Usa-Cina sul caso Huawei: l’imbarazzo dell’Europa

Il Segretario di stato americano Mike Pompeo ha affermato con chiarezza che gli Stati Uniti non intendono rilasciare più informazioni riservate ai Paesi che utilizzano apparecchiature Huawei nelle loro reti dati.

Un ultimatum agli alleati europei

Pompeo ha dichiarato a Fox Business che persino gli alleati che utilizzano l’attrezzatura del fornitore cinese nei loro sistemi informativi strategici non saranno più considerati idonei a ricevere informazioni confidenziali, nel timore che le loro apparecchiature possano essere intercettate, favorendo il lavoro di intelligence da parte della Repubblica Popolare Cinese.

Le dichiarazioni sono ovviamente rivolte in modo particolare ai governi europei che, secondo gli Stati Uniti, non dovrebbero adottare dispositivi Huawei nelle loro reti telematiche. La reazione europea sembra per ora segnata da un evidente scetticismo. Il governo tedesco, ad esempio, ha affermato di stare valutando l’utilizzo di infrastrutture telematiche prodotte da Huawei, e che non ha finora riscontrato elementi che possano far pensare che il produttore cinese inserisca sistemi o codici che mettano a rischio la sicurezza dei dati: l’Unione Europea sembra sia dello stesso avviso.

Il Regno Unito sta a sua volta studiando il codice sorgente e la complessa documentazione tecnica fornita da Huawei, e dovrebbe presto riferire sulle relative caratteristiche dal punto di vista della sicurezza, pur avendo già sollevato delle osservazioni su alcuni difetti che essa presenterebbe: pare quindi pronta ad allinearsi ai desiderata americani.

Il timore degli Stati Uniti è che gli stretti legami di Huawei con il governo di Pechino abbiano spinto il colosso delle tecnologiche informatiche a utilizzare switch e gateway di rete che consentono a intercettatori cinesi di monitorare le reti straniere e quindi di impadronirsi di segreti nazionali e industriali.

Dato che molti Paesi stanno prendendo in considerazioni i sistemi Huawei per costruire le loro reti trasmissione dati, in particolare per realizzare la copertura del traffico 5G, il governo degli Stati Uniti teme che la Cina possa arrivare ad intercettare e monitorare il traffico di rete e le telecomunicazioni in tutto il mondo.

La posta in gioco: intercettare il mondo

È abbastanza evidente che è in questione appunto il monopolio delle intercettazioni delle telecomunicazioni a livello globale, un monopolio che gli Stati Uniti detengono dalla fine della Seconda Guerra mondiale, quando organizzarono efficacemente la rete degli alleati anglo-sassoni UKUSA (comprendente Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Canada, Nuova Zelanda), la cui attività è stata descritta in dettaglio, ad esempio, nell’efficace studio di Patrick Radden Keefe sulla celeberrima rete di intercettazione mondiale Echelon 1.

Un tema che suscitò per alcune settimane forti polemiche in Europa, quando nel 2000 emersero per la prima volta prove inconfutabili che gli Stati Uniti spiano regolarmente non solo i potenziali avversari ma anche i propri più stretti e storici alleati.

La partita in corso è dunque strategicamente rilevante nella competizione fra Stati Uniti e Cina, ed arriva a investire anche la politica estera nordamericana in aree critiche, come la situazione in Medio Oriente: basti ricordare che l’arresto a dicembre del CFO di Huawei, Meng Wanzhou, ha avuto origine dall’accusa verso la sua compagnia di eludere le sanzioni commerciali statunitensi contro l’Iran.

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Note
  1. Patrick Radden Keefe, Intercettare il mondo. Echelon e il controllo globale, 2006