Arriva il “Grande Fratello” e ha la faccia di George Soros

Che bello avere un fratellone ricco e filantropo che si preoccupa di noi: un Grande Fratello. Perché dover pensare con la nostra testa e cercare di capire dove sta la verità in questo caotico mondo? Perché dover fare delle scelte, rischiare di sbagliare o di far bene? Ci pensa lui, George, a vagliare cosa è vero e cosa no. Un giudizio divino totale, impensabile perfino nel cosiddetto “buio medioevo”.

Il pretesto è quello di combattere le fake news, le notizie bufala – che peraltro al novanta per cento sono generate e vendute da apposite agenzie di comunicazione internazionali, allo scopo di generare click e profitti per gli stessi magnati della comunicazione web e wocial che dicono di volerle combattere.
George Soros, noto “filantropo” ungherese con cittadinanza statunitense, il cui curriculum di attività a favore dell’umanità, dal Kossovo ai migranti, riempie pagine del Web, ha finanziato assieme a Pierre Omidyar, il fondatore di eBay, la creazione di un software in grado di smascherare le fake news. Il programma Full Fact permetterà di stabilire in tempo reale la veridicità delle notizie (ovviamente in base ai parametri decisi dal nostro benevolo e affidabile “fratellone coi soldi”).

Mevan Babakar, project manager del progetto a Londra, spiega: “Sempre più informazioni sbagliate vengono diffuse nel mondo e ciò che ci manca sono i mezzi per respingerle. È come cercare di costruire un sistema immunitario”. È da notare il lapsus freudiano: wrong – sbagliate; non fake o “false” – inventate, false.
Qualcuno, approfittando degli ultimi giorni in cui è ancora permesso esprimere un’opinione sul Web, perché il sistema è ancora in fase di sviluppo e comincerà a essere operativo a ottobre su Twitter, ha osato commentare che “si ha quasi l’impressione che in realtà, con tutta questa filantropia e amore per la verità, non si voglia invece mettere a tacere il dissenso verso il sistema politico ed economico attuale. Una maschera di umanitarismo condita con parole altisonanti, che spesso viene usata per schiacciare il dissenso”.

Che il problema fake news non sia esso stesso una bufala, sembrerebbe provarlo il fatto che, oltre alla citata Full Fact, finanziata da Soros e Omidyar, ci siano altre organizzazioni attive su questo fronte. Una si chiama International Fact-Checking Network (IFCN), che ha sottoscritto i principi del Fact-Checking Code redatto dal Poynter Institute, uno dei più importanti istituti giornalistici e analisi media del mondo. Il codice IFCN è stato accettato anche da Facebook, che attiverà un sistema di segnalazioni per gli utenti delle notizie ritenute false. Ma un impertinente Aaron Klein, famoso giornalista d’inchiesta, è andato a verificare chi finanzia il Poynter Institute: ebbene, tra i principali finanziatori dell’Istituto c’è l’onnipresente Open Society di George Soros, che non perde mai occasione di fare del bene all’umanità!

Come tutti i nuovi programmi, anche Full Fact di Soros avrà bisogno di cavie per essere sperimentato e perfezionato. All’inizio sarà uno strumento destinato, nella cosiddetta fascia alta di utilizzatori del Web, ai giornalisti inglesi (che controllano gran parte delle news che circolano nel mondo…) e nella fascia bassa degli utilizzatori di Facebook, tra i popoli africani di Kenia, Nigeria e Sud Africa. Mozilla, l’organizzazione no-profit che gestisce il browser Firefox, ha già sperimentato in Inghilterra il software di Soros durante un dibattito pubblico sulla Sanità al Parlamento inglese.

Qualcuno spera ancora che il vasto movimento d’opinione che ha sostenuto finora la libertà d’espressione sul Web alzi la voce contro questo tentativo di controllo dell’informazione. Magari uno come Jimmy Wales, il fondatore di Wikipedia… Niente da fare, sembra che un virus abbia colpito le menti di tutti. Anche lui sta progettando di lanciare un servizio, chiamato Wikitribune, per combattere le fake news.

Ci aspetta un futuro così Orwelliano che neppure George Orwell stesso avrebbe potuto immaginare. E ci chiediamo: “Ma chi avrà fino a oggi speso milioni di dollari per pagare agenzie dedite a scrivere, pubblicare e diffondere viralmente le bufale sul Web e sui social?”. Magari, scava scava, ci trovi dietro un Fratellone filantropo? Ma no, sarebbe una “Fake news”!

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