Emergono le responsabilità politiche nell’emergenza Covid-19 in Italia

Il nostro giornale on line aveva già avuto modo di sottolineare l’evidente impreparazione dell’Italia al momento dell’insorgere della pandemia Covid-19, in particolare in merito alla carenza di un idoneo piano di emergenza.

Lo studio del prof. Lunelli: inadempienze gravissime

Ci siamo anche permessi di evidenziare come in realtà fossero a disposizione dei decisori politici italiani autorevoli studi che indicavano i principali rischi emersi dall’analisi dei precedenti casi di epidemie a larga diffusione.

Ci sorprendevamo del fatto che di essi non si fosse tenuto conto nella pianificazione cui i governi italiani erano tenuti.

Dobbiamo dire che queste nostre osservazioni, basate sul semplice buon senso, non essendo noi degli specialisti, sono ora confermate con estrema autorevolezza ed oggettività in un documento che parla da solo, a firma di un alto ufficiale italiano oggi in pensione, Pier Paolo Lunelli, che ha ricoperto incarichi di grande importanza e prestigio in Italia ed all’estero: per le sue qualificazioni, non possiamo che considerarlo uno specialista di queste problematiche.

Ci limitiamo qui di seguito a riportare alcuni brani testuali dalla sintesi dell’importante studio del gen. prof. Pier Paolo Lunelli, che è possibile poi scaricare integralmente alla fine del testo riportato.

Quanto egli afferma ci sembra di tale gravità che, in altri Paesi, dovrebbe comportare la messa sotto inchiesta di un’intera classe dirigente.

In altra sede, l’Autore ha anche osservato che, in presenza di un’idonea preparazione, le vittime in Italia anziché 35mila avrebbero potuto essere contenute forse in 6mila. Anche questo un dato che non necessita di commenti ulteriori.

«L’Italia – in compagnia con Spagna e Belgio con le quali condivide un altissimo tasso di mortalità per COVID-19 (a metà giugno, rispettivamente 568, 580 e 833 decessi per milione di abitanti, a fronte di 106 per la Germania e 220 per la Svizzera) – possiede un piano nazionale obsoleto, inadeguato e incoerente sia con le linee guida della Commissione Europea (nov. 2005 e gen. 2009), sia con le Decisioni del Parlamento europeo del 2013, sia con le linee guida dell’OMS (mag. 2017, gen. 2018, mar. 2018, giu. 2018, set. 2018), sia con quelle del Centro europeo di prevenzione delle malattie (nov. 2017).

L’omissione nel dare seguito alle suddette linee guida, finalizzate a redigere un’efficace pianificazione di emergenza a tutti i livelli per fronteggiare una pandemia e mitigarne le conseguenze – ha reso l’Italia disarmata e indifesa di fronte alla minaccia del COVID-19 che è dilagata nel nord del Paese.

La grave sottovalutazione del problema emergenziale da parte dell’organo competente ha costretto il Governo ad accentrare tutte le decisioni, anche quelle minute, operando per mezzo di una reiterata decretazione di emergenza di migliaia di pagine che la presenza di una pianificazione dettagliata ed aggiornata avrebbe sicuramente contenuto.

L’epidemia da COVID-19 in Europa è per tutti una tragedia annunciata. Ma per il nostro Paese è diventata una sciagura doppia. Affrontare una pandemia privi di validi piani, con insufficienti capacità in terapia intensiva e scarse scorte di dispositivi di protezione sanitaria è come voler guidare un autobus in una strada di montagna nel mezzo di un’improvvisa e forte nevicata privi di catene da neve a bordo.

L’indice internazionale della capacità di fronteggiare un’emergenza pandemica (Emergency Response Operations Capability) relegava l’Italia al 126° posto nel mondo, tra i 195 Paesi con popolazione superiore a 5 milioni di abitanti, e al 59° posto nella qualità della pianificazione di emergenza (Emergency Preparedness and Response Planning).

Sulla base di quanto detto, a parere dell’autore, affiorano gravi responsabilità del Ministero della Salute, che ha omesso di aggiornare il proprio piano pandemico – nonostante i numerosi campanelli di allarme che hanno suonato nel 2005, 2009, 2013, 2017 e 2018 – cosa che non ha consentito alle regioni italiane e alle Aziende Sanitarie nazionali di fare altrettanto al loro livello.

Numerosi sono gli indicatori di una grave sottovalutazione del rischio pandemico da parte delle autorità nazionali e dell’inadeguatezza del piano predisposto allo scopo.

Quest’ultimo non contiene data e numero di edizione, la data proposta non sembra essere quella del 2016, manca la bibliografia, non è basato su scenari e ipotesi di pianificazione, non vi è traccia di liste di controllo, non è delineata una chiara struttura di coordinamento, comando e controllo, nel momento critico la responsabilità è passata alla protezione civile che non possiede background sulle pandemie, appare più una bozza di lavoro piuttosto che un piano, la versione inglese è diversa da quella italiana, non è stata eseguita alcuna esercitazione per validarlo.

Questo piano, difatti, non è poi stato implementato poiché sembra sia stato sostituito, a gennaio 2020,da un nuovo documento tuttora stranamente “secretato”.»

Classe dirigente e Stato

Ci permettiamo solo di aggiungere brevissime osservazioni:

– la secretazione di un documento di questo tipo è un vero assurdo sia sul piano tecnico-giuridico che psicologico: non si comprende infatti perché i cittadini non possano sapere come il loro Stato intende operare nell’interesse della collettività. Il sospetto è oggi che non lo si voglia far conoscere proprio per non “rivelare” quanto non è stato fatto in passato.

– questo permanente segreto stride con il bombardamento mediatico che è stato svolto e continua ad essere svolto sul tema della pandemia: che credibilità assumono le parole di uno Stato che nasconde le proprie inadempienze pregresse e quanto sta oggi pianificando?

– se è pacifica la grave inadempienza del Ministero della Salute, inadempienti sono pure tutti i governi che in questi anni non si sono curati di esigere la stesura di un simile documento, pure in presenza di eventi e scenari che da anni parlano di rischio pandemie, in un mondo sempre più fortemente globalizzato.

– balza agli occhi l’assurdità di sottoporre le aziende private, le scuole e le altre strutture operative italiane a un’infinita serie di adempimenti burocratici ed obblighi operativi in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, quando poi si viene ad apprendere che lo Stato ha omesso di affrontare una questione di sicurezza collettiva ben più grave ed estesa.

– non si può non sottolineare che ancora il 20 agosto scorso, una ministra della Repubblica, a domanda di giornalisti nemmeno particolarmente aggressivi, dopo avere affermato che la riapertura delle scuole è una «emergenza nazionale», si è trincerata dietro il fatto che ancora «è in bozza» il documento tecnico relativo alla riapertura delle scuole: un evento che, ricordiamo, non avviene come ovunque sostiene il 14 settembre, bensì il 1° settembre, data in cui tutto il personale della scuola deve presentarsi in servizio negli istituti cui è assegnato, vuoi come docente o personale ausiliario!

Questi elementi nel loro insieme dovrebbero essere presi in seria considerazione dai cittadini italiani, a dimostrazione dell’incapacità strutturale di un’intera classe dirigente, sia tecnica che politica, che, perseguendo prioritariamente i propri interessi di partito, ha smarrito sia il concetto base di comunità nazionale che il senso dello Stato come servitore dei cittadini dei quali dovrebbe incarnare l’unità di intenti ed il bene comune.

documenti:
Gen. Prof. Piero Paolo Lunelli, COVID-19–VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ DELLA PIANIFICAZIONE ITALIANA PER FAR FRONTE A UNA PANDEMIA E CONFRONTO CON QUELLA DI ALTRI PAESI

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