Chi soffia sul fuoco in Medio Oriente? Lo strano caso di Fujairah

Per puro caso domenica mattina, 12 maggio, stavamo lavorando su internet quando abbiamo letto la notizia di una serie di esplosioni avvenute nel porto di Fujairah, di rilevante importanza per il traffico mondiale del petrolio, situato in uno degli staterelli che compongono gli Emirati Arabi Uniti, nel Golfo Persico.

La polveriera mediorientale

Occupandoci di Medio Oriente da diverso tempo, la notizia meritava attenzione e abbiamo quindi cominciato a monitorarla. Le notizie di stampa più dettagliate venivano da Russia, Iran e Libano: si diceva addirittura che velivoli da guerra francesi e Usa avevano sorvolato le petroliere in fiamme nel corso dell’incidente.

Un dispaccio proveniente dall’Iran dava notizia della cancellazione di molti voli di linea in direzione degli Emirati Arabi Uniti, mostrando addirittura l’immagine dello schermo dell’aeroporto con la cancellazione dei voli.

Nel giro di qualche ora, tuttavia, la stessa autorità portuale di Fujiriah smentiva la notizia, assicurando che tutto era regolare nell’attività del porto. A questa, facevano seguito le smentite di altre agenzie di stampa: un sito addirittura segnalava che le foto in circolazione sul web per documentare questa notizia sarebbero state un falso, risalente ad un incidente avvenuto alcuni anni fa.

Abbiamo tirato un sospiro di sollievo, perché ragioni di preoccupazione sulla situazione mediorientale in questi giorni non mancano: la decisione Usa di uscire dall’accordo internazionale con l’Iran; l’improvviso volo del segretario di Stato Usa Mike Pompeo in Iraq, cancellando un incontro con la cancelliera tedesca Merkel; la gravissima situazione nella striscia di Gaza e in Israele; l’annuncio lo scorso 8 maggio da parte iraniana della riduzione dei suoi impegni all’interno dell’accordo sul nucleare iraniano sottoscritto nel 2015 Cina, Francia, Regno Unito, Russia, Turchia, Stati Uniti e Germania.

Gli Usa rafforzano il loro schieramento militare?

La settimana scorsa, poi, gli Stati Uniti sembra abbiano trasformato il normale avvicendamento delle loro forze aero-navali nel Golfo Persico in quello che potrebbe risultare un consistente rafforzamento della loro presenza militare.

Infatti l’11 maggio scorso il Jerusalem Post dettagliava come segue le unità in corso di movimentazione verso le coste dell’Iran. La USS Arlington, 24000 tonnellate, classe San Antonio, nave da trasporto truppe anfibio, che porta 800 uomini e decine di veicoli militari, si posizionava nel Golfo Persico con il Kearsarge Amphibious Ready Group, che anche consta della 22nd Marine Expeditionary Unit, della nave da trasporto USS Fort McHenry, di uno squadrone di elicotteri, di una squadra aerea tattica e di un gruppo navale da sbarco.

Il cacciatorpediniere USS McFaul e la nave portamunizioini USNS Alan Shepard avrebbero attraversato lo Stretto di Hormuz lo scorso 7 maggio, dopo avere attraversato il Mar Rosso in aprile.

Un altro gruppo di attacco, guidato dalla portaerei USS Abraham Lincoln, che comprende anche l’incrociatore lanciamissili USS Leyte Gulf ed alcune cacciatorpediniere, ha poi attraversato il Canale di Suez sabato, in rotta sempre verso l’Oceano Indiano.

Sul piano delle forze aeree, due bombardieri B-52 del 20th Bomb Squadron sarebbero atterrati in Qatar il 9 maggio, partendo dalla base aerea di Barksdale in Luisiana, dopo essere stati riforniti in volo. A metà aprile, un numero imprecisato di F-35, della 388th Fighter Wing e della 419th Fighter Wing della riserva USAF, sarebbero stati spostati negli Emirati Arabi Uniti.

Che cosa è accaduto o doveva accadere a Fujairah?

Molti osservatori occidentali hanno commentato queste movimentazioni sostanzialmente come una pressione politica, non considerandoli atti preparatori di un attacco.

Ci è sembrato però il caso di evidenziare la pericolosità della situazione quando, poco fa, abbiamo letto, non senza un certo stupore, che invece la notizia che l’attacco a quattro (cinque o sette, secondo altre fonti) petroliere di diverse nazionalità sarebbe effettivamente avvenuto domenica 12.

La ripresa di questa notizia, in termini sempre molto vaghi, si collega alle contemporanee accuse dell’Arabia Saudita all’Iran in merito ad attentati che, utilizzando droni di fabbricazione iraniana, sarebbero stati effettuati contro oleodotti sauditi da parte dei guerriglieri Houti, una delle fazioni della guerra civile in corso nello Yemen, nel quale una coalizione a guida saudita, nel generale disintesse occidentale, è intervenuta nel 2015, in un conflitto che ha già provocato oltre 4mila di vittime civili e migliaia di bombardamenti.

Per quale ragione le notizie dell’attacco al porto di Fujairah sono state prima smentite e poi confermate? Chi intende accendere il fuoco nella polveriera mediorientale?

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