Paura della rivoluzione in Gran Bretagna, Glasgow 29 gennaio 1919

Troppo spesso siamo abituati a pensare che i conflitti sociali alla fine della Grande Guerra abbiano interessato solo l’Europa Centrale ed Orientale, e non le democrazie occidentali. Quello che avvenne a Glasgow in Scozia, a partire dal 29 gennaio 1919, dimostra il contrario.

Gli operai chiedono la giornata di 40 ore

Oltre 40mila lavoratori, poi saliti a 60mila, scesero in piazza richiedendo la riduzione della settimana lavorativa dalle ben 57 ore di allora a 40, senza riduzione del salario: una richiesta che oggi ci sembra del tutto ragionevole, e che all’epoca era motivata anche dalla pressante necessità di dare spazio all’enorme numero di soldati di cui era in corso la smobilitazione. Lo sciopero si era diffuso in tutta la regione, vedendo anche la partecipazione di oltre 30mila minatori nel Lanarkshire e nello Stirlingshire.

È interessante leggere come la protesta venne affrontata al massimo livello politico, quello del War Cabinet, che ancora rappresentava il vertice della nazione: i suoi componenti, tra cui molti nomi destinati a diventare celebri, guardarono con particolare preoccupazione alla protesta di Glasgow, come sintomo di una bolscevizzazione delle masse operaie, al punto da predisporre l’intervento dell’esercito, che in teoria era consentito solo se fosse stata proclamata la legge marziale.

Il War Cabinet si riunì alle tre post-meridiane del 30 gennaio 1919, a seguito di un telegramma inviato dal Lord Prevost di Glasgow (una sorta di prefetto), che informava delle trattative in corso con gli undici rappresentanti dei lavoratori in sciopero, chiedendo istruzioni. Il governo rispose di considerarsi estraneo alle trattative fra lavoratori e datori di lavoro, in quanto un suo intervento “avrebbe distrutto la collaborazione fra datori di lavoro e lavoratori, su cui si basa la pace industriale (industrial peace)”. Nella discussione, fu fatto anche notare che un accordo pare fosse stato raggiunto, nei settori navali e delle costruzioni, per una riduzione a 47 ore.

La linea di Winston Churchill

Interessante la linea suggerita da Winston Churchill, come riportata nei verbali della seduta: “A Liverpool ci sono già stati scontri con vittime e questa situazione è andata avanti per sei settimane, dopo le quali si è arrivati ad un accordo. La situazione attuale a Glasgow andava montando da lungo tempo. Ma la gente ostile è una minoranza, per cui a suo parere si deve arrivare ad uno scontro, per risanare il clima. Dovremmo stare bene attenti ad avere una seria provocazione prima di adottare misure forti. Operando in maniera inizialmente morbida otterremo il sostegno di cui abbiamo bisogno da parte della nazione, e a qual punto l’esercito potrà essere usato più efficacemente. Il momento di impiegarlo non è ancora arrivato. Nel frattempo il Defence of the Realm Act [normativa per l’ordine pubblico interno adottata nel periodo bellico] è ancora in vigore e i leader della rivolta possono esseri arrestati1.

Altri membri del Gabinetto di Guerra si dichiarano subito d’accordo con Churchill, e quindi si predisposero misure che prevedevano l’impiego di forze non solo di polizia ma anche dell’esercito.

L’indomani, venerdì 31 gennaio, mentre la delegazione degli scioperanti si incontrava con il Lord Prevost, una carica, a quanto pare immotivata, della polizia a colpi di bastone portò alle stelle il clima di tensione, e gli scioperanti furono in grado di respingere la polizia. I leader sindacali si precipitarono fuori del palazzo del Lord Prevost per tentare di riportare la calma, ma anche uno di essi venne duramente percosso. A questo punto gli incidenti si aggravarono, allargandosi al centro ed alla periferia della città, provocando numerosi feriti: si parlò quindi del Bloody Friday di Glasgow.

Arrivano i carri armati

Alla fine, proprio come auspicato da Churchill, furono impiegati ben 10mila soldati (avendo cura che non fossero scozzesi), mitragliatrici agli angoli della centrale George Square, principale teatro degli scontri: addirittura 6 carri armati medi Mark C (in origine destinati ad attaccare i Tedeschi sul Fronte Occidentale: nella foto sono “parcheggiati” nell’area del Saltmarket di Glasgow) sarebbero arrivati il 3 febbraio.

Anche se le truppe non furono direttamente impiegate, la loro presenza contribuì a riportare l’ordine, cosa che avvenne nell’arco di pochi giorni. Il 10 febbraio infatti lo sciopero ebbe termine, e i lavoratori ottennero le 47 ore di cui si era parlato nella seduta del War Cabinet. I leader della rivolta vennero processati ed alcuni di loro condannati a pene relativamente miti.

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Note
  1. Minutes of a Meeting of the War Cabinet held, at 10, Downing Street, S.W., on Thursday, January 30, 1919, at 3 P.M., 522, p. 4