Lo scoppio della Seconda guerra mondiale secondo la Russia di Putin

Pubblichiamo la traduzione di un intervento che l’ambasciatore russo in Israele, Anatoly Victorov, ha scritto per un autorevole quotidiano di quel Paese, in quanto ci sembra assai interessante l’interpretazione delle cause del patto russo-tedesco, che permise alla Germania l’attacco alla Polonia: sia perché essa mette seriamente in discussione taluni dei presupposti della vulgata corrente in Occidente sullo scoppio della Seconda guerra mondiale, sia per gli evidenti collegamenti con la situazione dei rapporti fra Russia di Putin e Occidente oggi.

Non esprimiamo in questa sede né considerazioni storiche sulle affermazioni del diplomatico russo, né interpretazioni del perché egli abbia pubblicato questo articolo su un giornale di Israele in questo momento.

Il patto di Monaco visto dalla Russia di Putin

Si sta avvicinando l’80° anniversario dello scoppio della seconda guerra mondiale. Purtroppo, oggi si può notare che sta guadagnando slancio una campagna di propaganda politicizzata che assegna pari responsabilità per questa catastrofe globale alla Germania nazista ed all’Unione Sovietica. Il suo obiettivo finale è quello di diffamare la Russia moderna e mettere in discussione la legittimità del suo ruolo negli affari internazionali come membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Al fine di ottenere un quadro imparziale delle vere cause e delle responsabilità del conflitto più sanguinoso della storia umana, suggerisco di dare un’occhiata più da vicino al periodo seguito all’accordo di Monaco sulla divisione della Cecoslovacchia, firmato da Gran Bretagna, Germania, Italia e Francia il 29-30 settembre 1938.

L’accordo di Monaco ha segnato il culmine della politica di pacificazione con Hitler condotta da Londra e Parigi negli anni ’30, mentre aumentava l’isolamento internazionale dell’URSS, in particolare tenendo conto dei patti di non aggressione firmati, sia dalla Gran Bretagna che dalla Francia, con la Germania nazista (rispettivamente il 30 settembre ed il 6 dicembre 1938). Tuttavia, il governo sovietico era ansioso di istituire un sistema di sicurezza collettiva in Europa insieme a inglesi e francesi, al fine di reagire contro la Germania nazista.

Falliscono le trattative fra Urss, Francia e Gran Bretagna

Fino alla seconda metà di agosto del 1939, si tennero negoziati trilaterali anglo-franco-sovietici. Il progetto di accordo proposto dall’URSS richiedeva l’assistenza militare immediata da parte della Gran Bretagna e della Francia in caso di attacco nazista. Tuttavia, Londra e Parigi hanno proseguito per la loro strada. I negoziati venivano ritardati da infiniti emendamenti, discussioni inverosimili sulla definizione di aggressione tedesca “indiretta” e “diretta”. La rottura dei colloqui fu il risultato finale.

Ora, ottanta anni dopo, si può giungere ad una conclusione inequivocabile: fu questa impostazione britannica e francese nei confronti dei negoziati, considerati come uno strumento di pressione per raggiungere l’ennesimo compromesso con la Germania, a portare ad un tale fallimento.

Il disastroso esito fu anche causato da contatti anglo-tedeschi segreti di cui l’URSS era a conoscenza dato che riceveva informazioni dettagliate dalla propria intelligence. La Gran Bretagna offrì a Hitler un accordo a spese della Polonia. Il 22-23 agosto 1939, Hermann Göring aveva in programma di visitare Londra.

Le responsabilità della Polonia

La rottura finale dei negoziati trilaterali è stata alimentata dal fattore polacco. Mosca procedette dal presupposto che accordi per la sicurezza collettiva in Europa avrebbero avuto senso solo se vi avesse preso parte Varsavia. I rappresentanti sovietici tentarono di convincere i loro alleati, soprattutto con la visita del Vice commissario per gli Affari Esteri, il vicepresidente agli Esteri Potemkin, in Polonia, il 10 maggio, ma senza risultato.

L’atteggiamento anti-sovietico, e persino russofobo, dei circoli al potere in Polonia, pronti a negoziare con qualsiasi paese tranne l’Unione Sovietica, ha avuto un ruolo importante. Nonostante il fatto che l’esistenza di uno stato polacco indipendente, che aveva separato l’URSS dalla Germania nazista, e quindi escluso un’aggressione tedesca diretta, avrebbe potuto essere l’opzione migliore per Mosca, alla fine, la posizione miope di Varsavia ha predeterminato lo sviluppo degli avvenimenti secondo lo scenario ben noto.

Il patto Molotov-Ribbentrop, un passo obbligato?

Nelle condizioni esistenti all’inizio di agosto, la leadership sovietica accettò di iniziare i negoziati con la Germania. Il patto di non aggressione tra Germania e URSS si rivelò una dura necessità per l’Unione Sovietica. Questa decisione fu adottata solo quando l’inutilità dei negoziati trilaterali con gli inglesi ed i francesi risultò del tutto evidente, e la possibilità di riavvicinamento tra Londra, Parigi e Berlino su una base antisovietica si fece sempre più reale.

È inoltre necessario tenere conto del fattore giapponese. Persistevano tensioni militari nei rapporti tra Mosca e Tokyo. L’URSS non poteva permettersi di fare la guerra su due fronti: in Oriente con il Giappone e in Occidente con la Germania.

Mentre l’accordo di Monaco del 1938 consentì di massacrare un intero paese in Europa – la Cecoslovacchia – e la sua popolazione, compresi gli ebrei, che furono sottoposti a esecuzioni di massa, il patto di non aggressione sovietico-tedesco del 23 agosto 1939, al contrario, sottrasse vaste aree dell’odierna Ucraina e Bielorussia alla sfera d’influenza tedesca.

All’indomani degli eventi del settembre 1939, il famoso statista britannico D. Lloyd George sottolineò quanto segue: “L’URSS ha occupato territori che non erano polacchi, ma che erano stati occupati dalla Polonia dopo la prima guerra mondiale (…) Sarebbe una follia mettere l’invasione russa sullo stesso piano dell’invasione tedesca”.

Non meno significativa è l’affermazione di Winston Churchill: “A favore dei sovietici, bisogna dire che era vitale per l’Unione Sovietica spingere le posizioni iniziali delle armate tedesche per quanto possibile verso Occidente, in modo che i russi guadagnassero tempo e potessero radunare forze da tutto il loro colossale impero (…) Se la loro politica era freddamente prudente, in quel momento era tuttavia assai realistica”.

Credo che qualsiasi evento del passato debba essere considerato nel contesto di un’epoca particolare. Dopo che Hitler era giunto al potere, per un lungo periodo di tempo l’URSS rimase l’unica potenza ad insistere per unire gli sforzi dei Paesi europei al fine di mantenere la pace.

Per Hitler, che usò i principi del nazismo come base della sua politica e pianificò lo sterminio di Ebrei, Zingari e Slavi, l’internazionalismo sovietico sembrò essere il male assoluto e l’Unione Sovietica fu percepita come il principale nemico del Terzo Reich.

 

fonte originale (in inglese): https://www.jpost.com/International/On-the-80th-anniversary-of-the-outbreak-of-World-War-II-600157

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