; una strategia di comunicazione pubblica rivolta a terrorizzare la gente, per giustificare provvedimenti schizofrenici, spesso in contrasto fra loro – hanno creato questa situazione psicologica.

Italia e Pandemia

Pandemia? No, diciamo noi: questa condizione morale dell’Italia non nasce con la pandemia. Così come le guerre, vinte o perse, purché combattute con una convinzione comune, restano comunque momenti costruttivi nella storia di un popolo, anche la pandemia poteva essere un’occasione drammatica ma efficace di crescita interiore per il nostro Paese, di rafforzamento della sua comune identità.

Guai a chi oggi vuole giustificare la nostra crisi imputandola all’emergenza sanitaria! È questa l’ennesima menzogna, dopo decenni di menzogne.

Doveva esserci un piano pandemico: abbiamo scoperto che non è mai stato aggiornato, che i medicinali marcivano vicino ad una discarica, a Roma, scaduti da mesi. Per coprire questa verità, si è addirittura trescato con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per non far venire alla luce la gravità indicibile di quanto accaduto. Dei magistrati ci stanno lavorando: vedremo cosa ci diranno.

Non c’è stato un solo provvedimento di emergenza che non sia stato oggetto di uno scontro fra Governo centrale e Regioni, il tutto all’insegna di ripicche di partito, di personalismi, di approssimazione, di manipolazioni di dati e di informazioni. Lo spettacolo sta continuando in queste ultime ore, coi cittadini che consultano convulsamente internet per capire se i figli andranno o no a scuola fra ventiquattr’ore…

Politica e Scienza

Ci si è affidati bovinamente ai cosiddetti tecnici, ai cosiddetti esperti, ai cosiddetti scienziati, riversando su di loro una responsabilità politica che non dovrebbe mai spettargli. Costoro, come abbiamo scritto, non hanno fatto che replicare quello che facevano i politici: c’era e c’è un’opinione scientifica di destra, una di sinistra e una di centro – e su questo ci si accapiglia.

Chi ne scapita ovviamente è la scienza, che finisce per dimostrare i suoi limiti, per altro ben noti a chiunque si occupi di epistemologia: una scienza seria non potrà mai dare certezze assolute, perché il suo fondamento rimane (e deve rimanere) quello del dantesco «provando e riprovando». Sennò creiamo la dittatura della scienza, la peggiore che possa esistere.

Sono stati assunti provvedimenti demagogici, con sprechi di denaro che si contano a milioni, per cose di un’assoluta futilità: biciclette e monopattini elettrici, bonus vacanze, stracciandosi per di più le vesti perché poi la gente correva ad affollare le spiagge!

Non sarebbe stato più serio ed utile, ad esempio, che lo Stato e gli enti pubblici avessero accelerato il pagamento dei propri debiti, che si contano a milioni anche questi, verso le aziende e i cittadini?

Si è fatta una zuccherosa retorica su chi faceva semplicemente il suo dovere negli ospedali, dimenticando che una della cause centrali dell’incapacità di frenare e contrastare la diffusione del virus, e soprattutto l’alto numero di vittime, è stata l’assenza di un sistema efficiente di medicina territoriale.

Medici e operatori di base, vicini al cittadino, motivati e informati, pronti a intervenire prima di mandare la gente a contagiarsi negli ospedali: questi enormi agglomerati creati da una dissennata politica di centralizzazione sanitaria, eliminando sistematicamente quegli ospedali di medio-piccola dimensione che avrebbero senz’altro permesso di localizzare la diffusione del virus.

Eppure, abbiamo lo stesso numero di medici per 1000 abitanti che ha la Germania, ad esempio, che ha saputo frenare, contenere e controllare diffusione e vittime assai meglio di noi, chiudendo assai meno di noi le attività del Paese.

Dimentichiamo gli sprechi, le ruberie, le contrattazioni politiche intorno alla sanità, il fatto che in molte Regioni italiane essa rappresenta il maggior buco nei bilanci? Dimentichiamo quanto questo carattere clientelare e senza efficiente controllo di spesa abbia radici profonde, venute come vennero alla luce nei mesi più turbolenti di Mani Pulite, per poi tornare all’abituale mala gestione!

Aule Vuote

Vogliamo affrontare il tema della scuola? Ernesto Galli Della Loggia, in un libro dal titolo tragicamente profetico, L’Aula Vuota, ha fotografato la devastazione culturale e morale che radical-chic chiacchieroni e sociologizzati, sulle ceneri del ‘68, hanno diffuso nella scuola italiana, sulla pelle di alunni, famiglie, insegnanti, dirigenti. Una scuola, dove ora le aule sono anche fisicamente desolatamente vuote, per la quale una ministra ripete meccanicamente, arricchendolo con fantasiose trovate, un giorno sì e l’altro pure il mantra scontato che la scuola è la priorità.

Dimenticando anche qui che, per funzionare, la scuola ha bisogno di una cosa sola prima di tutto: insegnanti bravi, che “ci credono”. Mentre essi sono diventati bersaglio di tutti i possibili arrembaggi sindacali, di tutte le più cervellotiche sperimentazioni, progettazioni, emanazioni di direttive, circolari, programmazioni. Montagne russe di carta che nell’ottanta per cento dei casi sono inapplicabili e nel restante venti per cento sarebbe meglio non fossero mai stati partoriti da quella pletora di consulenti, più o meno prezzolati, che affollano le direzioni generali dei ministeri responsabili (ora sono diventati due, infatti).

Il problema della scuola erano i banchi, con o senza le rotelle (ora dove sono accatastati? Le aziende sono state pagate? Quanto sono costati al cittadino? Cosa ne faremo?), e non gli autobus e le corriere in cui abbiamo visto pigiarsi i ragazzi fra settembre e novembre: complici interessate le società di trasporti, tenute in vita coi soldi pubblici, che se ne sono vergognosamente infischiate di orari, fermate, distanziamenti.

Da anni si fa retorica sulla “Scuola 2.0”, tutti i corsi di aggiornamento per insegnanti sono stati concentrati sulle tecnologie informatiche. Magnifico! Ebbene, alla prova dei fatti, nello scorso marzo, la maggior parte delle scuole si sono trovate impreparate, i docenti, anche quelli bravi, non sapevano in genere da che parte girarsi, perché mancavano le piattaforme e-learning (apprendimento a distanza); se c’erano, erano frutto di iniziative di singoli, insegnanti o dirigenti.

Il Governo centrale si è ben guardato dal mettere mano a razzo ad una piattaforma di e-learning pubblica, a disposizione delle scuole: ha spinto invece gli istituti ad affidarsi ai vari Google e Microsoft, multinazionali che, oltre a lucrarci, hanno così incamerato nei loro, come ben sappiamo molto riservati database, milioni di dati personali dei nostri figli e delle nostre famiglie. Qualcuno ne ha mai parlato?

Spartire la Torta

E cosa dire dell’indegno balletto di nomi e personaggi per dare un responsabile alla gestione dell’emergenza in Calabria? Che dire dei milioni di euro spesi per creare in Campania strutture anti-Covid, tecnicamente dotatissime, lasciate poi inutilizzate a marcire? Che dire del V-Day dei vaccini, in pochi giornali diventato una clamorosa débâcle mediatica?

Qualcuno ha letto in televisione il bugiardino del primo vaccino (Comirnaty)? Qualcuno ha fatto presente che, correttamente, l’azienda produttrice scrive che non se ne conoscono né gli effetti genetici né quelli sulla lunga distanza? Perché allora un presidente della Repubblica si scomoda a proporre la vaccinazione come un dovere civico, dimenticando il diritto all’autodeterminazione sanitaria, soprattutto quando, come accade ora, nessuno ha spiegato chi è responsabile in ultima istanza nel caso di risarcimenti?

In mezzo a tutto questo, siamo alla vigilia di una crisi di governo dovuta ad un semplice fatto: stanno per arrivare miliardi di euro, che l’Unione Europea prende a prestito dalla finanza internazionale. Cifre di quest’ordine di grandezza rappresentano la base finanziaria per assicurare il potere a questa classe dirigente per i prossimi venti anni – poco importa se indebitando gli Italiani per i prossimi trenta (e più) anni.

La torta è enorme, questo è il punto. Ed è questa la ragione per cui un partitino artificiale ben sostenuto dai poteri forti, un partitino che non arriva al tre per cento, sta cercando di imporsi, per arrivare al controllo di questa torta. Il tutto, sia bene dirlo, escludendo elezioni in caso di crisi, ancora una volta…

Partitocrazia Autoritaria

Già, perché la nostra democrazia è oramai una partitocrazia autoritaria, nella quale una ristretta oligarchia di personaggi, espressione congiunta del mondo massonico, cattolico e atlantico, è abilitata alla gestione del potere: sia esso politico, economico o culturale. Il loro primario strumento di lavoro sul piano politico sono proprio questi partiti: anche quelli che cominciavano con i più roboanti proclami, non appena raggiungono la stanza dei bottoni, devono accettare le regole. È successo ai comunisti, succede ai pentastellati.

Le regole vere non sono mai state quelle della Costituzione: sono quelle dettate dai centri del potere reale che ho appena nominato. Tutto il resto è fumo negli occhi ai cittadini.

Qualcuno ha sentito più parlare dello scandalo del Consiglio Superiore della Magistratura, uno dei cardini nella separazione dei poteri in democrazia? Qualcuno ha saputo qualcosa della trattativa Stato-Mafia, che mina alla base la credibilità di un sistema politico? Si sta per caso parlando di cosa è venuto fuori sulla strage di Bologna (1980), i cui mandanti erano nello Stato, non fuori, non contro?

Direte: roba vecchia, pensiamo al Covid. No, questo è l’errore.

Per capire cosa sta succedendo anche ora in Italia dobbiamo andare alla radice di come opera questo sistema, dove i partiti non rappresentano più la volontà popolare, sono conventicole di affaristi, dove si intrufola chiunque vuole soldi e potere, pronto a prostituirsi a uno, due o a tutti i veri padroni del vapore.

Svegliati Italia!

Per questo gli Italiani dovrebbero svegliarsi dal lungo sonno che ha tolto loro la possibilità di costruire liberamente il proprio futuro: il futuro è stato lasciato nelle mani di queste conventicole, cui non interessa cosa sia stata, cosa sia, cosa potrebbe essere l’Italia – se lo volesse.

Cosa si potrebbe fare lo abbiamo accennato il 31 dicembre 2019. Partire dalla base del Paese, a livello locale; non votando più per questi partiti; costruendo consulte delle attività economiche, paritetiche, in cui siano presenti imprese, lavoratori, consumatori, professionisti; affrontando lì le questioni tecniche che si presentano e cercando soluzioni sul campo.

Cominciando a lavorare per una riforma strutturale dello Stato, con la quale ridurre il potere dei partiti, potenziare l’autonomia regolativa delle realtà produttive, creare le condizioni per una cultura libera da baronaggi e da condizionamenti politici.

Occorre pensare in modo diverso, disegnare un’organizzazione diversa del Paese, valorizzare le sue fondamenta storiche, che ne testimoniano potenzialità e grandezza.

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