La Questione Italiana

Negli oltre duemila articoli che clarissa.it ha pubblicato nella sua ormai lunga storia, ben pochi, come i lettori avranno notato, sono dedicati alla situazione politica interna dell’Italia.

Non si tratta di un vezzo antipolitico: semplicemente il taglio del nostro giornale è sempre stato quello di fornire riflessioni di prospettiva, quindi più ampie dell’attualità ordinaria.

Una crisi sistemica

Alla fine del 2019, tuttavia, pensiamo che possa essere necessario richiamare l’attenzione dei lettori su aspetti di fondo di quanto sta accadendo in Italia, che descrivono una crisi sistemica nella vita del nostro Paese.

Colpisce il fatto che le crisi politico-parlamentari si susseguano animate da una dialettica di potere i cui connotati sfuggono per la maggior parte al buon senso dei cittadini: in questo, purtroppo, i governi Conte-Salvini-Di Maio e poi Conte-Di Maio-Pd non pare si dimostrino diversi dai loro predecessori. Confermano al contrario l’antico dominio della partitocrazia sulla nostra democrazia.

Mentre infatti i partiti si accapigliavano su questioni come TAV, autonomie regionali, taglio dei parlamentari, nel nostro Paese abbiamo assistito ad una serie di eventi ed abbiamo allineato notizie che avrebbero dovuto far fare un salto sulla sedia non solo al comune cittadino, ma a maggior ragione a chi ha la responsabilità di questo Paese.

Ci limitiamo ad un elenco sintetico, senza poter entrare qui nel dettaglio di ognuna di queste vicende:

  • la sentenza del processo a Palermo sul caso Borsellino e sulla trattativa Stato-mafia, a chi anche solo la scorra sommariamente, evidenzia relazioni ai massimi livelli dello Stato con il mondo della criminalità organizzata, relazioni che gettano lunghe ombre sul funzionamento reale della nostra democrazia;
  • in un processo in corso in Calabria, passato del tutto inosservato ai media nazionali, un pentito di alto livello spiega che le stragi del 1993 furono gestite da un Consorzio (testuale) di tutte le mafie italiane riunite, in relazioine con un livello superiore di uomini dei servizi segreti italiani;
  • magistrati di Messina indagano tre giudici di Caltanissetta e tre agenti di polizia per presunti depistaggi sull’attentato allo stesso giudice Borsellino;
  • altre indagini giudiziarie hanno evidenziato rapporti quanto meno singolari di un alto ufficiale dei Carabinieri con personaggi della mafia – episodio quindi non risalente agli anni Novanta, ma assai più recente;
  • un altro alto ufficiale dei Carabinieri (che ha ricoperto delicati incarichi anche in ambito Nato) è indagato nell’ambito di una maxi-inchiesta contro la ‘ndrangheta calabrese che ha portato a oltre trecento arresti;
  • in diverse di queste indagini ricorre la presenza di logge massoniche, che fungerebbero da punto di incontro fra organizzazioni criminali e ambienti affaristici e istituzionali;
  • da un’altra indagine giudiziaria, si apprende che una massa di intercettazioni telefoniche operate per conto di autorità giudiziarie italiane è passata nella disponibilità di agenzie private, e forse anche di entità estere;
  • il Consiglio Superiore della Magistratura è stato attraversato da un tempesta di dimissioni e provvedimenti disciplinari a seguito dell’emergere di gravissimi episodi di interferenze (per usare un eufemismo) su attività giudiziarie in corso, nonché nel sistema delle nomine di alti magistrati, con indiscrezioni di stampa che sono arrivate a sfiorare la Presidenza della Repubblica: su tutto questo, dopo pochi giorni è sceso il più totale silenzio;
  • il giudice Guido Salvini, in un libro che documenta in modo impressionante quanto si poteva fare e non è stato fatto nelle indagini sulla strage di Piazza Fontana, di cui ricorre il cinquantenario, racconta come sempre il Consiglio Superiore della Magistratura abbia operato contro di lui, su impulso di un noto magistrato, impedendo in modo forse irrimediabile che si acquisissero nuovi e fondamentali elementi di prova;
  • aziende straniere, dopo avere definito accordi con le parti sociali ed col governo italiano, infrangono questi accordi, senza che nessuno sia in grado di reagire con la prontezza e la decisione necessarie: il caso Arcelor-Mittal sembra infatti affidato ad una trattativa la cui definizione appare del tutto incerta e dalla tempistica indefinibile, mentre è a rischio un settore strategico per un Paese industriale, così come la vita economica e la salute pubblica di una intera città;
  • inchieste giudiziarie e indagini giornalistiche indicano la crescente, capillare integrazione tra forme diverse di criminalità e grandi interessi economici nello sport, con un ruolo di alcune tifoserire calcicistiche che cominciano ad apparire come aree di reclutamento di una manovalanza violenta a disposizione di chiunque.
  • l’emigrazione di Italiani culturalmente e professionalmente qualificati ha raggiunto negli ultimi anni un livello del tutto eccezionale: secondo autorevoli stime, si tratterebbe di ben due milioni di persone, per lo più giovani;
  • viene certificata da Istat una storica inversione di tendenza demografica nella popolazione dell’Italia, che per la prima volta registra un calo netto di oltre duecentomila abitanti;
  • fenomeni  come la strage di Corinaldo rivelano un altissimo livello di anomia sociale presso i nostri giovanissimi, situazione confermata da una miriade di episodi a dir poco sconcertanti che sono ampiamente diffusi nelle nostre scuole, a evidenziare la crisi di un sistema scolastico che è stata ben sintetizzata nel pregevole saggio di Ernesto Galli Della Loggia, Aule vuote, pubblicato lo scorso giugno: siamo dunque in presenza di una crisi generazionale che non dovrebbe lasciare indifferenti quanti guardano al futuro.

Gli elementi della Questione Italiana

Sono questi numerosi elementi, semplicemente tratti dalla veloce lettura delle cronache nel corso dell’ultimo anno. Senza quindi bisogno di aggiungere aspetti divenuti cronicamente critici per la vita del nostro Paese: sanità, giustizia, fiscalità, sistema bancario, difficoltà della piccola e media impresa, dell’agricoltura – vale a dire delle componenti essenziali per il sano funzionamento di una moderna società organizzata.

Questi elementi paiono sufficienti ad indicare che la crisi attuale è una crisi di sistema per la quale occorre porsi finalmente la Questione Italiana, cosa che i partiti non sembrano né pronti né interessati a fare, persi come sono dietro la conquista o la conservazione del loro potere: un potere che essi dimostrano poi di non saper gestire con spirito di servizio nell’interesse superiore dell’Italia.

Questione Italiana significa in breve affrontare tre ordini di questioni.

La prima riguarda l’identità culturale-spirituale dell’Italia, rispetto al contesto della cosiddetta “cultura occidentale” ed alle sue espressioni nel mondo della scuola, della scienza, dell’arte. È questione di cui sembra nessuno si occupi, a parte quando la cultura serve per attirare turisti o creare eventi mediatici, vale a dire per fare cassa. Eppure è questo il punto di partenza, senza il quale non possiamo definire né il nostro rapporto con l’Europa, né rispetto alle forze intorno a noi, dal mondo islamico, alle forze storiche che stanno rapidamente crescendo in Asia. Se non comprendiamo il senso dell’intera vicenda culturale italiana, non potremo mai in realtà capire che direzione la nostra collettività nazionale, il nostro popolo, possano assumere. Partendo dal concetto, che per noi va da sé, che ogni popolo ha una missione da svolgere nel consesso di tutti i popoli, oggi ancor più strettamente collegati dai processi della cosiddetta globalizzazione.

La seconda riguarda la funzione ed il ruolo dello Stato, vale a dire dell’ordinamento politico-amministrativo, qual presidio dei diritti riconosciuti a tutti i cittadini. È qui evidente che lo spazio che entro lo Stato repubblicano hanno assunto, fin dalla sua costituzione, i partiti politici ha assunto un carattere irrimediabilmente patologico. Tanto più gravemente in quanto, con il progressivo dissolversi dalla presa delle ideologie di massa del XX secolo, i partiti hanno perso qualsivoglia relazione vuoi con ideali superiori vuoi con la realtà della vita associativa nazionale. Essi si sono trasformati da lungo tempo in comitati d’affari, aperti quindi a tutte le possibili forme di condizionamento, in particolare da parte di poteri non democraticamente controllabili (finanziari, criminali, internazionali) che intendono influenzare la politica italiana nell’ambito di strategie che nulla hanno a che vedere con gli interessi reali dell’Italia.

La terza riguarda le attività economiche: non è da oggi che il sistema del liberal-capitalismo mostra le sue inefficienze ed iniquità. Esso tuttavia, al seguito dell’egemonia mondiale anglo-sassone, domina come modello di organizzazione economica di riferimento, impostosi a livello globale. La penetrazione dell’economia liberal-capitalista e dei suoi valori in tutti gli ambiti della società, da quelli culturali a quelli politici, comporta una distorsione dei principi cardine di una sana organizzazione sociale: tutto essendo concepito in termini aziendalistici, ad esempio, nella scuola, nella sanità, nelle forze armate – il metro di valutazione assunto, teoricamente il profitto, risulta distorsivo della funzione collettiva di questi servizi. In tal modo il lavoro, sempre più considerato merce, perde la sua centralità sociale: nella logica del puro profitto, il divario retributivo, per fare il più banale degli esempi, fra alti dirigenti e lavoratori arriva, secondo dati recenti, ad un rapporto di 183 a 1.

Una classe dirigente alternativa

Per affrontare queste patologie dell’organismo sociale nazionale, il punto di partenza non può che essere quello della formazione di una classe dirigente di ricambio, che abbia chiara la percezione della Questione Italiana e che intenda adottare punti di vista radicalmente diversi per affrontarla.

Una classe dirigente per il futuro non si forma in pochi mesi, e non la si forma certo attraverso la politica come essa è ora vissuta nel nostro sistema-Paese: essa è il frutto di un processo di formazione culturale, ideale e morale che richiede tempi lunghi e impegno di decine di persone.

Che non possa essere altrimenti lo dimostrano gli ultimi venti anni, nei quali le forze che si sono proclamate portatrici del nuovo nel giro di pochi mesi, giunte alla stanza dei bottoni, si sono prontamente adeguate al tipo di potere a loro disposizione, abbandonando in nome della convenienza qualsiasi spinta ideale e intento di cambiamento.

È anche il caso di aggiungere che una classe dirigente non la si forma raccogliendo la gente nelle piazze né intervenendo ai talk show televisivi: poiché è da tempo evidente che i media, per raggiungere i risultati economici dei quale vivono, non possono che operare per inglobare qualsiasi seria opposizione, curvandola alle esigenze della conservazione del sistema esistente.

Clarissa.it continua dunque il suo percorso, cercando di fornire indicazioni al cambiamento che possano alimentare, nel nostro piccolo, la nascita e la formazione degli Italiani del futuro, di cui il nostro Paese ha estremo bisogno. Essi dovranno avere chiara nozione dell’identità italiana nel contesto globale; della necessità della sua reale indipendenza e della sua piena sovranità; della sua possibilità di proporre all’Europa ed al mondo modelli innovativi di organizzazione sociale, le cui radici sono ancora vive nella continuità della nostra storia.

Il nostro augurio, alla fine del 2019, è che già il 2020 possa segnare la nascita di questo futuro.

 

 

 

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