Le domande di asilo nell’UE aumentano del 13% nel 2019

Per la prima volta dal 2015, le domande sono aumentate rispetto all’anno precedente. L’aumento non è stato in gran parte determinato dalla migrazione irregolare, ma piuttosto dalle domande provenienti da paesi con accesso senza visto a Schengen.

I dati dell’EASO

Più di 714mila domande sono state presentate nell’UE + nel 2019, con un aumento del 13% rispetto al 2018, quando erano state registrate meno di 635mila richieste. È la prima volta dal 2015 che ci sono state più domande rispetto all’anno precedente e ciò si è verificato nonostante la riduzione della migrazione irregolare verso l’Unione Europea.

Queste informazioni iniziali sono state rese pubbliche dall’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO) il 26 febbraio 2020 in una sintesi pubblica. Commentando il comunicato, la direttrice esecutiva dell’EASO, l’italiana Nina Gregori, ha dichiarato:

«I dati di oggi evidenziano che, mentre restiamo ben al di sotto della situazione di qualche anno fa, dobbiamo continuare a essere vigili, rafforzando le nostre procedure di asilo. Un sistema sostenibile, equo e a prova di crisi è necessario nell’Unione Europea. Per alimentare ulteriormente questo processo, il 26 giugno l’EASO pubblicherà la sua relazione annuale, che fornirà un quadro più dettagliato dello stato del sistema di asilo dell’UE e di dove è orientato».

I primi tre paesi di origine dei richiedenti sono stati la Siria (circa 72.000), l’Afghanistan (60.000) e il Venezuela (45.000). Gli afghani hanno chiesto asilo in numero molto maggiore rispetto ad un anno prima, così come i venezuelani, che hanno presentato più del doppio delle domande (circa 22.000 domande nel 2018).

È interessante notare che le domande provengono quindi nella grande maggioranza da aree di crisi politico-militare, in particolare dei conflitti oramai cronicizzatisi nel Medio Oriente allargato: le guerre in Afghanistan, che durano da praticamente quattro decenni, la guerra civile in Siria, iniziata nel 2011, nonostante l’evidente rafforzamento del potere del presidente Assad. Nel caso specifico dell’Afghanistan, poi, si tratta di un segno evidente del fallimento della politica di intervento occidentale rivolta alla “stabilizzazione democratica” del Paese.

Gran parte dell’aumento è giustificato dal gran numero di domande presentate dai richiedenti che sono esenti dall’obbligo del visto quando entrano nello spazio Schengen, il che spiega perché sono aumentate le domande di protezione internazionale ma sono diminuiti i rilevamenti di ingressi illegali alle frontiere esterne. Tali richiedenti senza visto provenivano principalmente dall’America Latina e includevano, oltre ai venezuelani, anche cittadini della Colombia, di El Salvador e dell’Honduras.

Meno decisioni positive sulle domande di protezione internazionale 

Il tasso di riconoscimento UE + nel 2019 si è attestato al 33%, il che significa che circa una decisione su tre ha concesso forme di protezione regolamentate dall’UE. I cittadini siriani (85%), yemeniti (82%) ed eritrei (81%) hanno avuto i più alti tassi di riconoscimento, mentre il numero di decisioni positive per i cittadini senza visto è stato generalmente estremamente basso.

Esempi di basso tasso di riconoscimento per i candidati esenti dal visto sono stati rilevati tra i cittadini dei Balcani occidentali, che vanno dall’1% per i macedoni del Nord al 6% per gli albanesi. Anche i tassi di riconoscimento per venezuelani (al 5%) e colombiani (al 7%) sono stati bassi.

Alla fine di novembre 2019, c’erano più di 900mila casi in attesa di una decisione definitiva nell’UE allargata. La maggior parte di questi casi riguardava le autorità di primo grado in materia di asilo, rispetto a quelli concernenti la magistratura di appello. Alla fine dell’anno, oltre 540mila domande erano in attesa di una decisione di primo grado, con un aumento del 20% rispetto all’anno precedente.

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